26 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Vince chi investe

Sochi 2014, Putin e l'Olimpo degli oligarchi

Come in ogni Olimpo che si rispetti c'è chi è stato ammesso in un secondo tempo e chi non è stato accettato. Ma il risultato è il funzionamento quasi perfetto dell'enorme carrozzone dei Giochi, capace di far guadagnare un posto al sole a chi ci ha investito

MOSCA - Con le Olimpiadi di Sochi 2014 si è creato anche l'Olimpo degli oligarchi, ossia coloro che ubbidendo agli inviti, più o meno velati del Cremlino, hanno investito nella costruzione di alberghi, stadi, infrastrutture e persino centrali elettriche sul posto. Come in ogni Olimpo che si rispetti c'è chi è stato ammesso in un secondo tempo e chi non è stato accettato. Ma il risultato è il funzionamento quasi perfetto dell'enorme carrozzone dei Giochi, capace di far guadagnare un posto al sole a chi ci ha investito. Tra i più famosi ci sono i magnati Oleg Deripaska e Vladimir Potanin. Ma non solo loro. Gennady Timchenko, Vladimir Kostylev, Evgeny Sur e Arkady Rotenberg hanno tutti contribuito alla strada più cara del mondo, ossia all'arteria che collega Adler a Krasnaya Polyana: due corsie più una per il treno. Costo: 285,4 miliardi di rubli, ossia 8 miliardi di dollari.

C'è poi tutta la schiera di alberghi ristrutturati o costruiti ex novo. Ha fatto molto parlare in particolare l'Azimut Hotel Complex, tra gli hotel destinati ai media. Costo: 16 miliardi di rubli, 453 milioni di dollari. Secondo Forbes Russia Viktor Vekselberg, miliardario e collezionista, inizialmente non doveva proprio entrarci. Al posto del suo resort - un tre e quattro stelle - l'ex proprietario del mercato moscovita Cherkizovsky, Telman Ismailov, dato come fidanzato di Monica Bellucci, doveva costruire il più grande complesso in Russia sul genere Hotel premium investendo circa un miliardo di dollari. Ma il lussuoso palazzo è rimasto uno schizzo su carta. Nel dicembre 2010 Putin ha modificato il progetto e Ismailov è scomparso dalla lista degli investitori olimpici.
Potanin, re del nickel, viene considerato persino ideatore con lo stesso Putin dell'intero progetto Sochi. Di sicuro ha investito molto, dalla città sul Mar Nero dove - grazie a lui - si trova l'unica università al mondo per formare i manager dell'industria sportiva, sino sulle cime: il centro di sci alpino Rosa Kuthor, piaciuto molto anche agli atleti, è stato costruito da Interros per poco meno di due miliardi di dollari.

I lavori per Sochi 2014 sono andati avanti per oltre un decennio. Tutti ormai lo sanno: sono state le Olimpiadi più care della storia, con un budget statale di 51 miliardi di dollari. Ma anche dagli oligarchi sono arrivate discrete somme. Uno dei nomi che ricorre più spesso è proprio quello di Arkady Rotenberg, munifico magnate che nelle vesti di contractor per la costruzione di una nuova centrale termica, ha contribuito alla creazione di Adler termoenergia: l'impianto fornisce il Villaggio Olimpico, fa funzionare gli impianti sportivi e anche le case dei residenti locali. Costo: 28 miliardi di rubli, 792 milioni di dollari.
Mentre dietro la ricostruzione di un'altra centrale, in questo caso idroelettrica, Krasnopolyanskaya, costata solo 475 milioni di rubli (13 milioni di dollari) c'è il petroliere Vagit Alekperov, patron, fondatore e presidente di Lukoil con asset anche in Italia. Krasnopolyanskaya si trova sul fiume Mzymza, a Krasnaya Polyana. Risale al 1950, e oggi funziona solo per supportare il sistema ed evitare deficit energetici.
Scendendo poi dai monti fino alla costa, si trova il porto mercantile Imereti. Costo: 6 miliardi di rubli, 170 milioni di dollari. Investitore Oleg Deripaska e la sua Basic Element. Il porto ha garantito il trasporto di materiali da costruzione per le infrastrutture. Ma dopo la fine dei giochi diventerà un «rifugio» per gli yacht. Insomma un parcheggio marino per l'Olimpo.