2 maggio 2024
Aggiornato 02:00
Come funziona la memoria

7 cose che (forse) non sai sulla tua memoria

Tutti i segreti sul funzionamento della memoria e i segreti per mantenerla viva e attiva

Il corpo umano non è poi così diverso da un computer. Anzi, potremmo considerarlo il più grande progetto ingegneristico/informatico della storia. È dotato di un software molto intelligente, i cui segnali vengono inviati da un circuito – il nostro sistema nervoso – alla centralina di comando, il cervello. Tutti i dati che elabora quotidianamente, attivando sinapsi cerebrali, vengono memorizzati in una sorta di Hard Disk, sicuramente molto più veloce e capiente del nostro evoluto SSD. Ma conosciamo a fondo il funzionamento del nostro sistema di archiviazione? Ecco tutti i segreti di funzionamento della memoria

A cosa serve memorizzare?
Be’, indubbiamente la funzione principale è quella della sopravvivenza. Non ricordare, infatti, implica anche l’esporsi a seri rischi. Pensate a cosa potrebbe succedere se non conoscete il rischio di mettere una mano sul fuoco. Ogni mattina, rifareste sempre la stessa operazione, e vi brucereste. L’indomani, tuttavia, non avreste la minima idea di cosa è accaduto il giorno prima alla vostra mano. In questo senso, la memoria ha quindi lo scopo di aiutare sì a comprendere, ma anche a mettere in guardia dai pericoli. Inoltre, il ricordo è indispensabile per fornire un’identità. Un individuo, infatti, viene plasmato giorno per giorno in base alle sue esperienze. Ma come potrebbe mai divenire un soggetto unico se non memorizza gli eventi e il modo in cui reagisce a essi?

Un viaggiatore nel tempo
Secondo una ricerca condotta alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University e pubblicata sul Journal of Neuroscience, la memoria sarebbe paragonabile a un viaggiatore nel tempo. Il paradosso è che essa raccoglie al momento attuale piccoli pezzi di un puzzle e li invia alla memoria passata. «Quando ripensiamo al primo incontro con il nostro partner attuale, ci sembra di ricordare questo sentimento di amore ed euforia», spiega Donna Jo Bridge, «Ma di fatto stiamo semplicemente proiettando i nostri attuali sentimenti indietro nel tempo, al primo incontro con questa persona». Insomma, in realtà la memoria funziona all’opposto di ciò che noi pensiamo. «A tutti noi piace pensare che la memoria sia quella cosa che ci permette di ricordare chiaramente la nostra infanzia e quello che abbiamo fatto la scorsa settimana. Ma lo scopo della memoria è quello di aiutarci a prendere buone decisioni nel presente e, di conseguenza, essa deve essere perennemente aggiornata. Le informazioni che sono rilevanti ora possono sovrascrivere quello che c’era in principio», ha concluso Joel Voss, coautore dello studio.

La memoria migliore è quella che utilizza un doppio segnale
Se si vuole ricordare al meglio persone, situazioni e sentimenti è importante che al cervello arrivi un segnale doppio. Per esempio oltre ad ascoltare un’informazione è importante vedere ciò di cui si sta parlando. Questo è uno dei motivi per cui studiare insieme a un professore che mostra delle slide è meglio che sentirlo parlare per ore. Il massimo dell’effetto si ottiene a livello esperienziale. Se anziché star seduti sui banchi di scuola a ricevere solo nozioni, si esegue un lavoro pratico – citando la teoria – ci cono altissime probabilità che lo studente apprenda nel migliore dei modi e per lungo tempo. Le aree deputate al rilevamento dei segnali e alla relativa archiviazione si trovano nelle zone corticali. Qui vi è la parte occipitale che ha lo scopo di ricevere tutte le informazioni visive e uditive. L’ippocampo, d’altra parte, si occupa di archiviare i dati ricevuti.

Troppe memorie
Sapevi che sarebbe più corretto parlare di memorie anziché memoria? Questo perché in realtà siamo dotati di enormi meccanismi per immagazzinare informazioni a seconda di quale genere appartengono. Una di quelle che conosciamo di più è quella a breve termine. Possiamo paragonarla al nostro modo di prendere appunti durante una lezione scolastica. Ciò che immagazziniamo ci servirà, eventualmente, nel dialogo con le persone con cui veniamo a contatto. Quella a lungo termine è indispensabile per ricordare eventi e situazioni che ci serviranno per tutta la vita. In questa zona ci sono sicuramente gli episodi più importanti, i traumi e i pericoli. Ma possono esserci anche momenti che noi abbiamo considerato particolarmente importanti. Inoltre, potrebbero essere presenti dei tasselli della memoria a breve termine che, per qualche ragione, sono stati inviati in quella a lungo termine. La memoria più volatile invece è quella definita sensoriale che potremmo facilmente dimenticarci anche dopo 24 ore.

  • I fattori che riducono la memoria
    Uno dei principali è lo stress o il dover ricordare troppe cose – è il caso della mamma che lavora e deve mantenere a mente tutto ciò che riguarda la famiglia – ma anche l’ansia, la depressione, l’abuso di alcol o droghe. Anche alcune patologie come la schizofrenia, un ictus, un’emorragia cerebrale o un trauma alla testa possono determinate gravi perdite di memoria.

L’ippocampo non è un vero e proprio archivio
Nonostante l’ippocampo sia indispensabile per codificare le informazioni e mantenerle fisse dentro noi, non possiamo dire che sia la vera sede dell’immagazzinamento. D’altro canto, l’amigdala è importante per conservare la memoria quando si tratta di input emozionali e affettivi.

  • Il sonno resetta la memoria
    Sapevi che una notte di sonno intenso può resettare la memoria, eliminando tutti i dati ricevuti che in qualche modo riteniamo inutili. Questo ha lo scopo di dare più spazio e risalto a informazioni decisamente più importanti.

Dimenticare fa bene alla memoria
Ebbene sì, per potenziare la memoria non bisogna solo mantenere attivo il cervello, ma anche ‘ricordare’ di dimenticare. Questa asserzione potrebbe apparire assurda, ma al fine di conservare al meglio gli input più importanti è auspicabile fare un po’ di pulizia mnemonica di tanto in tanto. Altrimenti si rischia di avere milioni di informazioni in testa, tanta confusione, e nessun ricordo nitido. 

I segreti per ricordare meglio
Ci sono diversi metodi per memorizzare al meglio. Il primo è l’associazione visiva associata a una spiegazione orale. Se per esempio ci stanno spiegando cosa è un lama, vedere un filmato che riguarda questo particolare animale ci aiuterà a memorizzare l’informazione molto più a lungo. Un altro metodo per fissare al meglio gli input e distinguerli per parole chiave e non con frasi intere. Per esempio evitare di dire per arrivare alla città di New York bisogna andare all’aeroporto a prendere l’aereo. È meglio ricordare l’informazione con due termini: New York - aereo. Anche l’utilizzo dei sensi ci aiuta a memorizzare. Se tutte le volte dimenticate dove avete messo le chiavi, la prossima volta che le riponete da qualche parte associatele a un oggetto in particolare: il mobile bianco, il piatto verde, le rose profumate e così via.