29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
Emergenza antibiotici e resistenza in Europa. L’Italia tra i «cattivi»

Resistenza agli antibiotici, maglia nera all’Italia

L’allarme resistenza agli antibiotici è sempre più attuale in tutto il mondo. Centinaia di migliaia sono le persone che ogni anno perdono la vita proprio a causa dei batteri divenuti resistenti alle cure. Se la situazione in Europa non è delle più promettenti, in Italia è anche peggio

ROMA ─ E’ allarme resistenza antibiotici. Non è nuovo, peraltro, perché sono già alcuni anni che l’Oms e le organizzazioni sanitarie di tutto il pianeta hanno messo in guardia da questo grave problema. Così grave che sono centinaia di migliaia le persone che muoiono ogni anno per questo. Ecco cosa dice l’ultimo rapporto sulla situazione in Europa e Italia.

Si salvi chi può
Il problema batteri resistenti agli antibiotici, in alcuni casi può far davvero paura, perché si è nella condizione di non poter curare certe infezioni. L’ennesimo avvertimento arriva stavolta dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). In questo momento, accanto per esempio al già tristemente famoso MRSA (lo stafilococco aureo resistente alla meticillina) a destare preoccupazione sono in particolare le resistenze del Campylobacter verso la ciprofloxacina e delle Salmonelle nei confronti di diverse particelle e dell’Escherichia coli.

Un grave rischio per la salute
Il concetto più volte ribadito dalle autorità è che il fenomeno della resistenza antimicrobica rappresenta un grave rischio per la salute sia umana che animale. Un rischio classificato come prioritario dalla Commissione Europea. «Ogni anno nell’Ue le infezioni causate dalla resistenza batterica provocano circa 25 mila morti ─ ha sottolineato Vytenis Andriukaitis, commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare ─ Ma la minaccia non è confinata all’Europa. Si tratta di un problema globale che richiede soluzioni globali». «Il fenomeno è preoccupante perché significa che farmaci di ultima istanza potrebbero presto non essere più efficaci per il trattamento di infezioni gravi in persone on Salmonella», ha aggiunto Mike Catchpole, Chief Scientist di Ecdc.

Le cose sono diverse da Paese a Paese
I livelli di resistenza agli antibiotici sono ormai elevati in tutta Europa, ha evidenziato il report. Tuttavia, vi sono differenze anche significative nelle diverse nazioni. In Europa orientale e meridionale si hanno per esempio i più alti livelli di batteri resistenti. «Nel Nord Europa, per esempio ─ sottolinea Marta Hugas, capo dell’Unità dell’Efsa per i pericoli biologici e contaminanti ─ c’è una minore resistenza nei batteri del pollame, in particolare nei Paesi a basso impiego di antimicrobici negli animali».

Uomini e polli i più a rischio
Parlando di Campylobacter, il batterio causa della campilobatteriosi (la più comune malattia di origine alimentare riscontrata nell’Ue), si è registrata una resistenza ad antibiotici come la ciprofloxacina, uno dei più utilizzati. I livelli sono gravemente elevati nei polli (69,8%) e negli esseri umani (60,2%). Sempre nei polli è assai elevata la resistenza all’acido nalidixico e alle tetracicline. Una preoccupante alta resistenza si è poi riscontrata con una delle infezioni alimentari più diffuse: la salmonellosi. Qui si è rilevata una resistenza ad antibiotici ampiamente utilizzati nelle terapie umane come le tetracicline (30%), sulfamidici (28,2%), ampicillina (28,2%) e anche nel trattamento del pollame. Vi sono infine alcuni generi di Salmonella come la Kentucky e la Infantis che destano particolare preoccupazione poiché hanno mostrato elevati livelli di resistenza alla ciprofloxacina e ad altri antibiotici. In definitiva, i batteri che l’uomo era riuscito in qualche modo a combattere, ora si stanno ribellando con una sorta di «resistenza» che potrebbe portare anche a una loro vittoria se non si prendono urgenti provvedimenti.