Vivisezione, stop ai test sugli animali e via alle colture cellulari
Un nuovo studio Usa suggerisce che non è necessario utilizzare cavie animali per testare la tossicità di farmaci, additivi alimentari o pesticidi. Alla vivisezione c’è un’alternativa anche migliore nelle colture di cellule in vitro. Il parere della LAV
ROMA ─ Pubblicato sul prestigioso Nature Communication, un nuovo studio dell’Istituto Nazionale per la Salute Usa (NIH) mostra che i test condotti su cavie animali possono essere sostituiti. Meglio infatti utilizzare le colture cellulari in vitro, che sono attendibili come (a anche di più) che non la vivisezione.
Inutili sofferenze
Da tempo si sono levate voci corali contro la pratica della vivisezione e contro le inutili sofferenze cui sono sottoposti gli animali per i test di farmaci, pesticidi, cosmetici, additivi alimentari e così via. Diversi scienziati sono inoltre da tempo convinti che quanto riportato da una cavia animale non è detto possa avere lo stesso riscontro sull’uomo. Spesso, poi, può capitare che una cosa che ha per così dire fatto bene alla cavia faccia bene anche all’uomo; anzi è già capitato che avvenisse l’esatto contrario.
Uno studio che farà storia
Si spera che i risultati di questo studio facciano storia, vengano cioè presi in considerazione da chi ancora oggi si accanisce a considerare la pratica della vivisezione utile e indispensabile ─ spesso è così soltanto perché mosso da meri interessi economici. A ogni modo, la ricerca condotta da Ruili Huang e colleghi del NIH, si è basata sui grandi numeri del «Toxicology in the 21st Century» (Tox21), un largo progetto voluto dall’Agenzia Usa per la Protezione dell’Ambiente (EPA), dall’Agenzia del Farmaco (FDA, o Food and Drugs Administration) e altri. L’obiettivo di partenza era scovare quale fosse il metodo più efficiente per verificare la pericolosità per l’uomo e per l’ambiente delle sostanze chimiche.
La verifica in due modi
In tutto, sono state analizzate oltre 10mila sostanze e i relativi effetti. I test sono stati condotti sia su colture di cellule umane (in vitro) che su modelli animali (in vivo). L’analisi dell’enorme database ottenuto, che conteneva ben 50 milioni di dati, ha rivelato come proprio le colture di cellule siano estremamente precise nel mostrare gli effetti tossici delle sostanze sotto esame. Per cui offrono un parametro affidabile di confronto e valutazione.
Il parere della LAV
La notizia è stata commentata anche dalla Lega Antivivisezione, da anni impegnata sul fronte della sensibilizzazione circa l’inutilità di questa antiquata pratica. «L’uso degli animali a fini sperimentali, metodo mai validato scientificamente, ha permesso di immettere sul mercato centinaia di migliaia di sostanze tossiche come pesticidi, droghe, interferenti endocrini e inquinanti – commenta nella nota online Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Settore Vivisezione – I test tossicologici eseguiti su animali hanno un «costo» elevato sia in termini di vite animali che in termini monetari. I metodi di ricerca che non fanno uso di animali sono già la scienza del futuro e bisogna investire in questo settore per ragioni etiche, verso l’uomo e verso gli animali, e per preservare l’ambiente. Sul piano scientifico, in tossicologia come nello studio del cancro, non si conosce il valore predittivo per l’uomo dei test condotti su animali, basti pensare che la concordanza dei risultati tra ratti e topi è solo del 57%. La Sperimentazione animale ha il 92% di fallimento sull’uomo: ciò comporta una crescita vertiginosa dei costi per la ricerca».
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