25 aprile 2024
Aggiornato 08:30
l’integrazione tra popoli comincia dal menù

La nuova Piramide alimentare è multietnica

La Società Italiana di Pediatria ha realizzato la nuova Piramide alimentare per l’età pediatrica che, ora, è “transculturale”. Nel nuovo menù fanno il loro ingresso cibi delle altre culture come sorgo, miglio, quinoa… Dunque non solo più pasta e riso

ROMA – Questo è l’anno di «Nutrire il Pianeta», che è anche il tema dell’Expo 2015. Sull’onda di questo tema è anche lo slogan coniato dalla Società Italiana di Pediatria: «Il cibo unisce», che vede l’iniziativa promotrice della nuova Piramide alimentare per l’età pediatrica che, da oggi, diventa transculturale, inserendo accanto ai classici pasta o riso cibi di altre culture – ormai di forte presenza sul nostro territorio – come sorgo, miglio, quinoa, germogli di bambù, foglie di cassava e così via.

TANTE CULTURE – Ormai anche la nostra società è divenuta multietnica. In Italia vivono circa un milione di minori stranieri regolari, pari al 10% della popolazione minorile. Spesso, oltre a dover fare i conti con una cultura a loro nuova, devono fare anche con una cucina più o meno diversa. E così, tra i diversi modi di favorire l’integrazione tra i popoli, ecco che ci sta anche il menù. È questo che ha spinto i pediatri a presentare la Piramide alimentare transculturale al 71° Congresso Italiano di Pediatria che si tiene a Roma dal 4 al 6 giugno 2015.

NUOVI SAPORI – Non solo pasta e riso, nei piatti dei bambini ora fanno la loro comparsa sorgo, miglio e quinoa. Germogli di bambù e foglie di cassava accanto a pomodori e melanzane. E per frutta mele, arance, ciliegie, ma anche litchis e papaya. Non si tratta di stravolgere una dieta salutare ed equilibrata come la dieta mediterranea – patrimonio culturale immateriale dell’umanità secondo l’UNESCO – ma di integrarla con i sapori delle altre terre portati dalle persone che vivono nel nostro Paese, all’insegna dello slogan «Il cibo unisce».

UN CAMBIAMENTO DOVUTO – «Assistiamo a un fenomeno drammatico e inarrestabile: la migrazione di popolazioni dall’Africa e dal Medio Oriente in fuga verso l’Europa – spiega Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria – Dobbiamo occuparci in modo attivo soprattutto dei bambini, che sono la categoria più fragile, perché più degli adulti sentono il peso dello sradicamento dal territorio in cui sono nati e affrontano le traversie e i rischi delle traversate, a volte senza i loro familiari accanto». «Vogliamo fare in modo – prosegue Corsello – che possano ritrovare i loro gusti e i loro sapori nell’alimentazione in un contesto di equilibrio nutrizionale. Se vogliamo una società aperta ai bambini di tutte le etnie, dobbiamo rispettarne le tradizioni e i costumi di provenienza».

PAESE CHE VAI… – Ciascun popolo porta con sé modelli nutrizionali e modalità di alimentazione differenti. Per esempio, in alcuni Paesi il colostro non viene somministrato perché ritenuto impuro e l’allattamento al seno è prolungato oltre il primo anno di vita, favorito da tradizioni culturali o religiose (il Corano lo raccomanda sino a due anni). Per alcune etnie vige il divieto di assumere carne di vacca, mentre altre seguono per fede religiosa diete vegetariane, vegane, zen-macrobiotiche. «Il pediatra – sottolinea il dott. Corsello – deve conoscere queste tradizioni e tenerne conto affinché possa garantire il soddisfacimento dei bisogni nutrizionali del bambino, nel rispetto delle esigenze culturali e religiose dei popoli di appartenenza, evitando i rischi di squilibri nutrizionali.  Infatti, l’allattamento esclusivo al seno oltre l’anno di vita può indurre carenze di alcuni nutrienti essenziali per la crescita e lo sviluppo. Corre rischi nutrizionali il lattante che sin dai primi mesi di vita assume latte vaccino a causa delle scadenti condizioni economiche in cui vivono alcune famiglie, in particolare straniere. I minori migranti nati in Italia, dal canto loro, tendono ad acquisire stili di vita occidentali, caratterizzati da esagerata assunzione di zuccheri, di proteine e grassi animali, di merendine e bevande zuccherate. Ciò comporta anche per loro, al pari dei bambini italiani, un maggior rischio di andare incontro precocemente e in età adulta alle cosiddette NCDs (non communicable diseases) cioè obesità, diabete, ipertensione arteriosa, tumori».