26 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Nuove cure

Un rivoluzionario dispositivo abbassa la pressione sanguigna

Scienziati londinesi hanno sviluppato un dispositivo che controlla direttamente la pressione del sangue. Un rimedio che può essere utilizzato dai pazienti con ipertensione che non vogliono o non possono assumere farmaci per il controllo della pressione

LONDRA – Appena pubblicato su The Lancet, è uno studio in cui si mostra come un nuovo dispositivo sviluppato da ricercatori britannici sia in grado di ridurre in modo significativo la pressione arteriosa nei pazienti con ipertensione. Un’alternativa efficace al trattamento con i farmaci, che non è esente da pesanti effetti collaterali.

COME UNA GRAFFETTA – Il dispositivo ideato dagli scienziati della Queen Mary University di Londra è grande quanto una graffetta. Lo hanno battezzato «accoppiatore» (Coupler) e si impianta tra l’arteria e la vena della coscia. L’intervento, piuttosto semplice, dura circa 40 minuti. Per valutarne l’efficacia i ricercatori hanno condotto uno studio clinico randomizzato, reclutando 83 pazienti provenienti da più centri europei di eccellenza per l’ipertensione. Tutti i pazienti soffrivano di pressione del sangue alta e non avevano risposto ad almeno tre tipi di trattamento farmacologico.

ACCOPPIATORE VS FARMACI – Il confronto è stato poi fatto tra il gruppo cui era stato impiantato il dispositivo e il gruppo che ha assunto i farmaci per il controllo della pressione. I risultati dei test hanno rivelato che i pazienti con l’accoppiatore hanno sperimentato una riduzione significativa e duratura della pressione sanguigna. C’era anche una riduzione del numero di complicanze e ricoveri ospedalieri per crisi da innalzamento delle pressione sanguigna. «La pressione alta è molto pericolosa e porta a ricoveri ospedalieri, ictus, infarto e malattie renali croniche. Dobbiamo trovare mezzi migliori per trattare l’ipertensione quando i farmaci non funzionano e l’accoppiatore è un grande passo avanti nella nostra ricerca di un trattamento alternativo», conclude il dott. Melvin Lobo, principale autore dello studio.