24 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Ipertensione

Lo sapevi? Con l’ipertensione alcune cellule mutano per farti sopravvivere

Scienziati dell’Università di Tokyo scoprono che alcune cellule cardiache si adattano per permetterci di sopravvivere

le cellule cambiano con l'ipertensione
le cellule cambiano con l'ipertensione Foto: Rob Byron | Shutterstock Shutterstock

Il mondo in cui viviamo è in mutazione continua. Tutto ciò fa parte dell’equilibrio che governa il nostro universo. E ben si sa che la legge della natura è tanto perfetta quanto dura: se non c’è adattamento un essere vivente muore e si passa a un altro. Tutto ciò accade anche dentro di noi: e la prova è che non sopravvive il più forte ma solo chi è in grado di attarsi al cambiamento. Queste rigide regole sembrano esistere in ogni più piccolo angolo del corpo umano. Cuore compreso: ecco cosa accade alle cellule miocardiche in presenza di ipertensione.

Le cellule che si adattano
Un recente studio, condotto dall’Università di Tokyo, ha messo in evidenza come le cellule cardiache – durante l’ipertensione – mutano allo scopo di adattarsi al nuovo flusso sanguigno. D’altro canto, questo non accade per tutte le cellule, alcune sembrano non adattarsi provocando seri danni a se stesse e, di conseguenza, al muscolo cardiaco.

Le differenze
In base ai dati ottenuti dallo studio, si è potuto dimostrare come le cellule che si sono adattate alla nuova pressione erano più spesse delle altre. Ma non solo: richiedevano un gran dispendio di energia, ma nonostante tutto aiutavano il cuore a svolgere la sua corretta funzione. Al contrario, le cellule che non erano in grado di adattarsi si allungavano, diventavano più deboli – quasi come fossero una fascia logora – e dovevano contrarsi per pompare il sangue.

Chi fallisce e chi no
«Questi risultati sono i primi a dimostrare che alcune cellule falliscono e altre si adattano all'ipertensione all'interno dello stesso cuore. Mi sono molto interessato all'aumentata attività dei geni che sono importanti per produrre energia nella cellula», ha spiegato l’assistente professore Seitaro Nomura, cardiologo presso la Graduate School of Medicine e ricercatore post-dottorato presso il Centro di ricerca per la scienza e la tecnologia avanzata.

Geni in mutazione
Come ben sappiamo, dietro i grandi cambiamenti dell’organismo umano ci sono le mutazioni genetiche – oppure le mutazioni genetiche sono il risultato dei cambiamenti che osserviamo- questo ancora non ci è dato di sapere con certezza. Ciò che però hanno scoperto gli scienziati, è che un gruppo di geni aumentavano o diminuivano l’attività quando le cellule affrontavano l’ipertensione.

Il gene p53
Stranamente, però, nelle cellule vi era un aumento dell’attività del famosissimo gene p53. Si tratta di un gene che da tempo è correlato alla risposta dei danni al DNA, alla crescita e alla divisione cellulare che si evidenza nei casi di cancro. Il gene – conosciuto anche con il nome di proteina tumorale 53 – sembra sopprimere i tumori nascenti negli organismi pluricellulari. Ma viene anche descritta con l’appellativo di «il guardiano del genoma», grazie al fatto che previene le mutazioni. I ricercatori sospettano che la p53 mandi le cellule lungo un percorso di fallimento o di adattamento in seguito alla maggiore pressione.

Riprogrammazione cellulare
«Gli scienziati sanno già come riprogrammare le cellule adulte in cellule staminali pluripotenti indotte (iPS). Questo mi dà la sicurezza che alla fine, potremmo trovare un modo per riprogrammare le cellule cardiache in errore nelle cellule cardiache adattive», spiega Nomura. Gli scienziati sperano, in un prossimo futuro, di riuscire a convincere le cellule ad adattarsi all’ipertensione, alle aorte strette, all’insufficienza cardiaca o all’infarto. «La combinazione dell'analisi computazionale con tecniche mediche sperimentali può ampliare le nostre conoscenze e migliorare il processo di ricerca al letto del paziente da banco a paziente», ha affermato Nomura. La ricerca è stata condotta presso i laboratori dell'Università di Tokyo del professor Hiroyuki Aburatani del Centro di ricerca per la scienza avanzata e la tecnologia, in collaborazione con il professor Issei Komuro della Graduate School of Medicine. I ricercatori hanno dichiarato che continueranno a studiare i segnali cellulari che collegano p53 ai percorsi delle cellule cardiache. I risultati sono stati pubblicati su Nature Communications.

Fonti scientifiche

[1] How some heart cells cope with high blood pressure - Gene familiar to cancer researchers may also separate heart cells that fail or adapt to high pressure

[2] Cardiomyocyte gene programs encoding morphological and functional signatures in cardiac hypertrophy and failure -  Seitaro Nomura, Masahiro Satoh, Takanori Fujita, Tomoaki Higo, Tomokazu Sumida, Toshiyuki Ko, Toshihiro Yamaguchi, Takashige Tobita, Atsuhiko T. Naito, Masamichi Ito, Kanna Fujita, Mutsuo Harada, Haruhiro Toko, Yoshio Kobayashi, Kaoru Ito, Eiki Takimoto, Hiroshi Akazawa, Hiroyuki Morita, Hiroyuki Aburatani & Issei Komuro