20 aprile 2024
Aggiornato 02:00

AIDS: si muore meno ma un sieropositivo su 4 non sa di esserlo

Si trasmette soprattutto per via sessuale, aumenta tra stranieri

ROMA - Di Aids si muore molto, molto meno, ma questo grazie alle terapie retrovirali, e il volto della malattia è cambiato negli anni: non più giovani, l'età media della diagnosi è aumentata, la trasmissione avviene per lo più per rapporto sessuale, si ammalano sempre di più le donne e anche se l'incidenza dei nuovi casi è diminuita, comunque oggi in Italia ci sono circa 140mila persone con infezione da HIV/AIDS, e il dato allarmante è che un sieropositivo su quattro non sa di esserlo.

Il quadro, elaborato sulla base dei dati dell'ultimo rapporto Coa, Centro operativo AntiAids dell'Istituto superiore di sanità, che ha fatto da sfondo alla presentazione oggi a Roma del Concorso 'Hivideo' promosse dal Network italiano persone sieropositive (Nps) che invita i giovani tra i 16 ed i 26 anni a ideare e realizzare, con una telecamera o con un video telefono cellulare, uno spot che tratti della prevenzione dell`Aids e delle Malattie sessualmente trasmissibili.

Di Aids si muore molto meno, nel 2008 il tasso di mortalità in 23 anni è diminuito di circa l'85 per cento, dal 94,4 per cento del 1985 al 9 per cento del 2008, grazie ai farmaci; e anche l`incidenza dei casi di Aids continua a diminuire dal 1996, ma anche qui i dati sull`andamento dei casi di Aids, rivelano che «tale diminuzione non è attribuibile a una riduzione delle nuove infezioni da HIV, ma piuttosto all`effetto delle terapie antiretrovirali combinati».

In ogni caso l`incidenza delle nuove diagnosi ha visto un picco di segnalazioni nel 1987 per poi diminuire fino al 1998 e stabilizzarsi successivamente. Nel 2007 l`incidenza di nuove diagnosi di Hiv, calcolata nelle aree dove è attivo un sistema di sorveglianza, è stata del 6,0 per 100mila residenti. Nel 2008 sono stati notificati al Coa 1.

238 nuovi casi di Aids, di cui 977 (78,9%) diagnosticati nell`ultimo anno e 261 riferiti a diagnosi effettuate negli anni precedenti.

Le regioni più colpite sono nell`ordine: Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna e Toscana. È evidente - sottolinea il Rapporto del Coa - la persistenza di un gradiente Nord-Sud nella diffusione della malattia: i tassi di incidenza continuano a essere mediamente più bassi nelle regioni meridionali.

Secondo il metodo basato sui dati del Sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e sui dati del Registro Nazionale Aids in Italia ad oggi ci sarebbero circa 140mila persone viventi con infezione da Hiv/Aids. E il dato allarmante è che si stima che circa un quarto delle persone Hiv-positive presenti in Italia non sappia di essere infetto. Soprattutto coloro che hanno acquisito l`infezione attraverso i rapporti sessuali, sia eterosessuali che omosessuali. E' addirittura aumentata progressivamente la quota di persone che scopre di essere infetta solo in fase avanzata di malattia e che costituiscono quindi, a loro insaputa, una possibile fonte di diffusione dell`infezione.

Eppure le informazioni raccolte dai sistemi di sorveglianza dimostrano che le caratteristiche di coloro che oggi si infettano con HIV sono completamente diverse da quelle di coloro che si infettavano dieci o venti anni fa: non si tratta più di persone giovani e prevalentemente tossicodipendenti, ma piuttosto di adulti maturi che si infettano attraverso i rapporti sessuali. Aumenta infatti l`età mediana al momento della diagnosi di infezione, da 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine nel 1985 a, rispettivamente, 37 e 33 anni nel 2007. La proporzione di tossicodipendenti è diminuita dal 69% nel 1985 all`8,6% nel 2007, mentre i casi attribuibili a trasmissione sessuale, eterosessuale e omosessuale, nello stesso periodo sono aumentati dal 13,3% al 73,7%.

Negli anni si osserva anche un aumento progressivo della proporzione di donne, e la maggior parte delle donne acquisisce l`infezione da un partner che sapeva di essere HIV-positivo. La proporzione di stranieri con una nuova diagnosi di infezione da Hiv infine aumenta costantemente: dall`11% nel 1992 al 32% nel 2007. La maggior parte degli stranieri proviene dall`Africa (41,2%) e dall`America Latina (25,2%), mentre il 16,1% proviene da altri Paesi europei. I contatti eterosessuali rappresentano la modalità di trasmissione più frequente tra gli stranieri (54,1%).

Di fronte a questo quadro, a luci ed ombre, restano tre le cose da fare, sottolineano gli esperti: aumentare la prevenzione primaria, con l'informazione alla popolazione; promuovere la prevenzione secondaria, rendendo più facile l`accesso al test nelle persone a rischio d`infezione Hiv e al trattamento antiretrovirale; e promuovere comportamenti sessuali 'sicuri' per ridurre il rischio di HIV e di altre infezioni trasmesse per via sessuale.