19 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Comunali Torino 2021

Ballottaggio decisivo per il dopo Appendino

I tre principali sfidanti sono Paolo Damilano con la sua lista Torino Bellissima per il centrodestra, Stefano Lo Russo del Pd candidato per il centrosinistra e Valentina Sganga del M5s

Ballottaggio decisivo per il dopo Appendino
Ballottaggio decisivo per il dopo Appendino Foto: Pixabay

TORINO - Domani e lunedì i torinesi sono chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio comunale del capoluogo piemontese. Il nuovo sindaco succederà all'attuale prima cittadina Chiara Appendino del Movimento 5 stelle, in sala rossa dal 2016 e che ha deciso di non ricandidarsi per un secondo mandato.

I tre principali sfidanti sono Paolo Damilano con la sua lista Torino Bellissima per il centrodestra, Stefano Lo Russo del Pd candidato per il centrosinistra e Valentina Sganga del M5s. La possibilità che nessuna forza politica raccolga al primo turno il 50 più 1 dei voti è altissima. E la prospettiva di arrivare al ballottaggio di domenica 17 e lunedì 18 è quanto mai concreta e ha tenuto banco nei giorni della campagna elettorale tra il Partito democratico e il Movimento 5 stelle. Da un'iniziale apertura dei pentastellati a una possibile coalizione, che vedeva il rettore del Politecnico Guido Saracco candidato a sindaco, è arrivata nell'ultimo miglio una chiusura netta ad accordi o indicazioni di voto per un eventuale secondo turno.

Il Pd ha delineato il suo perimetro d'azione con le primarie di giugno e i 5stelle non erano inclusi. Ora risulta impossibile per il Movimento, nonostante il buon rapporto tra Conte e Letta, un avvicinamento al secondo turno. Nessun apparentamento: «I cittadini non sono pacchi postali che spostiamo da una parte all'altra in fase di ballottaggio» , ha tuonato Giuseppe Conte lunedì sera da piazza Solferino. Così alza il tono anche Sganga, che a inizio campagna elettorale apriva a una possibile alleanza con la sinistra, e punta il dito contro chi ha governato la città per anni, lasciando «solo debiti, macerie e disoccupazione».

Facendo della continuità con l'amministrazione Appendino il proprio cavallo di battaglia per una città più verde, sostenibile e inclusiva, si contrappone al centrodestra che «nega i diritti lgbt e pensa che le imprese abbiano il diritto di delocalizzare».

Stefano Lo Russo, che invece lasciava uno spiraglio ai 5stelle nel secondo turno, si trova ora con una porta chiusa in faccia. Non se ne rammarica però: «Non credo tanto al leader politico che dice agli elettori cosa votare, non succede quasi mai e ancora meno in un'elezione amministrativa dove si parla delle cose che servono alla città» e confida negli elettori: «Qualora si verificasse il ballottaggio voteranno il progetto che sentono meno distante». Il docente del Politecnico di Torino, già in Comune tra il 2011 e il 2016, con delega all'urbanistica sotto la giunta di Piero Fassino, punta alla ripartenza, comprendendo gli errori che hanno portato alla sconfitta nel 2016. «Abbiamo lasciato spazio al populismo che ha fatto dilagare il M5s nelle periferie.

È mancata la prossimità e l'attenzione verso le persone in difficoltà», ed è da qui che Lo Russo vuole ricominciare, rivolgendosi ai delusi dei 5Stelle, con un programma che va «dalla riduzione delle tariffe delle mense scolastiche e della Tari, alla creazione del sindaco della notte e spazi dismessi fruibili per il terzo settore. La cifra valoriale è la solidarietà e l'uguaglianza» e la volontà è di convogliare «le energie vitali del territorio e rilanciare l'economia senza lasciare nessuno indietro».

Una sola certezza sembra essere valida per entrambi, M5s e democratici: finire al ballottaggio con il centrodestra di Paolo Damilano. Il candidato civico, imprenditore torinese nel settore vinicolo e delle acque minerali, già presidente della Film commission, che tira dritto per la sua strada con la lista Torino Bellissima. Una strada tracciata e definita da mesi, che vede il sostegno di Lega, Fratelli d'Italia, Progresso Torino, Popolo della famiglia, Sì tav Sì lavoro e che vanta l'endorsement del ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.

Nonostante le recenti affermazioni del ministro su un possibile arretramento della Lega alle amministrative, Giorgetti fa il tifo per Damilano e ritiene che ci siano tutte le possibilità che possa vincere alla prima votazione: «Il voto politico si esprimerà al primo turno. Poi conterà la persona e la città potrebbe convergere su di lui». Per Damilano non ci sono crepe in vista nella coalizione: «Tutti i partiti e le liste che mi sostengono lavorano in un'unica direzione». Ed è quella di creare lavoro che diventa la sua parola d'ordine per «riportare Torino là dove merita: tra le capitali del mondo». Le risorse sono centrali e «ogni euro speso sarà investito per migliorare il futuro e la qualità della vita dei torinesi».

Per Torino sarebbe una svolta epocale se il governo della città passasse al centrodestra. Ne è ben consapevole Damilano per il quale «Il voto del 3 e del 4 ottobre non sono elezioni normali, ma lo spartiacque tra passato e futuro». Spingere sulla creazione di uno stabilimento di microchip a Mirafiori, risolvere l'odissea dell'ex Embraco sono i punti condivisi con lo stesso Giorgetti. E se il futuro della città Damilano lo vede senza auto, in un primo momento per lui «la Ztl in centro non potrà esserci, almeno fino a quando economia e turismo non si siano ripresi».

Anche la sicurezza è un tema 'caldo', Barriera di Milano è il quartiere su cui la campagna elettorale ha acceso i riflettori perché teatro quotidiano di spaccio e delinquenza. E la politica, oggi in gara, sottolinea da una parte le promesse non mantenute della giunta 5Stelle sulla riqualificazione delle periferie, dall'altra evidenzia l'esigenza di monitorare le strade con l'illuminazione e presidi di vigilanza costanti, ma anche di creare lavoro e assegnare case popolari mettendo al palo l'abusivismo.

Accanto ai tre big ci sono altri 10 candidati a sindaco per la città e solo due donne, oltre Valentina Sganga c'è Greta Giusy Di Cristina, sostenuta dal Partito Comunista e Torino città futura. In totale i candidati al Consiglio sono oltre mille, perlopiù uomini sopra i 50 anni, divisi in trenta liste.

Le liste e gli altri dieci aspiranti alla carica di primo cittadino sono: Futura di Ugo Mattei docente universitario; ItalExit di Ivano Verra; 3V 'Vaccini, vogliamo verità' con Paolo Alonge, ingegnere; Partito gay, Partito animalista di Davide Betti Balducci; Pcli Partito comunista dei lavoratori con Massimo Chiesi, sindacalista; Pc, Torino città futura di Giusi Greta Di Cristina, insegnante di inglese; Sinistra in Comune, Potere al popolo di Angelo D'Orsi, storico; Basta Isee di Emilio Mazza, Mat Movimento ambientalista Torino di Roberto Salerno; Divieto di licenziare di Lorenzo Varaldo.

(con fonte Askanews)