Benvenuto: «Perché, per la Lega, Paolo Damilano è il sindaco ideale di Torino»
Il commissario provinciale della Lega, Alessandro Benvenuto, presenta al DiariodelWeb.it la candidatura di Paolo Damilano a sindaco di Torino
È la Lega la prima forza politica nazionale a presentare il proprio candidato alle prossime elezioni comunali di Torino. Si tratta di Paolo Damilano, 53 anni, imprenditore nel settore enogastronomico (dal vino alle acque minerali, passando per la ristorazione), che ha alle spalle anche importanti esperienze istituzionali nel mondo del cinema. Sulla sua candidatura civica è confluito l'appoggio del partito di Matteo Salvini e, nell'arco di questo mese, si attende anche quello del resto del centrodestra. Al DiariodelWeb.it lo presenta il commissario provinciale della Lega, Alessandro Benvenuto.
Alessandro Benvenuto, ma Paolo Damilano è il candidato del centrodestra, della Lega o un civico appoggiato dalla Lega?
Damilano è un candidato civico. Si è proposto alla città con una sua lista, che si chiamerà «Torino Bellissima», dopo una vita spesa nel ruolo di imprenditore e alla presidenza di vari enti pubblici importanti, dalla Film Commission Piemonte al Museo nazionale del Cinema. È ovvio che questa candidatura è interessata molto, in primis alla Lega, che l'ha portata al tavolo nazionale.
Confidate di raggiungere sul suo nome il consenso dell'intera coalizione?
Io non ho ancora ottenuto la comunicazione formale. Eppure Matteo Salvini, nel messaggio di Natale che ha inviato ai suoi militanti del Piemonte, ha citato Paolo Damilano come candidato sindaco del centrodestra.
Per l'ufficializzazione, dunque, attendete la conclusione delle trattative con i vostri alleati sugli altri grandi Comuni che andranno al voto, da Roma a Milano?
Assolutamente sì. Ma di fatto possiamo dire che siamo davvero a buon punto sulla candidatura di Damilano.
Non temete che Forza Italia insista sul nome alternativo che ha avanzato, quello di Claudia Porchietto?
Conosco molto bene la Porchietto, persona assolutamente in gamba, che può dare un grandissimo contributo alla città di Torino, come del resto ha già fatto quando era assessore in Regione Piemonte. Diciamo che l'identikit che cerchiamo è meno politico del suo, che possa essere riconosciuto da mondi diversi, anche quelli che non si schierano necessariamente da una parte sola. E, aggiungo, che possa portare esperienze imprenditoriali, molto utili specialmente in un momento di grande difficoltà economica come questo.
Per questo ritenete Damilano il candidato ideale per Torino: perché permette di allargare il perimetro oltre i normali confini del centrodestra?
Esattamente. Penso che Salvini abbia deciso di accettare la candidatura di Damilano proprio per questi motivi.
Entro quando vi aspettate l'accordo?
Credo che siamo alle battute finali. Mi auguro che nel mese di gennaio si possa indicare il nome in modo definitivo.
Dagli avversari sono già giunte le prime critiche. C'è chi punta il dito sulla scarsa esperienza amministrativa di Damilano e chi sul suo conflitto d'interessi, in quanto con le sue aziende d'imbottigliamento dell'acqua è un concessionario pubblico.
Sinceramente, io la vedo in modo completamente opposto. I suoi ruoli pubblici non lo rendono affatto incompatibile alla candidatura. Sul piano delle concessioni, ritengo che non abbiano niente a che vedere con il ruolo che andrà a svolgere. Paradossalmente, se si fosse candidato a presidente della Regione Piemonte, qualcuno avrebbe potuto anche insinuare dei dubbi, seppure si potesse comunque trovare una soluzione con facilità. Ma è certo che il Comune di Torino non ha alcun potere decisionale in merito alle concessioni sulle acque.
Al momento le elezioni non sono nemmeno convocate. Temete il rischio di un rinvio a causa del coronavirus?
È già da un po' di anni che il Paese è governato da chi non vince le elezioni. Ovviamente spostare in avanti le lancette potrebbe giocare a favore di una parte politica. Ma queste questioni non mi affascinano mai molto. Il tema non è tanto la data del voto, semmai il fatto che il centrodestra ha di fatto trovato un candidato che guarda fuori della coalizione. Dall'altra parte c'è un centrosinistra che, legittimamente e comprensibilmente, non ha ancora deciso e non sta nemmeno dando alcun segnale di novità alla città. Tutte le candidature che si discutono al momento sono vecchie, note e non rispecchiano i tempi di oggi.
Intende dire che il rinvio potrebbe essere uno stratagemma da parte dei vostri avversari per avere il tempo di trovare una quadra che al momento manca?
Diciamo che non riguarderebbe strettamente le logiche della città, perché se il rinvio verrà deciso sarà di carattere nazionale. Semmai potrebbe servire a qualcuno per cercare di recuperare un po' di consenso.
Qual è la ricetta della Lega per far ripartire Torino dopo il coronavirus?
La vera novità delle prossime elezioni comunali non sarà solo di carattere politico, ma un progetto per riscrivere completamente la storia di questa città, un piano per affrontare il post pandemia. Dobbiamo immaginare come sarà Torino nei prossimi 10, 20, 30 anni. La Lega ha le sue proposte, che verranno però valutate insieme al resto del centrodestra e con il candidato sindaco. Ci saranno partiti più attenti ai commercianti, alle periferie, alla sicurezza. Ma l'unica certezza è che si riparte da zero, con grandissime problematiche ma anche grandi opportunità. Dunque serviranno meno bandiere e più atteggiamenti pragmatici. Per questo sarà utile la visione imprenditoriale.
Ci fa un esempio?
Pensiamo alla rigenerazione urbana: fino all'ultima bozza del Recovery Fund che ho avuto modo di consultare, questo tema non era completamente trattato. Se non si rinnovano le aree urbane, le infrastrutture diventano totalmente inutili. La città va ricostruita, ora che si possono presentare delle opportunità. Questo sarà il progetto del centrodestra: rivedere e riscrivere il futuro di Torino.
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