Giorgetti: «Draghi al Quirinale, poi torniamo subito al voto»
Il Ministro dello Sviluppo economico: «A gennaio mancherà un anno alle elezioni e Draghi non può sopportare un anno di campagna elettorale permanente. Diventerebbe De Gaulle»
«La vera discriminante politica per i prossimi sette anni è che cosa fa Mario Draghi. L'interesse del Paese è che Draghi vada subito al Quirinale, che si facciano subito le elezioni e che governi chi le vince. Draghi diventerebbe De Gaulle. A gennaio mancherà un anno alle elezioni e Draghi non può sopportare un anno di campagna elettorale permanente. Da gennaio la musica sarà diversa. I partiti smetteranno di coprirlo e si concentreranno sugli elettori». Così in una intervista a La Stampa il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
Restando sul Quirinale, se non si realizzasse il disegno di Draghi al Colle per Giorgetti un bis di Sergio Mattarella è «complicato», le possibilità di Berlusconi sono «poche», mentre «non escludere Casini: è amico di tutti, no?».
Capitolo Lega: è «una sola» e non ci sono neanche due linee tra lui e Matteo Salvini, «al massimo sensibilità diverse», precisa. Mentre sulla proposta del salario minimo europeo, «se non c'è la parità di acquisto nei Paesi europei è piuttosto difficile da realizzare. Poi col salario minimo togli legittimazione alla contrattazione, ammazzando il sindacato».
Sulle prossime elezioni amministrative, su Roma il ministro non si sbilancia: «Dipende da quanto Calenda riesce a intercettare il voto in uscita dalla destra. Ballottaggio Gualtieri-Michetti? Vince Gualtieri. Michetti candidato sbagliato? Non lo so. Ma so che il candidato giusto sarebbe stato Bertolaso"; su Milano ha meno dubbi: «Sala può vincere al primo turno"; e a Torino Damilano «credo che possa vincere al secondo turno».
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