26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Emergenza coronavirus

Lamorgese: «Bisogna tornare a celebrare i funerali»

Il Ministro dell'Intero: «Allo studio misure per il più ampio esercizio di libertà di culto. Non è umanamente sopportabile impedire le celebrazioni dei funerali alle tantissime famiglie colpite da un lutto»

Il Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese
Il Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese Foto: ANSA

ROMA - «Non è umanamente sopportabile impedire le celebrazioni dei funerali. Proporrò al governo che si possa tornare a celebrare le esequie». Lo dice ad Avvenire il Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, annunciando che «sono allo studio misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto».

«Il tema dell'esercizio della libertà di culto, cattolico e di altre confessioni religiose, è stato alla mia attenzione fin dall'insorgere dell'emergenza coronavirus», spiega la titolare del Viminale in un'intervista al quotidiano della Conferenza episcopale italiana. «I continui e proficui contatti con la Conferenza episcopale italiana ci hanno permesso di tracciare le prime indicazioni per lo svolgimento in sicurezza delle funzioni religiose, seppure senza la presenza dei fedeli a causa della grave situazione epidemiologica. Adesso però, in considerazione di un quadro sanitario in parziale miglioramento, sono allo studio del governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto».

Cadrà il divieto di celebrare i funerali? «Non è umanamente sopportabile impedire le celebrazioni dei funerali alle tantissime famiglie colpite da un lutto. Proporrò al governo, in vista della fase di graduale riapertura, di compiere un passo concreto: dobbiamo poter tornare a celebrare i funerali, seppure alla presenza soltanto degli stretti congiunti, seguendo le modalità che l'Autorità Ecclesiastica riterrà di applicare nel rispetto delle misure di distanziamento fisico dei partecipanti».

Si può pensare di regolarizzare le badanti

L'emersione degli immigrati impiegati in agricoltura «è un primo passo» e potrebbe essere «presa in considerazione» pure nel lavoro domestico. Il tema della regolarizzazione per gli immigrati impiegati nel settore agricolo «é all'attenzione del Governo», spiega la titolare del Viminale. «Si tratta di far emergere dall'irregolarità tanti lavoratori italiani e stranieri che spesso sono impiegati in contesti di grave precarietà sociale e sanitaria, soprattutto con riferimento ai settori dell'agricoltura, dell'allevamento e della pesca. In tal modo, si auspica di poter far fronte alla domanda di manodopera in quei comparti, come sollecitato anche dalle associazioni imprenditoriali». Estenderete la regolarizzazione ad altri settori lavorativi, a partire da colf e badanti, come da più parti viene chiesto? «L'operazione d'emersione nei settori che ho citato è un primo passo. Ciò non toglie che possa essere presa in considerazione, anche dal Parlamento, l'emersione in altri settori, come quello del lavoro domestico».

Permessi di soggiorno, possibile proroga

«Una prima proroga al 15 giugno» dei permessi di soggiorno in scadenza per gli immigrati «è stata necessaria per evitare che nella fase più acuta dell'emergenza sanitaria ci fosse un affollamento negli uffici delle questure aperti al pubblico. Adesso, nella previsione di un graduale ritorno alla normalità, potrebbe essere prevista un'ulteriore proroga».

Coronavirus non permette modifica permessi umanitari

«La fase emergenziale non ha consentito di provvedere a una modifica della normativa sui permessi umanitari che, comunque, rimane nell'agenda del governo». Il quotidiano della Cei ricorda che prima dell'emergenza, il governo lavorava a modifiche dei decreti sicurezza. «Abbiamo previsto - spiega Lamorgese - la possibilità di proseguire l'accoglienza nelle strutture dedicate anche per i richiedenti asilo che si sono visti respingere la domanda e per i titolari di protezione umanitaria che non ne hanno più titolo. La continuità dei servizi è stata garantita dal Viminale dall'autunno scorso e poi ribadita nell'emergenza coronavirus».

A buon fine la lettera a Bruxelles sui ricollocamenti

«Il Viminale non ha mai smesso di tessere la tela dei rapporti coi ministri dell'Interno degli altri Stati membri. Certo, l'emergenza sanitaria ha influito molto sulle decisioni adottate dai governi, ma proprio in questi giorni è andata a buon fine la lettera indirizzata alla commissione Ue dai ministri di Germania, Francia, Spagna e Italia. Quattro Paesi chiave dell'Ue che, in un momento in cui l'Unione è nel pieno dell'emergenza sanitaria, hanno sentito la necessità di rivolgersi alla Commissione che sta per formulare la sua proposta sulla riforma del sistema di asilo. Per noi, è importantissimo che la lettera metta in evidenza la peculiarità delle frontiere marittime e la necessità che la ricollocazione dei richiedenti asilo salvati in mare avvenga a carico di tutti i Paesi Ue e non soltanto dei soliti volenterosi».