28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
L'analisi

Stefano Pontecorvo: «Serve un italiano alla NATO (e più Europa nei Balcani)»

L'ultimo funzionario dell'Alleanza atlantica a lasciare Kabul esattamente un anno fa, Pontecorvo ha raccontato la sua esperienza nel libro «L'ultimo aereo da Kabul»

Stefano Pontecorvo, ex Alto Rappresentante civile della NATO in Afghanistan
Stefano Pontecorvo, ex Alto Rappresentante civile della NATO in Afghanistan Foto: Agenzia Fotogramma

E' ora, e soprattutto è cosa utile, che alla guida della Nato arrivi un italiano, sia per premiare un alleato fedele e sempre presente, sia per aumentare l'attenzione dell'Alleanza atlantica sul Mediterraneo: lo ha spiegato ad askanews Stefano Pontecorvo, ex Alto Rappresentante civile della NATO in Afghanistan. Ultimo funzionario dell'Alleanza atlantica a lasciare Kabul esattamente un anno fa, Pontecorvo ha raccontato la sua esperienza nel libro «L'ultimo aereo da Kabul». Un epilogo che ha compromesso la credibilità dell'Occidente agli occhi del Paese centro-asiatico, dice oggi, rispondendo anche a domande sulle crisi che un anno fa sembravano lontane all'orizzonte: l'Ucraina, dove esclude «categoricamente» un coinvolgimento Nato, e i Balcani, dove «serve più Europa per stemperare le tensioni».

Proprio per «il modo in cui abbiamo abbandonato» l'Afghanistan, ha spiegato Pontecorvo, «a breve termine credo si possa fare molto poco» per riconquistare la fiducia del popolo afgano, anche «per l'oggettiva difficoltà di cooperare con il regime talebano». Quindi «quello che si può fare è aiutare a ricostruire, mostrare una vicinanza avviando rapporti economici, ma solo nel momento in cui i talebani terranno fede ai propri impegni, in ambito dei diritti umani, diritti delle donne, un minimo di stato di diritto».

A suo avviso, «il prossimo segretario generale della Nato dovrebbe essere italiano», per il ruolo svolto dall'Italia nell'Alleanza e per tenere «alta l'attenzione sul Mediterraneo». Perchè «l'Italia è un membro veramente importante dell'Alleanza, nel senso che ci siamo sempre, i nostri militari sono dappertutto - ha spiegato - noi siamo sempre stati degli ottimi alleati, fedeli, che non vuol dire scodinzolanti, ma nel senso che abbiamo contribuito a definire le politiche Nato, di orientamento Nato, e abbiamo dato grandi contributi».

Anche oggi, ha ricordato Pontecorvo, «la più grande operazione Nato attualmente in corso, che è quella in Iraq, è sotto comando italiano». Il prossimo segretario della Nato dovrebbe essere un italiano perchè «sono circa 50 anni che non ricopriamo la carica», ma anche «perchè c'è la necessità di mantenere vivo l'interesse, alta l'attenzione sul Mediterraneo», a fronte di «un'instabilità crescente in Libia e nell'Africa sub-sahariana, dove operano molto i russi, e ai fenomeni jihadisti che arrivano dal fianco sud».

Non ultimo, un segretario italiano porterebbe ad «avere un atteggiamento un po' più equilibrato verso l'Est Europa, senza che questo significhi cedere per un solo istante sui valori, sui principi, o stravolgere la realtà dei fatti, che vede la Russia aggressora». Un equilibrio, secondo l'ex ambasciatore, «connaturato agli uomini di alto livello politico italiano».

Chi potrebbe ricoprire l'incarico tra i tanti nomi fatti? «Io vedo un paio di personalità che potrebbero ricoprire tale incarico», ha ipotizzato, senza precisare ulteriormente.

Quanto all'Ucraina, Pontecorvo non vede alcun rischio di un coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto in Ucraina, «lo escluderei in maniera categorica», ha detto. «La Nato sa benissimo di non dovere essere coinvolta in Ucraina. Il Segretario generale della Nato e gli americani, che sono gli attori principali, hanno escluso un coinvolgimento della Nato fin dall'inizio e un ottimo segnale di tutto questo è il fatto che l'assistenza all'Ucraina viene data in via bilaterale dagli americani e dagli inglesi, ma coordinata per quanto riguarda i Paesi europei dall'Unione europea. La Nato non compare da nessuna Paese e deve continuare così».

Infine, «più Europa» nei Balcani «per stemperare le tensioni». Pontecorvo non crede «che si apra un nuovo fronte, ma certo i segnali che arrivano dal Kosovo non sono buoni».

In questa situazione, Pontecorvo ritiene che «un passo decisivo per gestire la situazione sia coinvolgere tutti i Paesi, in maniera più decisa di come fatto finora, in un progetto europeo comune. Più Europa per stemperare le tensioni».

(con fonte Askanews)