Berardini: «Renzi si è giocato il tutto per tutto sulle spalle degli italiani»
Il DiariodelWeb.it intervista Fabio Berardini, deputato passato recentemente dal M5s a Centro democratico, partito che potrebbe diventare la quarta gamba della maggioranza
Giuseppe Conte ha superato indenne la prova della fiducia: il suo governo è rimasto in piedi, ma (per ora) è di minoranza. I 156 voti incassati al Senato non bastano, bisogna in fretta costruire una quarta gamba che possa tenere in piedi l'esecutivo insieme a M5s, Pd e Leu. Nel bel mezzo di queste manovre per attirare nuovi parlamentari in maggioranza si ritrova così Centro democratico, la piccola formazione guidata dall'inossidabile Bruno Tabacci, che potrebbe diventare il polo di attrazione intorno al quale costruire la nuova lista Conte. Il DiariodelWeb.it ne ha parlato con Fabio Berardini, deputato passato recentemente proprio dal Movimento 5 stelle al Centro democratico.
Onorevole Fabio Berardini, Centro democratico è il perno delle trattative per far nascere la quarta gamba del governo?
Sicuramente abbiamo garantito la maggioranza assoluta nella fiducia al governo. Ora si sta creando un polo di persone volenterose di dare il loro contributo e di lavorare insieme al presidente del Consiglio Conte.
Ma quella che sta nascendo è quella lista Conte di cui si legge sui giornali, cioè il partito del premier?
Su questo attendiamo le determinazioni del presidente del Consiglio. Noi abbiamo avanzato un appello: Conte, prima o poi, dovrà misurarsi anche con le elezioni, quindi con una propria forza politica. Gli abbiamo offerto il nostro contributo, poi sarà lui a compiere i passi politici che riterrà opportuni.
In passato i tentativi del genere, come Scelta Civica di Mario Monti, non hanno avuto molto successo...
Ogni epoca è diversa, è anche difficile confrontare i vari contesti. Io ricordo che Monti era un presidente tecnico, spesso associato alla riforma Fornero, sicuramente non apprezzata da molti italiani. La realtà attuale è completamente differente: il presidente del Consiglio si è ritrovato a gestire una situazione di pandemia unica nella storia della Repubblica e, di fatto, ha evitato che l'Italia precipitasse. Come sarebbe potuto accadere con persone come Salvini, che nelle interviste sosteneva che si dovesse aprire tutto, invece di prendere le necessarie misure di precauzione. Noi ci sentiamo molto confortati dall'azione del presidente Conte.
Confidate che questo tentativo di attrazione di nuovi parlamentari in maggioranza andrà a buon fine in tempi brevi?
Alla Camera i numeri sono già solidi, abbiamo raggiunto la maggioranza assoluta. Ora si lavorerà al Senato, dove noi non siamo presenti, ma da quello che so in questi giorni si sta creando un contenitore per trovare una collocazione a tutti coloro che non vogliono seguire il gesto irresponsabile di Renzi. Persino molti senatori di Italia Viva sono stati eletti con il Partito democratico e immagino non vogliano andare totalmente contro la forza politica con cui si sono presentati. Io sono fiducioso che non si voglia far precipitare il Paese in una crisi istituzionale e lasciarlo senza governo. Il nostro auspicio è che l'appello del presidente Conte venga raccolto e ci sia un momento di aggregazione per portare avanti una forte azione.
Sarà necessario intervenire anche sul governo? Si aspetta un rimpasto, un Conte ter o comunque nuovi ingressi nei ministeri, magari anche da parte di esponenti di Centro democratico?
Penso che sarà sicuramente necessario passare per un rimpasto di governo. La questione è se serviranno le dimissioni del presidente Conte oppure no. Molte forze politiche auspicano un Conte ter, ovvero una squadra di governo completamente rinnovata e rinforzata. Gli ingressi di altre forze, compresa quella di Centro democratico, si valuteranno nei colloqui con il presidente del Consiglio e il capo dello Stato. Se servirà a dare più stabilità, anche noi faremo la nostra parte.
Ma vi aspettate una rappresentanza anche per il vostro partito?
Sicuramente, se ci sarà la possibilità, daremo il nostro contributo. Non mi sbilancerei più di tanto perché non vogliamo andare in pressing sul presidente del Consiglio o sul capo dello Stato.
Mi permetta la battuta: dalla sua cautela emerge che si è molto calato nei suoi nuovi panni democristiani.
Non vogliamo entrare a gamba tesa in dinamiche molto delicate. Anche i ministri attualmente in carica faticheranno ad abbandonare la loro posizione. Certo, se ci sarà spazio per esponenti di Centro democratico ne saremo molto contenti.
Il voto di mercoledì della relazione sulla giustizia rischia di essere un altro passaggio cruciale?
I numeri, per il momento, sono abbastanza risicati, quindi il rischio c'è. Ci aspettiamo un atteggiamento di collaborazione e di disponibilità da parte del ministro della Giustizia, affinché possa uscire indenne da questa votazione. Non possiamo replicare quello che è andato in scena mercoledì scorso, quando il deputato Donno del Movimento 5 stelle nel suo intervento ha attaccato sostanzialmente tutte le opposizioni. In questo momento è necessario un atteggiamento più costruttivo e non distruttivo. Noi vogliamo stabilizzare l'azione di governo, non metterla a repentaglio.
Se non dovesse riuscire a trovare i senatori che mancano, cosa dovrebbe fare Conte a quel punto?
L'unica strada per lui è quella di creare un contenitore per andare avanti. Diversamente, credo che rimetterà il mandato nelle mani del presidente della Repubblica. A quel punto sarà quest'ultimo a decidere se trovare un nuovo nome da proporre per un governo politico oppure passare a qualcuno che traghetterà il Paese alle elezioni. Questo dipenderà dai numeri in parlamento. In ogni caso il presidente Conte la maggioranza, benché relativa, al Senato l'ha ottenuta: questo pone una sicurezza sulla sua figura. Bisognerà attendere questi giorni prima di fare ulteriori ipotesi.
Ma che idea si è fatto sulla decisione di Renzi? Qual è il vero motivo che lo ha mosso?
Io, come tanti altri del resto, non l'ho capita. In questo momento l'unica cosa di cui l'Italia non aveva bisogno è questa instabilità, che si ripercuote su tutta la ricostruzione, indebolisce e rallenta l'adozione del Piano nazionale di resilienza. A questo punto l'unica cosa che mi viene da pensare è che si sia creato uno scontro tra due personalità, una specie di antipatia. E mi sono fatto l'idea che Renzi si sia giocato il tutto per tutto, sulle spalle degli italiani, per far fuori Conte, che poteva essere un suo avversario politico. Questa lettura avvalorerebbe ulteriormente la tesi secondo cui questo è stato un gesto totalmente folle.
Lei ha rotto con il Movimento 5 stelle soprattutto sulla questione del Mes, ma si è accasato in Centro democratico, che è una formazione europeista. Non c'è una contraddizione?
Io ho criticato aspramente la riforma del Mes, che era stata sottoposta al voto dell'aula. Ma credo nell'Europa e nella serie di strumenti che mette a disposizione. Il Mes è uno di questi, ma non dobbiamo avvalercene per forza. Se anche altri Stati valuteranno di accedere a questa misura, potremo ragionarci, ma se finora nessuno lo ha ritenuto conveniente un motivo ci sarà. Tra l'altro neanche Conte è intenzionato ad accedervi, anzi, ha più volte ribadito che l'Italia non ne ha necessità.
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