Cabras: «Quello di Renzi è solo un bluff, Conte non ceda al suo ricatto»
L'onorevole Pino Cabras, deputato del Movimento 5 stelle, fa il punto al DiariodelWeb.it sugli scenari della possibile crisi di Governo
Nella notte di martedì, il Consiglio dei ministri ha approvato il Recovery Plan: un piano da 310 miliardi per spendere i fondi europei. Ma la crisi di governo che rischiava di esplodere in occasione di questo voto, in realtà, è solo rimandata. La tensione tra il premier Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, continua a rimanere alta. E in queste ore non si esclude nessuno scenario: da una crisi lampo pilotata, ad un cambio di premier, ad una nuova maggioranza fino addirittura alle elezioni anticipate. Il DiariodelWeb.it ha fatto il punto con l'onorevole Pino Cabras, deputato del Movimento 5 stelle e vicepresidente della Commissione esteri della Camera.
Onorevole Pino Cabras, qual è lo scenario più probabile, secondo lei?
Vedo che tutti quelli che dispongono di sfere di cristallo per leggere il futuro sono in crisi, in questi giorni. Quindi anche le mie previsioni varranno poco.
Ma si sarà fatto un'idea.
Noto una debolezza di fondo nello spin-off del Pd creato da Renzi. Si tratta di un partito non consolidato, che non ha prospettive elettorali immediate, se si andasse al voto anticipato. Per cui il suo suona molto come un bluff. Dietro non c'è una reale possibilità di ricatto.
Quindi, se lo strappo non conviene a Renzi, qual è la sua vera intenzione?
Credo che lui veda in Conte l'ostacolo principale al consolidamento di un partito centrista nei prossimi due anni. Finché c'è una figura autorevole, che parla ad un'ala moderata e progressista, come il premier, il suo ruolo ne esce in qualche modo diminuito.
Renzi si sente oscurato da Conte?
Sì. Non riesce ad occupare quella nicchia ecologica che sarebbe naturale per un partito con le caratteristiche di Italia Viva, quindi non ha sbocco elettorale. Per questo preme per ridimensionare il ruolo di Conte ed espandersi.
Lo vuole logorare?
Sì, penso che l'intento sia abbastanza chiaro. In questo periodo ha utilizzato una serie lunghissima di pretesti.
Chi la spunterà, alla fine, tra i due?
In questo panorama politico così frammentato è difficile dirlo. Lo stesso Renzi è uno degli artefici di questa frammentazione del parlamento italiano. Qualche smottamento è possibile: bisogna vedere come si arriverà in aula.
Dall'altra parte, del resto, Conte potrebbe cercare di coinvolgere un gruppo di responsabili per sostituire la compagine di Italia Viva in maggioranza e quindi liberarsi di Renzi.
Questo implicherebbe alcuni passaggi politici non scontati. I cambiamenti di casacca non sono mai indolori, e non si sa che contraccolpi possano determinare. Anche quello scenario non lo vedrei molto stabile.
Insomma, il governo rimarrebbe appeso a numeri poco solidi?
Esatto.
E dunque come deve rispondere Conte a Renzi?
A mio avviso l'operazione più corretta in questo momento sarebbe semplicemente quella di non cedere al ricatto. Mantenere una posizione ferma, sapendo che si può rischiare anche di andare alle urne, ma senza dargliela vinta. Altrimenti il ricattatore continuerà sempre ad alzare la posta.
Il Recovery Plan approvato dal Consiglio dei ministri la soddisfa?
Il mio giudizio è duplice. Da un lato è positivo che in Italia sia tornato il concetto della programmazione. Le risorse pubbliche non vanno disperse in mille rivoli, mille mance, che alla fine non cambiano dell'economia nel suo insieme.
Dall'altro lato?
Sono un po' più scettico sulle risorse, e su questo sono stato in minoranza anche nel Movimento, dove ho notato un grande entusiasmo da parte di molti colleghi. Una parte significativa di queste risorse sono prestiti condizionati dell'Unione europea. Le stesse risorse si possono benissimo ottenere con le vie ordinarie dell'emissione di titoli: sarebbe sempre debito, ma non soggetto al vincolo esterno della Ue.
Anche dietro al Recovery Plan si nasconde una trappola dell'Europa?
Purtroppo il funzionamento di questa Unione è questo: mettere sul piatto poche risorse, condizionate, e per giunta centellinandole, perché non arrivano tutte subito. Nel 2021 le risorse aggiuntive saranno circa 7 miliardi: poca roba, se paragonata alla caduta del Pil di almeno 150 miliardi. A mio avviso la cosa migliore da fare è puntare a non chiedere i prestiti. Già altri Stati lo hanno fatto, come la Spagna.
Quindi accedere solo ai finanziamenti a fondo perduto?
Esatto. Quella parte è la più significativa, posto che comunque non basterà, perché sono richiesti sforzi straordinari.
La stessa obiezione lei la oppone al Mes?
Sì. Innanzitutto perché anche quei soldi non arrivano subito: il Mes li deve prima raccogliere sul mercato. A quel punto facciamo prima a raccoglierli noi. La differenza di interessi è assolutamente trascurabile, in questo momento: i tassi sono addirittura negativi, per i titoli a brevissima scadenza, cioè lo Stato ci guadagnerebbe. I soldi sono disponibili, non c'è una crisi di liquidità.
Renzi, così come altri esponenti politici, sostiene che il Mes potrebbe servire a dare una mano agli ospedali in difficoltà.
Queste parole mi indignano, tecnicamente sono una grande fesseria. Il denaro c'è, il problema semmai deriva dal crollo della spesa medica che si è verificato negli ultimi 10-15 anni. Compreso sotto il governo Renzi.
Ora si piange dopo aver tagliato sulla sanità per decenni.
Esatto. In questi giorni sto portando l'esempio del Vietnam, un Paese di 100 milioni di abitanti, industrializzato, con metropoli affollate, che dall'inizio della pandemia ha avuto solo 35 morti. Duemila volte meno rispetto a noi. Ci sono ragioni specifiche di quel territorio, ma sicuramente ha giovato il fatto di aver aumentato regolarmente la spesa per la sanità dell'8-9% annuo negli ultimi quindici anni.
Pensa che sul Mes il Movimento 5 stelle si sia ormai accomodato sulla posizione del Pd?
Io ho votato contro l'approvazione del mandato a Conte a firmare il trattato sul Mes. Considero un errore prospettico pensare che, siccome non lo richiederemo, la cosa non abbia effetti. In realtà è una spada di Damocle che poniamo sul nostro debito pubblico, perché la sua valutazione complessiva terrà conto dei potenziali titoli privilegiati, e tra questi ci sono quelli del Mes.
Quindi il M5s ha di fatto tradito il suo programma elettorale su questo punto?
Il programma diceva che il Mes andava smantellato. È chiaro che, per attuarlo, avremmo dovuto ottenere il 51% dei seggi, e questo non è accaduto. Se si stipulano degli accordi, è possibile che alcune parti del programma rimangano inattuate. Però affrontando la riforma credo che si sia commesso un grave errore.
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