18 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Emergenza clandestini

Gentiloni elenca i benefici del trattato con la Libia: «Nel 2017 80mila immigrati in meno in Italia»

Il premier: «Il trattato tra Italia e Libia sui migranti ha fatto accendere i riflettori in Libia sui diritti umani. È merito nostro»

ROMA - «Il punto di partenza è che l'Italia non da oggi si presenta con le carte in regola e a testa alta sulla discussione migratoria». Un atteggiamento che «deriva dai risultati che siamo riusciti ad ottenere in questo periodo, risultati che se ci fosse un'epidemia di onestà intellettuale dovrebbero essere riconosciuti da tutti i paesi, sostenuti e rivendicati con orgoglio dal nostro paese». Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni in aula al Senato durante le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Gentiloni ha citato «i risultati sul numero degli arrivi che si sono ridotti del 33% su base annua e negli ultimi cinque mesi dal primo luglio del 69%. C'è stata una riduzione di 80mila unità nel 2017 rispetto al 2016. Solo a prevederlo alcuni mesi fa sarebbe stato francamente impensabile».

Il trattato con la Libia
Il trattato tra Italia e Libia sui migranti «ha avuto tra le conseguenze positive il fatto che finalmente si sono accesi i riflettori in Libia sui diritti umani. È merito nostro non di chi racconta cose come se avesse scoperto una realtà imprevedibile», ha detto il premier. «E' grazie al trattato - ha proseguito - che oggi l'organizzazione internazionale dei migranti ha portato i rimpatri volontari assistiti dalla Libia verso gli altri paesi africani da meno di 3mila a sopra i 15mila e potrebbe superare i 20-25mila entro l'anno. Contemporaneamente sono diminuiti gli arrivi». I risultati sul fenomeno migratorio, ha aggiunto, «sono il frutto di un lavoro enorme, diplomatico, di rapporti bilaterali con le autorità libiche, con le comunità locali, con le milizie, di lavoro ai confini meridionali, con i paesi di provenienza. Non c'è una bacchetta magica ma aun lavoro del governo che dobbiamo rivendicare a testa alta perché tutto il mondo ne è consapevole».