M5s Europa: «Made in Italy svenduto alla Cina»
Durante l'ultimo summit di Bruxelles è stata raggiunta un'intesa per proteggere appena 100 prodotti europei dalla concorrenza sleale cinese, di questi 26 sono italiani
ROMA - Addio Pomodori di Pachino, lambrusco, arance tarocco, nocciola piemontese, sale marino di Trapani, pistacchio di Bronte e pizzoccheri della Valtellina. Europa e Cina hanno siglato un accordo suicida per il Made in Italy. Durante l'ultimo summit di Bruxelles è stata raggiunta un'intesa per proteggere appena 100 prodotti europei dalla concorrenza sleale cinese, di questi 26 sono italiani. Ci sono molti prodotti lavorati come la Mozzarella di Bufala Campana, il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma, ne mancano tantissimi altri che sistematicamente vengono copiati e plagiati nel mondo e in particolare in Cina.
Sono 293 le eccellenze italiane tutelate dai marchi IGP e DOP, ma il protocollo d'intesa siglato con la Cina ne difende solo 26. Guarda caso nella lista ci sono i marchi dei grandi consorzi e nessuno dei piccoli produttori di eccellenze tipiche di regioni italiane. È un primo passo avanti nella lotta alla contraffazione alimentare, ma non basta. Mancano ben 267 eccellenze del Made in Italy. Mancano tutti i prodotti non lavorati, quelli che Madre Natura ha donato al nostro Paese.
«Denunciamo anche una lacuna nel protocollo d'intesa siglato con la Cina. Manca un riferimento alla cosiddetta triangolazione. La Cina, infatti, importa anche falsi Made in Italy, come il prosecco australiano. Come si comporterà? Prenderà dei provvedimenti per fermare questa concorrenza sleale? Il gruppo Efdd - Movimento 5 Stelle proporrà in Commissione Agricoltura una lista aperta di eccellenze italiane da difendere in Cina. Dobbiamo fermare la contraffazione alimentare che danneggia l'agricoltura e l'economia del nostro Paese. Vogliamo criteri trasparenti che diano la possibilità a tutti i produttori di essere tutelati dal plagio e dalla truffa dell'imitazione. Il marchio di certificazione riconosciuto dalla Cina può far salire il valore del prodotto in quel mercato dal 300% al 1.200%. L'Europa si deve battere per includere il più ampio numero di prodotti possibile».
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