Calcio, Giorgetti chiede orari concordati con Questure e più poteri agli steward. Salvini: «No alla chiusura degli stadi»
Le proposte del sottosegretario Giorgetti nel corso della conferenza stampa congiunta con il ministro dell`Interno Matteo Salvini sulla violenza del tifo ultrà nel mondo del calcio
ROMA - «Non basta dire che bisogna inasprire le pene. La certezza della pena è un concetto importante così come i tempi dei giudizi». Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti, nel corso della conferenza stampa congiunta con il ministro dell'Interno Matteo Salvini sulla violenza del tifo ultrà nel mondo del calcio. Nel corso dell'incontro avvenuto oggi Giorgetti fa sapere che il governo ha chiesto alla società di calcio che siano concordate con le autorità di pubblica sicurezza gli orari delle partite di calcio più sensibili sul piano dell'ordine pubblico e ai tesserati di «evitare sempre di buttare benzina sul fuoco», con dichiarazioni prima e dopo le partite di calcio, perché «gli arbitri possono sbagliare». Tra le misure che saranno al vaglio del governo, Giorgetti ha indicato la possibilità di rafforzare i poteri degli steward. Matteo Salvini dal canto suo osserva che in Italia i 'tifosi' colpiti da Daspo sono 6.500 e «non si possono confondere 12 milioni di tifosi con sei mila delinquenti». Per questo si dice contrario alla chiusura degli stadi o di settori degli stadi «perché sarebbe una resa dello Stato».
Numero di feriti sceso del 60%
Nell'ultimo anno - dati aggiornati a luglio 2018 - il numero dei feriti è sceso del 60 per cento. In calo anche i denunciati (-43%) e gli arrestati (-80%). Sui campi di calcio «non c'è un clima di guerriglia» ha assicurato Salvini. «Da San Siro all'ultimo campetto di periferia. Non c'è allarme attorno a quello che è uno sport». «Mi rifiuto - ha aggiunto Salvini - di trattare come un fenomeno di ordine pubblico quello che è un gioco. Voglio continuare a portare i miei figli in tribuna e in curva. Vanno allontati soggetti pericolosi dalle tribune e dalle curve». Infine, sulla proposta di chiudere uno stadio o una curva esprime chiaramente la sua posizione: «Sarebbe la sconfitta del calcio».
Negati i domiciliari a Piovella
Intanto, arriva la decisione dei pm di Milano che hanno negato i domiciliari a Marco Piovella, che deve dunque restare in carcere. I pm di Milano che indagano sugli scontri scoppiati nel giorno di Santo Stefano poco lontano dallo stadio di San Siro prima della partita Inter-Napoli hanno espresso parere negativo alla richiesta di concessione dei domiciliari presentata nei giorni scorsi dall'avvocato Mirko Perlini, difensore del capo ultrà neroazzurro ritenuto dagli investigatori la mente dell'agguato contro i tifosi napoletani che ha portato alla morte del 39enne Daniele Beladrinelli, deceduto in ospedale dopo essere stato schiacciato da una Volvo V 40. Sull'istanza deciderà il gip Guido Salvini: il verdetto è atteso a breve.
Come è morto Belardinelli
Le indagini condotte dai pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri e coordinate dal procuratore aggiunto Letizia Mannella puntano soprattutto a chiarire la dinamica dell'incidente che ha portato alla morte del 39enne. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori soprattutto sulla base del racconto dei testimoni oculari, quando fu investito dalla Volvo Belardinelli era già steso a terra. L'ipotesi più probabile, ancora tutta da verificare, è che in precedenza fosse stato investito da una seconda auto che gli inquirenti avrebbero già individuato e che potrebbe essere sequestrata nelle prossime ore. Il quadro sarà più chiaro una volta effettuata l'autopsia sul cadavere del 39enne, prevista nei prossimi giorni ma non ancora fissata. Le indagini proseguono a pieno ritmo soprattutto per individuare chi era alla guida della Volvo che ha travolto l'uomo. Per il momento gli indagati per concorso in omicidio volontario, rissa aggravata e lesioni sarebbero circa una ventina: 8 tifosi napoletani e altrettanti ultrà nerazzurri, tutti presenti agli scontri scoppiati all'incrocio tra via Novara e via fratelli Zoia, a un paio di chilometri dallo stadio milanese. Ma il loro numero è destinato a salire nei prossimi giorni.