19 marzo 2024
Aggiornato 03:00
Lavoro nero

Lavoratori in nero nell'azienda di Tiziano Renzi? Le Iene «censurano» il servizio

Sarebbe dovuto andare in onda domenica sera il servizio de Le Iene sul presunto lavoro nero nell'azienda di Tiziano Renzi. M5s: «Censura»

Tiziano Renzi alla guida nella sua Rignano sull'Arno
Tiziano Renzi alla guida nella sua Rignano sull'Arno Foto: Maurizio Innocenti ANSA

ROMA - Sarebbe dovuto andare in onda domenica sera il servizio de Le Iene sul presunto lavoro nero nell'azienda di Tiziano Renzi. E invece niente. Con un post su Facebook e una nota ufficiale il Movimento 5 Stelle ha annunciato di aver chiesto spiegazione alla trasmissione Mediaset sul mancato inserimento del video sul padre dell'ex premier nella puntata in onda domenica 9 dicembre. E cosa si scopre? Che Renzi senior ha annunciato querela. «Non so se si possa chiamare censura, ma certamente ci si avvicina molto» attacca il deputato livornese Francesco Berti. Il servizio riguarda gli strilloni presumibilmente in nero utilizzati in passato dalle società del padre dell’ex premier, servizio realizzato dopo l’inchiesta del quotidiano La Verità. Il quotidiano di Maurizio Belpietro aveva infatti raccolto la testimonianza di due ex distributori di quotidiani che hanno raccontato di aver lavorato per la famiglia Renzi senza firmare contratti: pagamento cash.

«Lezione di morale vergognosa da parte di Renzi»

Il Movimento 5 stelle, dopo la vicenda dei lavoratori irregolari nella ditta del padre di Di Maio, ha parlato di «lezione di morale vergognosa» da parte dell’ex segretario del Pd. Il cui padre ha preannunciato che denuncerà il giornale. L’accusa nei confronti di Tiziano Renzi era stata ripetuta da uno dei lavoratori a Radio Capital: «Contributi? Mai pagati. Non ho firmato nulla. Se ci paghi le tasse, dovrai far firmare qualcosa no?» ha detto Andrea Santoni. «Parlai con Matteo Renzi, non con il padre, per 20 minuti. Mi spiegò come funzionava» racconta Santoni, ora residente a Londra. «Un amico mi informò che aveva un’amica che lavorava per l’azienda e vendeva giornali. ‘So che guadagna’, mi disse», spiega l’uomo che specifica di essere tra i fondatori di Forza Italia a Firenze e di «odiare» Luigi Di Maio. Il ragazzo era in attesa di iniziare il servizio di leva, quindi aveva bisogno di un lavoro a tempo. «Matteo Renzi mi ha spiegato come funzionava. Mi disse: ‘Ti faccio fare il jolly», ricorda Santoni. «Si presentò come quello della Speedy. Contratti? Logicamente no, andava bene a me e a lui. Tutto era fatto a umma umma». Cioè, al mattino «prendevo i giornali, una volta c’era lui e una volta il padre». Al termine della giornata di lavoro «ti portavi il reso a caso e ti prendevi i tuoi soldi». La parte dei Renzi, secondo il suo racconto, «la mettevi nella busta e il giorno dopo la riportavi». Il lavoro, spiega, era «tutti i giorni» per «circa tre, quattro ore».

Censura?

Ma il servizio è stato boicottato. «Ieri sera tanti hanno passato la serata a vedere le Iene. Sapevano che avrebbero dovuto fare il servizio sui lavoratori in nero di Tiziano Renzi - si legge sulla pagina Facebook del Movimento - Lo stesso Tiziano ha raccontato con dovizia di particolare la sua intervista con Filippo Roma in un post. Anche noi abbiamo aspettato e aspettato, ma voi lo avete visto il servizio?» si chiedono i grillini. Eppure dalla redazione avevano detto che sarebbe andato in onda. Loro hanno chiesto spiegazioni e così hanno scoperto che Tiziano Renzi ha mandato una diffida. Secondo quanto lascia intendere il post del Movimento, quindi, si è trattato di una sorta di autocensura delle Iene per non incappare in problemi giudiziari con Tiziano Renzi. «C’è una non-notizia che viene sbattuta in prima pagina da settimane, quella delle carriole sequestrate nel giardino di casa del padre di Di Maio – scrive in una nota Berti – E c’è una notizia che non viene raccontata: quella dei lavoratori in nero nell’azienda di Tiziano Renzi. Non so se si possa chiamare censura, ma certamente ci si avvicina molto». «Che un servizio già confezionato non venga mandato in onda a seguito di una banale diffida è semplicemente vergognoso. Dov’è la libertà di stampa di cui lo stesso Matteo Renzi si riempie la bocca? La stagione delle Iene finisce domani. Mi auguro che si faccia in tempo a rimediare» conclude Berti.

«Le Iene hanno oscurato la verità su Renzi»

Sulla stessa linea d’onda anche un altro deputato M5s, Luigi Carabetta: «C’è solo una parola che fa capire cosa sia successo ieri sera nel programma Le Iene: censura. Hanno calato la pesante scure della censura dopo una semplice diffida da parte di Tiziano Renzi». A sentire Carabetta «così si supera ogni limite di dignità professionale: dopo aver gettato fango su Di Maio che, diversamente da altri squallidi personaggi, ha reso pubbliche tutte le carte a sua disposizione sulla vicenda che coinvolgeva il padre, i servi de ‘Le Iene’ hanno oscurato la verità su Renzi. È gravissimo – ha accusato – Pretendiamo immediatamente una presa di posizione da parte di tutte le persone coinvolte. Questa non è informazione. Altro che editti bulgari: con l’episodio di ieri sera si è andati anche oltre». Sulla vicenda è intervenuto anche Vito Crimi: «Sembra che bloccare le famose Iene sia più facile di quanto pensassimo, altro che libertà di stampa e paladini della verità» ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria. «Ci aspettiamo - ha avvertito Crimi - che chi sbandiera tanto la libertà di stampa poi abbia il coraggio di metterla in atto. Ci aspettiamo che Mediaset mandi in onda il prima possibile il servizio su Tiziano Renzi».

Renzi senior chiede i danni

Dopo la polemica social Tiziano Renzi non è rimasto a guardare: «Oggi alcuni parlamentari del M5s, tra cui il sottosegretario all’editoria Crimi, parlano in modo improprio di lavoro nero nella mia azienda – ha scritto su Facebook il padre dell’ex premier – Si tratta di un’accusa gravissima e falsa. Chiedo a tutti i parlamentari che stanno affermando queste falsità di rinunciare all’immunità parlamentare quando il mio avvocato chiederà loro i danni».