8 febbraio 2025
Aggiornato 05:00
Governo Conte

Grillo a un convegno con una casa farmaceutica. E il web tuona: «Venduta alle lobby»

Se basta partecipare ad una conferenza organizzata in collaborazione con una multinazionale per diventare, agli occhi dei più oltranzisti, una traditrice...

La ministra della Salute, Giulia Grillo, al termine della riunione dei ministri M5S nella sede del Ministero per i Rapporti con il Parlamento
La ministra della Salute, Giulia Grillo, al termine della riunione dei ministri M5S nella sede del Ministero per i Rapporti con il Parlamento Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA – Chi di web ferisce, di web perisce, sottolineano ironicamente gli oppositori del Movimento 5 stelle. E stavolta viene davvero difficile dar loro torto. Perché proprio l'esempio che stiamo per raccontarvi dimostra plasticamente come le dinamiche dell'indignazione permanente effettiva sui social network, sulle quali il partito fondato da Beppe Grillo ha fondato il suo iniziale successo, rischiano talvolta di rivoltarsi contro i loro stessi creatori. E travolgere anche loro, con questa furia iconoclasta, animata solo da una cieca cupio dissolvi.

Guai a sfiorare le multinazionali
Il caso di scuola riguarda il ministro della Salute, Giulia Grillo, finita nel mirino degli stessi attivisti grillini (nel senso di Beppe, in questo caso), che si sono rivoltati contro di lei con una salva di messaggi al vetriolo sulla sua pagina Facebook con l'accusa di essersi «venduta alle lobby del farmaco». Cosa avrebbe fatto di così scandaloso, tanto da rendersi colpevole di questo alto tradimento ai sacri valori del M5s? Semplicemente, ha partecipato ad una conferenza internazionale ospitata dalla biblioteca del Senato, intitolata «Global Health: l'Italia driver di best practice», organizzata da Formiche.net in collaborazione con GlaxoSmithKline-Gsk. Ecco il terribile crimine commesso dalla Grillo: basta partecipare ad un convegno con una casa farmaceutica per diventare automaticamente una schiava delle lobby.

Pioggia di critiche
I commenti pubblicati sui social hanno toni inqeuivocabili: «Non vi pago lo stipendio per farvi ospitare nel mio Senato lobby farmaceutiche, accusate e condannate da ogni parte del globo per corruzione, sperimentazione umana e crimini in campo medico sanitario. Vergogna!», «Ministro, come è possibile che il M5s che ha fatto la lotta alle lobby ha ospitato la Glaxo in Senato?», «Tutto bene l'incontro con Glaxo? Governo del cambiamento? 'Via i lobbisti dal palazzo!' gridavano quando erano all'opposizione: sì, perché quando eravate all'opposizione potevate permettettervi di dire tutto, e ora cosa è successo? Ci sono disegni che non si possono cambiare. Siete complici! Un giorno la pagherete cara tutti, queste nefandezze non durano in eterno», «Anche voi con le lobby, che delusione! E chi vi vota più?», «Glaxo in Senato, non serve dire altro...». Addirittura «peggio della Lorenzin», un insulto che la Grillo si sarebbe già guadagnata da parte dei no vax più radicali, nel recente passato, per non aver prontamente eliminato tutti gli obblighi vaccinali previsti dalla legge firmata dal suo predecessore. Insomma, va bene la famigerata democrazia diretta sulla rete, ma se la base solleva una rivolta non appena un ministro della Salute si siede ad una conferenza, forse stiamo davvero esagerando.