23 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Lega Nord

Giorgetti preoccupato: fondi Lega? Se il 5 settembre ci condannano il partito chiude

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio alla festa del Fatto Quotidiano ha parlato della sentenza attesa dopo il 5 settembre che deciderà sui conti leghisti

Giancarlo Giorgetti con Peter Gomez alla Versiliana Marina di Pietrasanta per la Festa del Fatto Quotidiano
Giancarlo Giorgetti con Peter Gomez alla Versiliana Marina di Pietrasanta per la Festa del Fatto Quotidiano Foto: Riccardo Dalle Luche | ANSA ANSA

PIETRASANTA - «La sentenza sui fondi della Lega? Se il tribunale del Riesame conferma la condanna, il 6 settembre il partito chiude». Quindi i problemi con la Guardia costiera che sul caso Diciotti non ha rispettato gli ordini, ma anche le promesse di Matteo Salvini che sui 500mila respingimenti «l’ha sparata grossa». Infine l’annuncio della presentazione del ddl Anticorruzione in consiglio dei ministri «forse già la prossima settimana». Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è intervenuto dal palco della Festa del Fatto Quotidiano in Versiliana. E intervistato dal direttore Peter Gomez per «La Confessione» ha affrontato tutti i temi caldi sul tavolo del governo Lega-M5s al rientro dalle vacanze estive. A partire dalla sentenza attesa dopo il 5 settembre, quando il Tribunale del riesame di Genova si esprimerà sul sequestro dei conti leghisti dopo la condanna per truffa ai danni dello Stato di Umberto Bossi e Francesco Belsito. Una data non ancora stabilita (potrebbe il tribunale prendersi qualche giorno per decidere) che, secondo alcune ricostruzioni di stampa, potrebbe far saltare l’esecutivo e riaprire la strada all’ipotesi elezioni anticipate.

Senza soldi non si va avanti
Giorgetti, rispondendo alle domande del direttore de ilfattoquotidiano.it, ha spiegato perché il Carroccio contesta l’eventuale intervento della magistratura: «Avrebbe una conseguenza definitiva, la chiusura del partito, senza che quel processo sia finito. Se tutti i futuri proventi che arrivano alla Lega vengono sequestrati, è evidente a quel punto che il partito non può più esistere, perché non ha più soldi. E’ ovvio che se il 6 i giudici decidono cosi, noi siamo finiti. Arrivasse dopo una sentenza della Cassazione io non avrei niente da dire». Maglietta maniche corte e toni informali, Giorgetti è l’uomo che più di tutti dall’avvio della legislatura ha tessuto le trame della nuove alleanza tra Carroccio e 5 stelle. E, intervistato da Gomez, pur avendo negato di essere il Gianni Letta del governo giallo-verde o il nuovo Richelieu, ha smentito ipotesi di crisi o elezioni anticipate. «Se la Lega avesse voluto staccare la spina», ha chiuso, «il giorno dell’avviso di garanzia a Salvini nell’ambito dell’indagine sulla Diciotti avremmo avuto un buon motivo. Non lo abbiamo fatto, abbiamo cinque anni davanti per salvare il Paese dal disastro».

«Diciotti? C’è un problema con la Guardia costiera»
Giorgetti ha parlato a lungo del caso della nave Diciotti e della decisione del governo, la settimana scorsa, di tenerla bloccata nel porto di Catania con 150 migranti a bordo. «In questo caso era coinvolta la Guardia costiera italiana, non una ong», ha detto Gomez. «Ha ragione», è stata la replica del sottosegretario leghista. «Siccome l’Italia è stato sovrano, resta da spiegare come sia possibile che la nave Diciotti sia entrata in acque maltesi visto che di solito i militari rispondono agli ordini». «Quindi lei non ha capito perché hanno agito in questo modo?», ha continuato Gomez. «No, mi risulta che le autorità maltesi abbiano protestato per questo sconfinamento. E’ un avvenimento che resta da chiarire. Il povero Toninelli si sta chiedendo questo e molte altre cose su come funziona la catena di comando». Quindi, alla domanda del direttore Gomez, «abbiamo dei problemi allo stato attuale con la Guardia costiera?» «Sì», è stata la risposta. «Tanto è vero che questo è un governo di cambiamento che vuole cambiare le cose anche su questo». Giorgetti ha anche parlato dell’indagine della procura di Agrigento sul ministro dell’Interno, l’inchiesta che ipotizza cinque reati tra i quali il sequestro di persona: «Io credo che il magistrato volesse in qualche modo indagarlo. E a Salvini non dispiacesse essere indagato». Quindi, ha commentato ridendo: «Ora sono contenti sia Salvini che il magistrato».

«Salvini? Sa quando deve frenare. Ma sui 500mila respingimenti l’ha sparata grossa»
Il sottosegretario leghista ha quindi parlato del leader del Carroccio e di questi primi mesi al governo con i 5 stelle. «C’è un pericolo che la gente si stanchi dal suo continuo rilanciare?», ha chiesto Gomez. «Sì c’è», ha risposto. «Per guidare bene un’auto di Formula 1, bisogna sapere anche frenare, non solo accelerare, se no vai fuori strada alla prima curva. Anche la politica è così. Salvini sa tenersi tarato sulla pancia dell’elettorato, confido quindi che quando sentirà che la pancia dell’elettorato gli segnalerà che è il momento di frenare, frenerà». A questo proposito, nel merito dei 500mila respingimenti promessi in campagna elettorale da parte del segretario: «L’ha sparata grossa», ha commentato. «Mi accontenterei che non arrivassero più».

«Non abbiamo le risorse per inglobare Forza Italia»
Per il Carroccio rimane sempre aperta la questione del rapporto con gli ex alleati di Forza Italia, un fronte caldo che potrebbe riaprirsi anche in vista delle Europee. «Se portiamo via elettori a Forza Italia, o ad altri partiti, non è colpa nostra, ma loro», ha detto Giorgetti. Che ha però anche aggiunto: «Non abbiamo risorse per inglobare Forza Italia. Ma le idee di Salvini sono più attraenti di quelle di Tajani. Il fatto che la Lega cresca e gli altri diminuiscano crea di fatto la Lega come partito di riferimento del centrodestra, anche se secondo me non esistono più le categorie centrodestra e centrosinistra. Se portiamo via elettori, non è colpa nostra, ma colpa loro». Giorgetti ha dato quindi una visione ottimista sul futuro del governo, dicendo che lui e Conte sorridono alle ricostruzioni sugli scontri interni tra i due partiti: «L’unico problema per metterli d’accordo», ha tagliato corto Giorgetti, «è trovarli insieme. Uno sta in Cina, l’altro in diretta Facebook. Quando riesci a trovare un giorno per chiuderli un’ora in una stanza con il presidente Conte l’esperienza dice che le soluzioni si trovano. A settembre hanno finito di fare i loro giri e troveremo le soluzioni». Insomma, ha chiuso con una battuta: «Pd e Forza Italia non riescono a portare avanti idee di nessun tipo, l’opposizione non esiste. Facciamo tutto noi: il governo e l’opposizione. Ogni tanto litighiamo per dare soddisfazione alla gente».

«Autostrade? Il primo obiettivo è la revoca della concessione»
Tra i dossier più importanti in discussione sul tavolo del governo in autunno ci sarà sicuramente quello di Autostrade, dopo la tragedia del crollo del ponte di Genova. «Il primo obiettivo», ha detto Giorgetti, «è la revoca della concessione alla società Autostrade, poi discuteremo politicamente come procedere», ma «la responsabilità di Autostrade appare evidente, e la vedo difficile pensarla diversamente». Giorgetti ha però anche precisato: «Io dico rimettiamo a gara la concessione. Poi chi partecipa vince. Non esiste la regola aurea meglio il privato o il pubblico». Dopo «ci sono due possibilità: decidere di fare le cose in casa e nazionalizzare e utilizzare Anas o non so bene cos’altro per gestire le autostrade. Dubito però che Anas abbia le strutture tecniche» adeguate in questo momento. La seconda possibilità è fare «una nuova gara con modalità diverse su tariffe e manutenzione». Quindi Gomez ha chiesto come mai è stato votato in Aula nel 2008, anche con i voti a favore del Carroccio, il cosiddetto «salva Benetton»«Quel decreto nasce dal governo precedente. E’ stato poi ereditato da quello successivo e venduto come un accordo che permetteva di rilanciare e fare ulteriori tratte. Io non c’ero, ma se ci fossi stato, l’avrei votato perché la Lega» nel 2008 «aveva un vincolo di maggioranza. E’ stata un’operazione di clamoroso lobbismo».

«Sforare il 3 per cento? Sì, se necessario»
Il rientro dei lavori in Parlamento, significherà anche tra le altre cose, discussione sulla prossima manovra finanziaria. «Quello che è certo è che non siamo assolutamente soddisfatti di come sta andando l’economia», ha detto Giorgetti. «Abbiamo ambizione, qualcuno dirà la temerarietà, di portare l’Italia a un tasso di sviluppo sopra il 2-3%. Soltanto con lo sviluppo dell’economia si può affrontare il rilancio dello Stato». Quindi si prende in considerazione l’ipotesi di sforare il limite del rapporto deficit pil al 3 per cento? «Se è necessario per mettere in sicurezza il Paese, anche sì. Credo che sia interesse anche dell’Europa». Infine sulla pace fiscale, una delle proposte centrali del programma del Carroccio, ha assicurato: «Non ci sarà senza una seria lotta all’evasione».

«Salvini permaloso. Bossi? Per lui ero troppo buono, ora sono troppo cattivo»
Nel corso de la Confessione, Giorgetti ha parlato anche dei colleghi del partito e dei rapporti costruiti nel corso degli anni. Qual è un difetto di Salvini?, gli ha chiesto Gomez. «Bisogna stare attenti a come si fanno le critiche. Ci sono delle tattiche per fargliele arrivare». Quindi il leader del Carroccio è permaloso? «Sì», ha chiuso il sottosegretario. Per quanto riguarda Umberto Bossi invece, ha detto: «Mi ha insegnato tutto in politica e mi diceva che ero troppo buono per fare politica, forse ora sono diventato troppo cattivo…». Infine, Gomez ha fatto una domanda anche sul rapporto tra Giancarlo Giorgetti e Gianpiero Fiorani, l’ex banchiere della Banca popolare di Lodi che nel 2004 si presentò nel suo ufficio con 100mila euro in contanti: lui li rifiutò senza denunciare. «Sapevo che c’erano soldi dentro il pacco», ha chiuso Giorgetti. «Ma avevamo un rapporto tale che non sapevo quali fossero le sue intenzioni. Era un reato oppure no? Non lo so».