18 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Governo

Martina: "Attacchi a Mattarella gravissimi. Salvini ci vuole portare in Polonia o in Ungheria"

"Abbiamo il dovere di contrastare l’irresponsabilità di chi fa forzature per alimentare una campagna elettorale continua” attacca il segretario dem

Il segretario del Pd Maurizio Martina
Il segretario del Pd Maurizio Martina Foto: ANSA / CIRO FUSCO ANSA

ROMA - «Gli attacchi al Presidente della Repubblica sono gravissimi. Salvini e Di Maio si leggano la Costituzione agli articoli 92 e 95, le regole fondamentali che anche loro devono rispettare. Stiamo attenti a esporre il Paese a queste fibrillazioni, perché gli italiani hanno fatto sacrifici enormi. Se sale lo spread a pagare sono i conti correnti degli italiani. Abbiamo il dovere di contrastare l’irresponsabilità di chi fa forzature per alimentare una campagna elettorale continua». Lo afferma il segretario reggente del Partito democratico Maurizio Martina, in una intervista al ‘Corriere della Sera’.

"Salvini ci vuole portare in Polonia o in Ungheria"
Martina è molto critico con il programma contenuto nel contratto di governo. «Se fai propaganda per uscire dall’euro – spiega – attacchi il futuro di famiglie, imprese e cittadini, che fuori dalla moneta unica sarebbero più poveri e più deboli. Salvini ci vuole portare in Polonia o in Ungheria, ma la grande maggioranza degli italiani non lo seguirà».

"Stanno minando il futuro dei giovani"
«Dobbiamo prepararci a ogni scenario, lavorando tutti insieme per rendere evidenti i pericoli cui ci stanno portando Lega e 5stelle. Con il loro contratto stanno minando il futuro dei giovani ed è da lì che deve partire il nostro progetto alternativo. Io sono orgoglioso – conclude Martina – del lavoro fatto in questi anni dai governi di centrosinistra e in queste ore si vede bene la differenza di tono, contenuti e di responsabilità con le nostre squadre di governo. Gli interessi degli artigiani delle valli bergamasche o dei giovani del Sud, che Lega e Cinque Stelle stanno minando, si difendono dentro la sovranità europea, non fuori».