ProVita contro Intimissimi: «Il brano del nuovo spot è di una lesbica sposata»
L'associazione che si batte contro la 194 attacca la casa di intimo: «Proni al diktat lgbt»

ROMA - ProVita, l'associazione che si batte contro la legge 194 che - come si legge sul sito dell'associazione - «legalizzò l'aborto libero, subito e gratuito» si scaglia contro il nuovo spot di Intimissimi. Nell'occhio del ciclone la canzone usata nella pubblicità: «La nuova campagna di Intimissimi», si legge sul canale Twitter dell'associazione, che ha come testimonial Chiara Ferragni e Gisele Bündchen, ha come «jingle» il brano «della cantante lesbica Laura Pergolizzi, icona delle lotte #LGBT, sposata con una collega». Da qui le domande, che suonano chiaramente come un attacco alla casa di moda di intimo: «Messaggi subliminali? La casa di moda si inchina ai diktat lgbt?». La cantante statunitense di origine palermitane Laura Pergolizzi, infatti, in arte LP, è da sempre una militante per i diritti LGBT e, dal luglio 2015, ha una relazione con la cantate e modella Lauren Ruth Ward. Le due artiste si sono sposate due estati fa in Italia dopo aver annunciato su Instagram la decisione di unirsi in matrimonio con un messaggio, postato da LP, che è anche una rivendicazione:«Non è un segreto, per me essere omosessuale è qualcosa di naturale, come avere gli occhi!».
ProVita: «Intimissimi e i diktat LGBT»
Immediata, come detto, la reazione dell'associazione ProVita che ha affidato a Twitter il suo sdegno. E Sempre su Twitter, poche ore prima, nel mirino dell'associazione è finita la decisione del sindaco di Bologna, Virginio Merola, di registrare l'atto di nascita di un bambino figlio di due donne. Se per l'assessore alle Politiche sociali del comune emiliano, infatti, un atto del genere deve rendere «orgogliosi» perché «tutela i diritti delle persone», per l'associazione ProVita la questione è opposta: «Si tutelano, sempre i diritti degli LGBT. Ma di certo non si tutelano i diritti dei bambini».
La campagna nel 40ennale della legge 194
In questi mesi la campagna di ProVita è tutta sulla legge 194, della quale ricorre il quarantennale: «Mentre le Brigate Rosse rapivano e uccidevano Aldo Moro, il Parlamento italiano approvava la legge 194 che legalizzò l’aborto «libero, subito e gratuito», a richiesta. Come – purtroppo – accade anche oggi, il mondo cattolico e il mondo pro-life furono divisi al loro interno. E, come sempre accade davanti alle divisioni, alle incertezze e alle tiepidezze dei «buoni», il male prevale». Il problema è che «c'è ancora chi discute se la 194 sia in alcune parti una buona legge: noi che non siamo «Azzeccagarbugli», non ci proviamo neanche a metterci a ponderare i commi e gli incisi di quel testo normativo: giudichiamo l’albero dai frutti, giudichiamo la legge dalla sua portata effettiva».
«Gli orrori della 194»
«Quella legge - si legge sul sito dell'associazione - ha consentito la moderna strage degli innocenti ancora in atto e ha distrutto la vita e la salute della stragrande maggioranza di donne che – quasi mai davvero libere di scegliere – sono state ingannate dalla propaganda abortista». Al centro della campagna, il bambino, «la cui vita e morte viene ignorata e fatta ignorare dalla cultura mortifera che si è fatta strada in questi quarant’anni. (...) Un bambino piccolo, che non si vede e che non può gridare Non uccidermi!».
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