24 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Cetrosinistra

L'ira dei renziani su Bettini, il dem che ha auspicato la rottamazione per il "rottamatore"

"Il cambiamento nel partito deve andare avanti, no a caimani e ritorno caminetti", aveva auspicato il politico dem

Matteo Renzi.
Matteo Renzi. Foto: ANSA /ETTORE FERRARI ANSA

ROMA - Fuoco di fila renzianio su Goffredo Bettini, che in una intervista ha auspicato il disimpegno di Matteo Renzi dal Pd. «Goffredo Bettini in versione telepass, che decide chi può passare e stare nel Pd e chi no, è veramente surreale. Non augurerei a nessuno di andare via dal Pd, meno che mai a Matteo Renzi che il Pd lo ha per fortuna, profondamente rinnovato», ha affermato in una dichiarazione il senatore Davide Faraone. «Il Pd che ha in mente Bettini, quello vecchio e dei caminetti - ha aggiunto- ce lo siamo lasciati alle spalle e lavoreremo affinché non torni mai più. Semmai bisogna insistere nella direzione del cambiamento. Nemmeno se Bettini avesse vinto le primarie del Pd per due volte, come accaduto a Matteo Renzi, potrebbe cacciare qualcuno dal nostro partito, che rimane un partito democratico».

Ira
«Dispiace profondamente - ha fatto eco il senatore Dario Parrini - vedere un politico intelligente come Goffredo Bettini affrontare con un pensiero piccolo e risentito i problemi grossi che il Pd deve risolvere per tornare forte. È poco responsabile parlare con leggerezza di ulteriori scissioni e di fantomatiche ricomposizioni. Il ricorso a rappresentazioni caricaturali e ingiuriose dell'operato di Renzi - sottolinea il parlamentare- come segretario e come presidente del consiglio è cosa che ci saremmo aspettati da un Gotor, ma non da Bettini. Il quale sembra non aver capito che questo non è il tempo delle denigrazioni e delle divisioni, bensì quello del rilancio del Pd nella compattezza e nel rispetto reciproco tra dirigenti capaci di far vivere al suo interno un pluralismo serio, fecondo e ordinato. Se non faremo questo non sconfiggeremo né il correntismo né incrementeremo la nostra capacità di rappresentare le angosce di chi soffre».