26 marzo 2025
Aggiornato 02:00
Governo

Di Maio come Tsipras? E' davvero un «momento Syriza» per l'Italia?

Il Financial Times paragona Di Maio a Tsipras e ricorda come la lotta all'establishment non andò bene

Il candidato premier del M5s, Luigi Di Maio
Il candidato premier del M5s, Luigi Di Maio Foto: ANSA/ETTORE FERRARI ANSA

ROMA - Il fatto che i mercati finanziari non abbiano ancora reagito all'impasse istituzionale venutasi a creare a seguito del risultato elettorale dello scorso 4 marzo, vendendo in massa i nostri titoli di Stato, non vuol dire che non siano preparati a farlo nelle prossime settimane, nel caso in cui si venisse a profilare l'ipotesi di un governo in cui Lega e Movimento 5 Stelle abbiano un ruolo predominante. L'ex corrispondente dall'Italia Tony Barber ha scritto un editoriale sul Financial Times dove descrive apertamente il rischio di un 'momento Syriza' per l'Italia, paragonando, con i dovuti distinguo, il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi di Maio, al leader della sinistra radicale greca Alexis Tsipras, ricordando come al secondo la lotta contro l'establishment europeo non andò molto bene. A rilanciare nel Belpaese questa riflessione è anche Renato Brunetta, che cita appunto Barber: "Almeno leggendo la stampa internazionale", spiega il capogruppo azzurro, "si può prendere coscienza di come la grande finanza internazionale sia preoccupata, e non poco, dall'avvento di forze populiste al governo».

Apprensione estera
Un po' di apprensione mediatica c'è, soprattutto fuori dai patri confini, è vero. Tuttavia, la contingenza potrebbe anche essere letta in altro modo: potrebbe essere che i mercati se ne stiano buoni buoni perché l'esito elettorale, in fin dei conti, incide relativamente sulle dinamiche economiche, e politiche, del Sistema Italia e del Sistema Europa. Come dire: alla fine, qualunque governo prenderà forma, dovrà sottostare ai diktat di Bruxelles. Su queste pagine più volte abbiamo scritto di questo.

Quali rischi?
Ma quanto sarebbe rischiosa davvero l'eventualità di una ascesa al potere delle forze cosiddette populiste in Italia, o di un governo tecnico, per la stabilità dell'Italia e dell'Eurozona? Se lo chiede anche Barber. Probabilmente, è la sua risposta, nei prossimi 18-24 mesi, non si registrerebbe nessun effetto panico ma semplicemente per via del fatto che il programma di Quantitative Easing della Banca Centrale Europea, che prevede l'acquisto di titoli di Stato per 30 miliardi di euro al mese, è ancora in atto. Tuttavia - questo il fulcro dell'analisi di Barber - questo programma è ormai in via di smantellamento, e la sua cessazione definitiva è ormai prevista per la fine del prossimo settembre. Inoltre, la BCE ha fatto sapere che nel 2019 comincerà a rialzare i tassi di interesse, attualmente al minimo storico. "Una combinazione di politiche monetarie che avrà effetti molto detrimenti sulle finanze pubbliche di tutta l'Eurozona e, in particolare, su quella italiana, tradizionalmente tra le più fragili, dato l'elevato ammontare del debito pubblico italiano, cresciuto a dismisura durante l'ultima legislatura" temono alcuni analisti.

"Conseguenze disastrose per il nostro debito?"
Dal momento che Lega e Movimento 5 Stelle si sono presentati all'Europa come partiti desiderosi "di andare contro ogni regola che governa la finanza pubblica, i mercati", scrive il Financial Times, hanno interpretato questo atteggiamento come una chiara volontà di non proseguire sulla strada delle riforme avviata negli ultimi anni, nonostante si possa stendere fiumi di inchiostro circa la bontà delle misure intraprese dagli ultimi governi di centrosinistra per centrare un obiettivo comunque condivisibile. Proprio la combinazione della cessazione degli stimoli monetari da parte della BCE e la volontà di lasciare da parte il cammino delle riforme economiche, spiega Brunetta, sarà la causa in grado di scatenare una forte ondata di vendita degli asset italiani, dai BTP ai titoli azionari, "con conseguenze disastrose per il nostro debito». Proprio per questi motivi, conclude il deputato forzista, è necessario scongiurare in ogni modo questo pericolo, prima di accorgersi, come chiosa Barber alla fine del suo editoriale, che "a quel punto, l'Eurozona potrà toccare con mano la validità del vecchio adagio che i mercati finanziari sono calmi, almeno fin quando non lo sono più». Sarà proprio così? Ai posteri l'ardua sentenza, come sempre, ma qualche dubbio noi ce l'abbiamo.