27 agosto 2025
Aggiornato 21:30
Pd e dintorni

La proposta di Di Maio spacca il Pd. E renziani si preparano alla battaglia

Matteo Renzi ha incontrato, tra gli altri, i capigruppo Pd Orfini, Lotti e Boschi in un ufficio in via Veneto a Roma della società di famiglia di Marcucci

Luigi Di Maio e Matteo Renzi.
Luigi Di Maio e Matteo Renzi. Foto: ANSA

ROMA - L'ex segretario del Pd Matteo Renzi ha incontrato oggi a Roma i capigruppo Dem Graziano Delrio e Andrea Marcucci, il presidente del partito Matteo Orfini, il ministro dello Sport Luca Lotti, il tesoriere Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi. L'incontro è avvenuto in un ufficio della società della famiglia Marcucci vicino a via Veneto. Un incontro blindato, seguito alle consultazioni con il presidente della Repubblica a cui il Pd si è presentato con una delegazione completamente al maschile, guidata dal reggente Maurizio Martina. Con lui, vi erano proprio Matteo Orfini, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, tutti riconducibili all'ala renziana del Partito Democratico. E in effetti, ad vaer prevalso ufficialmente è stata la linea dell'opposizione a ogni costo, proprio quella che lo stesso Matteo Renzi aveva indicato nel discorso con cui ha rassegnato le sue dimissioni.

Il Pd è compatto?
Ma è davvero così compatto il Pd, anche dopo che Di Maio ha messo sul tavolo la sua proposta di dialogo, aggiungendo di non voler "spaccare" il partito? Difficile dirlo. Fonti dem assicurano alla stampa che la risposta sarà no. «Il Pd – spiegano fonti parlamentari dem – dirà di no sia a un incontro con Di Maio, sia con Salvini. Le consultazioni le facciamo al Quirinale». Ma da questa chiusura ufficiale, sarebbe trapelata qualche tentazione di apertura. In primis da parte di Martina, ma, a caldo, anche di Delrio, renziano sì, ma dei «moderati». Marcucci e Orfini, fedelissimi dell'ex segretario, resterrebbero invece intransigenti. Ma altri big del partito, come Franceschini, Orlando, Fassino, Boccia, si sono già detti più possibilisti rispetto a un dialogo con i 5 stelle. E anche da Palazzo Chigi si sostiene che «non si può dire di no a un incontro chiesto da un leader per fare un governo»

La strategia dei renziani
In questo contesto, la riunione dei renziani, avvenuta in un postio alquanto singolare, assume un significato particolare. Soprattutto dell'Assemblea. Alle quali si vorrebbe candidare un nome alternativo a Martina. Secondo fonti giornalistiche, una strategia potrebbe essere quella di presentare, prima del 21 aprile, un ordine del giorno per chiedere di non votare il segretario in assemblea, ma indire le primarie. E se vincesse la linea del "congresso subito" - cioè delle primarie -, l'assemblea si chiuderebbe con un nulla di fatto. Ipotesi non peregrina, anche perché Renzi controlla ancora ben più della metà dei componenti dell'assemblea, almeno 700 su 1000.