1 dicembre 2024
Aggiornato 17:30
Presidenza Camere

18esima legislatura, inizio in bianco (con stoccate di Napolitano a Salvini e Renzi)

Domani presidente Senato. Salvini: serve passo indietro. Di Maio: "Troveremo soluzione"

Giorgio Napolitano durante la prima sessione della 18esima legislatura
Giorgio Napolitano durante la prima sessione della 18esima legislatura Foto: ANSA/ALESSANDRO DI MEO ANSA

ROMA - La diciottesima legislatura si è aperta alla Camera e al Senato con un tripudio di schede bianche per l'elezione dei presidenti. Segno inequivocabile che manca l'accordo tra le forze politiche e che, come ha detto il segretario reggente del Pd Maurizio Martina, tutto è ancora "aperto». Ma le aule, dopo la campagna elettorale, sono tornate ad essere popolate da deputati e senatori e i primi discorsi sulla nuova legislatura, entrambi non rituali, sono stati quelli di Giorgio Napolitano al Senato e Roberto Giachetti alla Camera. Dall'ex capo dello Stato, che guida i lavori al Senato in questi due giorni, una impietosa analisi del voto del 4 marzo che ha rappresentato "uno spartiacque" a favore dei movimenti e a danno dei partiti tradizionali, Pd in testa, percepiti dagli elettori come "lontani e chiusi». Inoltre, proprio davanti all'ex premier e segretario dem Matteo Renzi - che ha preso posto per la prima volta nei banchi del Senato con a fianco Teresa Bellanova e Francesco Bonifazi - Napolitano non ha risparmiato stoccate, perché l'esito elettorale "ha mostrato quanto poco avesse convinto l'auto-esaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e da partiti di maggioranza".

L'interesse dell'Italia? Restare ancorata all'Europa
Le bussole per la formazione del governo, ha ribadito Napolitano, sono rispettare l'espressione della volontà popolare e le prerogative del Capo dello Stato - che dal Colle ha seguito in diretta tv i discorsi e l'avvio dei primi adempimenti - nel quale è riposta la massima "fiducia": va tenuto presente l'interesse dell'Italia che non può che essere restare "ancorata" all'Europa. No, poi, a qualunque indulgenza verso la violenza perché, ha ricordato Napolitano, "il confronto politico va tenuto libero da qualsiasi nostalgia o indulgenza verso il regime della violenza che col fascismo ha dominato per vent'anni l'Italia». Giachetti, da parte sua, ha ribadito che la "campagna elettorale è finita" e ha lanciato un appello che in qualche modo è anche un'autocritica per la classe dirigente: "La politica è bella. Facciamo in modo che smetta di essere un bersaglio e torni ad essere percepita come vero orizzonte di speranza".

Senato ok, ma la Camera?
Al Senato già da domani - alla terza votazione che prevede la maggioranza dei presenti al voto - la partita per l'elezione del presidente entrerà nel vivo. Il centrodestra ha annunciato che punterà compatto sulla candidatura di Paolo Romani per la presidenza. Ma comunque vada a Palazzo Madama alla quarta votazione, che si dovrebbe tenere nel pomeriggio di domani, un presidente sarà eletto: ci sarà il ballottaggio tra i due più votati del terzo scrutinio e vincerà chi prende più voti. Alla Camera il quadro è anche più complesso, al punto che al momento non è stato deciso il calendario delle votazioni. Secondo quanto si è appreso, poi, sarebbe giunta dal Movimento cinque stelle la richiesta di procedere con una terza votazione già oggi a Montecitorio in modo da effettuare successivamente la quarta votazione alla Camera con un quadro più delineato al Senato. "Ci saranno i presidenti per sabato pomeriggio, il mio auspicio è questo. Se tutti fanno quello che ha fatto la Lega, e cioè un passettino indietro, si chiude", è la convinzione del leader della Lega Matteo Salvini, secondo il quale "il M5s sbaglia" a non voler parlare con Silvio Berlusconi, "perché chiunque è stato votato dagli italiani è un interlocutore".

M5s: "Una soluzione la troveremo"
Intanto M5s continua a rivendicare, con il suo leader Luigi Di Maio, la presidenza della Camera come partito più votato e "nelle prossime ore" terrà ancora contatti con gli altri partiti, a cominciare da Lega e Pd. "Ho sentito più volte sia Matteo Salvini che Maurizio Martina in questi giorni, con loro continueremo a parlare - ha detto Di Maio parlando ai parlamentari Cinquestelle -. Una soluzione la troveremo. Nella giornata di oggi vi chiedo di stare sempre pronti, potremmo doverci riunire più volte. Potremmo dover cambiare il nostro modo di votare - non credo nella giornata di oggi, ma vediamo".