Le anomalie degli incontri di Di Maio con la finanza di Londra
Contro le visite all’estero del candidato premier del M5S si è espressa Giorgia Meloni: «Noi, mai a tavola con la grande finanza»

ROMA – Eppure l’articolo 1 della Costituzione dovrebbe essere chiaro: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo…». I dubbi sul fatto che la nostra nazione sia basata sull’occupazione sono noti a tutti ormai da parecchio tempo. Ad aumentare le perplessità sul resto dell’articolo in queste settimane ci sta pensando Luigi Di Maio, prima ospite a Washington «per incontri al Congresso e al Dipartimento di Stato» e nelle scorse ore ricevuto da circoli finanziari come riportato dall’agenzia Reuters. «In piazza grida contro gli inciuci – attacca Giorgia Meloni – e a tavola con la grande finanza garantisce la disponibilità dei Grillini a un governo con PD, Forza Italia e Lega Nord».
Feeling con la finanza
I primi segnali di intesa tra Cinquestelle e mondo finanziario c’erano da tempo. A novembre, ad esempio, Di Maio in piena campagna elettorale per le elezioni regionali in Sicilia, pensò bene di volare negli Stati Uniti. «Da domani – aveva scritto su Facebook – sono al lavoro per portare il MoVimento 5 Stelle tra quattro mesi davanti al Presidente della Repubblica per ricevere l'incarico di Governo – poi è arrivato il passaggio relativo al viaggio negli Usa – Questo fine settimana vado a Washington per incontri al Congresso e al Dipartimento di Stato». Di che tipo di incontri si trattava, nessuno lo ha mai capito realmente.
Meloni: «Asse Pd-M5s con la finanza»
A denunciare le anomalie di questi incontri del candidato grillino è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: «Di Maio è volato addirittura a Londra per ‘rassicurare’ il mondo della finanza. Domanda: se il M5S è così nemico dei poteri forti, perché il suo candidato premier si incontra con loro quasi ogni giorno? In che modo deve ‘rassicurarli’? Le lobby – sottolinea il candidato premier di Fratelli d’Italia – non hanno mai invitato il nostro partito a Londra: noi rispondiamo solo al popolo e non faremo mai inciuci con chi, come M5S e PD, è al loro servizio». I Cinquestelle, dunque, in piazza si dichiarano contro gli inciuci, secondo la Meloni, ma poi a tavola con la grande finanza garantiscono la disponibilità dei Grillini a un governo con PD, Forza Italia e Lega Nord: «Dicono una cosa agli italiani e l’esatto contrario (a porte chiuse) ai poteri forti. Ancora una volta Fratelli d’Italia si conferma l’unica garanzia contro inciuci e alleanze contro natura».
Smentita la Reuters
A parlare dell’incontro tra il candidato del M5S e i circoli finanziari è stata l’agenzia Reuters: «Di Maio ha incontrato i rappresentanti dei maggiori fondi di investimento mondiali in un club privato nell‘esclusivo quartiere londinese di Knightsbridge per spiegare le politiche del suo partito e le prospettive per l‘Italia all‘indomani delle elezioni». Secondo quanto si apprende, il candidato Cinquestelle si sarebbe detto disponibile a un eventuale governo di larghe intese. Lui, però, smentisce: «Agli investitori internazionali incontrati oggi a Londra ho ribadito ciò che ho sempre detto: che il giorno dopo le elezioni, se non dovessimo avere la maggioranza dei seggi, farò un appello pubblico a tutte le forze politiche invitandole a convergere sui temi e sulla nostra squadra di governo». Ora, però, il problema non è cosa abbia detto Di Maio, ma a chi. E, tra le altre cose, non si comprende la richiesta di anonimato che la fonte ha avanzato alla Reuters «per la delicatezza del tema».
M5S tra Londra e Washington
Il problema, dunque, è perché Di Maio si sia fatto ricevere dagli esponenti dei maggiori fondi di investimento mondiali in un circolo riservato a Londra «per spiegare le politiche del suo partito». I diretti interessati non dovrebbero essere gli elettori italiani? A questo punto ci si chiede chi abbia incontrato Di Maio a Washington. E, se non c’è nulla di segreto in questi incontri, come mai la fonte della Reuters ha chiesto di rimanere segreta vista l’importanza della questione.
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