Riecco la storia della Russia che ci condiziona il voto. E quando Obama sosteneva Renzi invece?
Tornano le illazioni circa presunte influenze dall'estero sul voto delle elezioni italiane: ma chi punta il dito contro Mosca dimentica qualcosina
ROMA - Secondo il rapporto che arriva dallo staff del senatore democratico Ben Cardin, «il Cremlino probabilmente cercherà di favorire i partiti contrari alle sanzioni contro Mosca» con un riferimento esplicito a Lega e Movimento 5 Stelle. E poi arriva l’invito: «L'amministrazione Usa garantisca il processo democratico di un alleato come l'Italia dall'interferenza straniera». Niente di sicuro, dunque: eppure sembra ci si dimentichi di quando l’ex presidente americano Barack Obama e l’ambasciatore Usa in Italia si schierarono a favore del referendum di Renzi o degli ingenti finanziamenti di Soros a movimenti e partiti con una certa linea politica.
Il sostegno Usa alla riforma Renzi-Boschi
Era l’ottobre 2016, mancava poco più di un mese al referendum costituzionale per «il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione». L’allora premier Renzi andò in visita alla Casa Bianca, ricevuto da un Obama che lanciò il suo endorsement verso il collega italiano. Non solo, il presidente degli Usa disse la sua sulla riforma Renzi-Boschi: «Siamo d’accordo sul fatto che bisogna concentrarsi sulla crescita per la prosperità delle persone: Matteo sta facendo le riforme in Italia, a volte incontra resistenze e inerzie ma l’economia ha mostrato segni di crescita, anche se ha ancora tanta strada da fare», ha detto Obama, sottolineando che «ci sarà un referendum per ammodernare le istituzioni italiane» che può «aiutare l’Italia verso un’economia più vibrante». Se non è ingerenza esterna questa…
Altre ingerenze
Ma il fronte Usa che ficca il naso in casa nostra ha coinvolto anche l’allora ambasciatore in Italia, John Phillips. Durante l'incontro sulle relazioni transatlantiche organizzato a Roma all’istituto di studi americani non rilasciò certo delle dichiarazioni vaghe: «Il No al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia». Poi provò a ridimensionare l’interferenza sottolineando che «il referendum è una decisione italiana», per correggersi immediatamente: «la consultazione deve garantire stabilità politica. Sessantatré governi in 63 anni non danno garanzia». Davvero dichiarazioni un po’ ingombranti per un diplomatico. Ci sono poi interferenze che si svolgono dietro le quinte, non sono visibili da tutti, ma solo dai diretti interessati.
I finanziamenti di Soros
È il caso dei finanziamenti che il miliardario americano di origini ungheresi fa confluire in partiti e movimenti italiani ed europei: mica tutti, solo quelli che si battono per la liberalizzazione delle droghe, l’immigrazione più incontrollata; o per le associazioni omosessualiste che propagandano l’adozione dei figli da parte dei gay, magari contrastando la concezione di famiglia tradizionale. Come dimenticare i finanziamenti che il "filantropo" fece arrivare, attraverso la sua fondazione Open Society, a Giusi Nicolini quando ricopriva il ruolo di sindaco di Lampedusa: soldi impiegati per una serie di iniziative in favore dell’arrivo di migranti sull’isola pesantemente coinvolta negli sbarchi. Il verdetto elettorale, però, fu spietato e la Nicolini venne sonoramente bocciata. Non a caso, uno dei membri della Open Society di Soros è Emma Bonino, premiata dal miliardario americano con il 'Fred Cuny Award for the Prevention of Deadly conflict' dell'International Crisis Group.
Sanzioni contro la Russia
Ora, dunque, nel mirino dei soliti noti finiscono i partiti che potrebbero portare l’Italia a ritrovare un’intesa - economica oltre che politica - con la Russia. Eppure i danni causati dalle misure contro Putin hanno danneggiato gravemente la nostra economia e le nostre imprese: basti pensare che di recente a Mosca è stato presentato il progetto del nuovo mega polo produttivo specializzato nella produzione di 12mila tonnellate di formaggi l'anno. E si tratta di veri e propri prodotti italiani dal momento che vengono confezionati da imprenditori connazionali che si sono trasferiti in Russia. Prima di puntare il dito contro fantomatiche ingerenze russe, dunque, sarebbe opportuno capire da chi vengono lanciate queste accuse. Probabilmente sono gli stessi che lanciano le campagne contro le fake-news, magari per nascondere scomode verità.
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