Mafia e stragi del 1993, Berlusconi e Dell'Utri di nuovo indagati
Le parole intercettate in carcere durante l'ora d'aria del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano riaprono il fascicolo che era stato chiuso nel 2011

ROMA - Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri sono di nuovo indagati come possibili mandanti delle stragi di mafia del 1993 che colpirono Roma, Firenze e Milano. La Procura di Firenze ha già chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo a loro carico, che era stato archiviato nel 2011. A riaccendere il caso sono state le intercettazioni dei colloqui in carcere del boss di Cosa nostra, Giuseppe Graviano, condannato a sette anni di carcere per le stragi e concorso esterno in associazione mafiosa, effettuate nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Graviano dialoga nell'ora d'aria col compagno camorrista Umberto Adinolfi senza sapere di essere intercettato. Nei frammenti di conversazione i riferimenti al fondatore di Forza Italia, seppure in un contesto di non facile interpretazione, sarebbero abbastanza chiari.
Le intercettazioni in carcere del boss Graviano
Il 10 aprile 2016, nel penitenziario di Ascoli Piceno, al suo compagno dell'ora d'aria, il camorrista Umberto Adinolfi, Graviano avrebbe proprio detto: «Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c'è stata l'urgenza», come peraltro avrebbero registrato le telecamere della Dia. «Lui voleva scendere, però in quel periodo c'erano i vecchi - avrebbe insistito Graviano - lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa». E ancora: «Trent'anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi...».
Il legale di Berlusconi: Sono illazioni
Per il legale di Berlusconi, l'avvocato Nicolò Ghedini, sono «illazioni e notizie infamanti prima del voto, non avendo mai avuto alcun contatto il presidente Berlusconi né diretto né indiretto con il signor Graviano». Oltre quattordici mesi di intercettazioni sono state depositate al processo di Palermo, nel giugno scorso (dove è indagato Marcello Dell'Utri). Tutto il dossier è stato invece inviato dai pm alle procure di Firenze e Caltanissetta, che indagano rispettivamente sulle stragi del 1993 e quelle del 1992. La prima ha deciso di riaprire le indagini su Silvio Berlusconi, mentre quella di Caltanissetta sta valutando il da farsi. Intanto, mentre infuoca la polemica al processo 'Trattativa Stato-Mafia', il boss Graviano si avvale della facoltà di non rispondere a proposito del presunto coinvolgimento del leader di Forza Italia.
La condanna di dell'Utri e quella di Graviano
Ma l'avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, tiene a precisare che l'ex prmeier è stato già scagionato in passato da ogni accusa relativa ai fatti del 1992 e del 1993. Mentre la Corte di Cassazione il 1° luglio del 2014 aveva condannato in via definitiva a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, dopo ben diciassette anni di processi, Marcello dell'Utri, storico collaboratore del leader di Forza Italia. L’inchiesta era stata condotta dai pm Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava, ed ipotizza l’esistenza di una trattativa tra Stato e mafia che negli anni avrebbe visto alternarsi diversi protagonisti istituzionali, politici e mafiosi. Oggi sappiamo, invece, che il boss Giuseppe Graviano sarebbe stato il principale protagonista dell'accordo con la 'ndrangheta che portò, il 18 gennaio 1994, al duplice omicidio di due appuntati dei Carabinieri a Scilla e ad altri attentati, falliti, nei confronti dei Carabinieri, sempre in territorio calabrese. Inoltre sarebbe stato il principale protagonista del fallito attentato all'Olimpico del 23 gennaio 1994.
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