20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Parlamentari

Vitalizi, ok dalla Camera: cosa cambia con il pdl Richetti

Via libera dalla Camera alla proposta di legge di Matteo Richetti, esponente del Pd. Ecco come funzionavano finora i vitalizi e cosa cambia con la riforma. Intanto M5S e Pd litigano per la paternità

La Camera ha approvato il pdl Richetti.
La Camera ha approvato il pdl Richetti. Foto: ANSA/ALESSANDRO DIMEO ANSA

ROMA – Via libera dalla Camera alla pdl Richetti. Ora la palla passa al Senato. Se la proposta di legge sarà approvata anche a Palazzo Madama i vitalizi dei parlamentari saranno equiparati alle pensioni dei dipendenti pubblici: dunque assegni meno ricchi e saranno "staccati" più tardi. Due le novità più importanti: la stretta riguarderà anche gli ex parlamentari (avrà quindi effetti retroattivi anche su quelli che finora sono stati considerati «diritti acquisiti») e gli assegni saranno staccati non più al compimento dei 65 anni ma più in avanti, in linea con le regole della riforma Fornero. Le nuove norma riguarderanno anche le Regioni, per le pensioni dei consiglieri. La pdl Richetti, infatti, prevede l'introduzione di un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti e la sua estensione a tutti gli eletti. Si prevede, quindi, che le Regioni, sia a statuto ordinario, sia a statuto speciale, e le province autonome di Trento e di Bolzano si debbano adeguare a quanto previsto per i parlamentari nazionali, pena la decurtazione del 50% delle spese per i vitalizi.

Come funzionavano finora i vitalizi
Finora la faccenda era molto diversa. Con la riforma dei Regolamenti interni delle Camere del 2012, infatti, l'assegno vitalizio di deputati e di senatori era stato abolito e al suo posto era stato istituito un sistema di tipo previdenziale. Tuttavia, i parlamentari cessati dal mandato prima del 2012 hanno continuato a percepire gli assegni vitalizi pre-riforma e a coloro che hanno esercitato un mandato prima di tale data, e che sono stati poi rieletti, viene tutt'ora applicato un sistema pro-rata, ossia basato in parte sulla quota di assegni vitalizi effettivamente maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo. I neo deputati, ossia quelli eletti la prima volta dopo la riforma, hanno invece diritto a una pensione interamente calcolata con tale sistema contributivo, che però ha regole differenti rispetto a quelle in vigore per i lavoratori dipendenti.

M5S e Pd litigano per la paternità
«Per noi quella di ieri è stata una grandissima vittoria perché dopo 4 anni e 4 mesi il Pd è stato costretto a portare in aula» la legge sul taglio ai vitalizi e «per capire di chi è la vittoria basta guardare i loro volti mentre votavano, sembrava il funerale di Lenin, noi invece eravamo soddisfatti", ha detto il vice presidente della Camera ed esponente del Movimento cinque stelle Luigi Di Maio intervistato in giornata dopo il voto in Aula a "L'aria che tira" su La7. Quanto alla paternità della riforma, il Partito democratico la reclama per bocca del primo firmatario della pdl, Matteo Richetti: «I cinque stelle non hanno fatto alcuna loro proposta di legge, una loro proposta non c'era, quindi non c'è dubbio sulla paternità» del provvedimento. Richetti difende quindi la legge dall'accusa di incostituzionalità spiegando che non si è trattato di «una scelta persecutoria» nei confronti dei parlamentari perché oggi «la credibilità della politica è all'altezza di questo pavimento, perché in passato la politica si è concessa cose sbagliate».