29 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Mafia Capitale

Mafia Capitale, oggi la sentenza per Carminati, Buzzi & co.: si gioca tutto sull'aggravante mafiosa

Dopo oltre 280 udienze, 20 mesi di processo e una mole sterminata di documenti depositati, il verdetto per il processo di Mafia Capitale in cui sono imputate 46 persone. Il nodo è l'aggravante per associazione mafiosa

Salvatore Buzzi indagato nel processo per Mafia Capitale
Salvatore Buzzi indagato nel processo per Mafia Capitale Foto: ANSA/ MASSIMO PERCOSSI ANSA

ROMA – Mafia Capitale, il giorno della sentenza è finalmente arrivato. Dopo oltre 280 udienze, 20 mesi di processo e una mole sterminata di documenti depositati, quasi certamente entro questa sera, dalle gabbie dell’aula bunker di Rebibbia, verrà pronunciato il verdetto per il processo di Mafia Capitale. Sono quarantasei gli imputati. Tra loro, i presunti capi dell'organizzazione: l'ex terrorista nero Massimo Carminati e il ras delle cooperative Salvatore Buzzi. L'incognita per l'accusa è rappresentata dall'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso che è contestata ad oltre quindici persone. Il processo si gioca, fondamentalmente, su questa ipotesi di reato che nel corso del processo gli avvocati difensori hanno tentato di smontare in ogni modo. La domanda è: Roma è o non è stata per anni sotto il giogo di un clan di stampo mafioso che faceva di tutto per aggiudicarsi appalti e commesse? Secondo l'impianto accusatorio i vertici del gruppo potevano contare su una schiera di politici, sia di destra che di sinistra, e gregari vari praticamente a «libro paga». Tra loro l'ex capogruppo del Pdl in Comune Luca Gramazio, unico politico ancora accusato di concorso in associazione mafiosa, per il quale sono stati chiesti 19 anni e mezzo. I due imputati eccellenti seguiranno il verdetto collegati in videoconferenza, il primo dal carcere di Parma dove è recluso in regime di 41 bis, il secondo, detenuto a Tolmezzo.

I 46 imputati
Qual è il mondo di sopra e quello di sotto di cui tanto hanno parlato? Quando scattarono gli arresti, a dicembre 2014 e poi a giugno 2015, gli investigatori sottolinearono come gli stessi soggetti coinvolti parlassero di «mondo di mezzo». Per l’entità delle pene proposte e per la pervasività proposta di una associazione per delinquere che non sparava, uccideva o feriva, i pm hanno chiesto 28 anni per Carminati e 26 anni e tre mesi per Buzzi. 25 anni e 10 mesi invece per Riccardo Brugia, braccio destro di Carminati e un passato di estrema destra e rapine, 22 anni alla «cerniera» tra Mafia Capitale e il mondo politico-istituzionale, Fabrizio Franco Testa, 21 all'ex amministratore delegato di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, Franco Panzironi. E poi ci sono Matteo Calvio (21 anni), Roberto Lacopo (21 anni), Carlo Pucci (19 anni), Carlo Maria Guarany (19 anni), Paolo Di Ninno (19 anni), Claudio Caldarelli (19 anni), Luca Gramazio (19 anni e 6 mesi), Alessandra Garrone (18 anni e 6 mesi), Nadia Cerrito (18 anni) e Agostino Gaglianone (18 anni). E ancora: Giuseppe Ietto (16 anni e 2 mesi), Cristiano Guarnera (16 anni), Rocco Rotolo (16 anni), Salvatore Ruggiero (16 anni). Nove anni di carcere sono stati richiesti per Emanuela Bugitti, Sandro Coltellacci e Claudio Bolla; 7 anni per Giovanni Lacopo e Claudio Turella; 6 anni per Giuseppe Mogliani; 5 anni per Giovanni Fiscon e Angelo Scozzafava; 4 anni e 10 mesi per Franco Figurelli, 4 anni e mezzo per Mirko Coratti, 4 anni e due mesi per Stefano Bravo e poi 4anni per Pierina Chiaravalle, Giovanni De Carlo, Sergio Menichelli, Marco Placidi, Mario Schina, Antonio Esposito, Mario Cola, Fabio Stefoni, Andrea Tassone, Guido Magrini, Giordano Tredicine e Pierpaolo Pedetti. Chiudono la lista Michele Nacamulli (3 anni e mezzo), Tiziano Zuccolo (3 anni e mezzo) e Daniele Pulcini (3 anni).

Il nodo è l'aggravante per associazione mafiosa
Il dato certo è che tutto quanto avverrà non sarà che un passaggio verso qualcos’altro. Il punto è che se non ci sarà il riconoscimento dell'aggravante mafiosa, Carminati potrebbe tornare libero «se non detenuto per altra causa». La decisione, in caso di non espliciti riferimenti in sentenza, dovrebbe arrivare dal Ministero della Giustizia e dopo una apposita istanza, comunque appellabile al Tribunale di sorveglianza.