26 marzo 2025
Aggiornato 01:00
"Urgente per il funzionamento del nostro sistema istituzionale"

Mattarella lancia l'allarme: senza legge elettorale l'Italia non funziona

La Camera ha calendarizzato la discussione per il 29 maggio. La collocazione alla fine del mese prossimo è stata adottata, spiegano fonti di Montecitorio, anche in considerazione dello stato dei lavori in commissione Affari costituzionali, dove non risulta ancora essere stato adottato un testo base

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella Foto: Giuseppe Lami ANSA

ROMA – Dopo il richiamo del presidente della Repubblica, la Camera ha calendarizzato la discussione sulla legge elettorale per il 29 maggio, ma le sue parole, che hanno sottolineato l'urgenza che riveste la questione «per il funzionamento del nostro sistema istituzionale» sono state accolte abbastanza freddamente dalle varie forze politiche, soprattutto da quelle che chiedono nuove elezioni dopo il referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, che nonostante dichiarazioni di giubilo per le parole del Capo dello Stato hanno poi deciso di prendersi tutto maggio prima di arrivare a una discussione in Aula. Anche perché sia a destra che a sinistra, oltre al Movimento 5 stelle che ha sempre scelto di non scegliere, c'è grande confusione sul tema alleanze, ma anche su quello di leadership. Entrambi gli schieramenti infatti vedono al loro interno forze in lotta fra loro e anche fra quelle più in sintonia manca un accordo definitivo sul candidato premier. Tutti nodi che una volta definita la legge elettorale dovranno venire al pettine, magari anche dolorosamente.  

Brunetta (Fi): Stallo per colpa delle primarie del Pd
La collocazione alla fine del mese prossimo è stata adottata, spiegano fonti di Montecitorio, anche in considerazione dello stato dei lavori in commissione Affari costituzionali, dove non risulta ancora essere stato adottato un testo base. Sullo stallo sono due le interpretazioni che circolano nei palazzi del potere. Da una parte c'è chi incolpa il Partito democratico che starebbe perdendo tempo in vista delle primarie, come Renato Brunetta capogruppo di Forza Italia alla Camera, che in un post su Facebook ha sottolineato che «più che al Parlamento, il Capo dello Stato si rivolga al Partito democratico e al suo segretario in pectore, Matteo Renzi, che da mesi bloccano i lavori della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio in attesa che vengano celebrati prima il congresso e poi le primarie dem».

Pd: per noi è priorità, fatte nostre proposte
Dall'altra quella di chi sostiene che il Pd abbia avanzato diverse proposte, «Il presidente della Repubblica ha ragione: non so gli altri, ma certamente per il Pd sono priorità» i temi sollevati, ha assicurato il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato. «Il Pd ha fatto le sue proposte», ha sottolineato il capogruppo al Senato Luigi Zanda, a partire dal Mattarellum, ma con «scarso successo», poi un’altra formulazione «con collegi uninominali e ragionevole premio di maggioranza, mi sembrano buone basi per andare avanti».

Renzi: tocca a chi ha vinto al referendum costituzionale
Poi c'è Renzi, che secondo alcuni sarebbe il vero motivo del richiamo di Mattarella: per molti infatti avrebbe una gran voglia di rivincita dopo lo schiaffo referendario e starebbe pianificando un suo ritorno anticipato sulla poltrona da premier ma per il presidente della Repubblica questa scelta sarebbe impraticabile. Il candidato alla segreteria del Pd ha detto dai microfoni di Rtl 102.5 che sulla nuova legge elettorale «siamo nella palude. Il punto centrale è che bisogna iniziare a dire a quelli che hanno vinto il referendum, quelli del no, che devono fare una proposta. La sindrome del 'vai avanti tu' deve finire». Insomma, ha spiegato, «siamo pronti ragionare di tutto, ma l'importante è che i cittadini abbiano un rapporto con l'eletto».

I tentativi di dialogo
A quanto filtra sui giornali comunque un dialogo, seppur difficile, sta proseguendo da tempi fra parlamentari Dem e del M5s, che starebbero lavorando ad una estensione al Senato dell'Italicum (come ha chiesto Mattarella a fine 2016), seppur con qualche modifica dopo che lo scorso gennaio la Corte costituzionale ha stralciato alcuni punti della legge elettorale della Camera, come il ballottaggio, consentendo comunque l'applicabilità della legge residua. Sembra invece naufragata definitivamente l'ipotesi di un accordo fra Pd e Lega nord sul Mattarellum, che ha tenuto banco per qualche settimana a dicembre.