24 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Politica italiana

Il Legalicum è servito: Renzi e il patto del Nazareno con Lega e M5s

Un'alleanza fra Matteo Renzi, il suo omonimo Salvini in coppia con Giorgia Meloni e Beppe Grillo per andare al voto il prima possibile, alla peggio entro giugno. Ci sarebbe l'accordo per approvare il Legalicum

ROMA – Un'alleanza fra Matteo Renzi, il suo omonimo Salvini in coppia con Giorgia Meloni e Beppe Grillo: sembra fantascienza, ma è quello che è accaduto nelle scorse settimane nel sottobosco della politica. Il segretario del Pd infatti si sarebbe accordato con Lega Nord, Fratelli d'Italia e Movimento 5 stelle per andare al voto il prima possibile, alla peggio entro giugno.

Rendere omogenee leggi elettorali di Camera e Senato
Diversi quotidiani hanno scritto di incontri riservati fra Salvini e Renzi e di colloqui carbonari fra renziani e 5 stelle in Parlamento, che si sono conclusi ieri con il segretario del Partito democratico che ha chiarito la linea del Pd: approvare il Legalicum, la legge elettorale proposta dal M5s che prevede l’estensione al Senato delle norme della Camera. Una legge elettorale simile all'Italicum quindi, ma priva di ballottaggio, fatto di liste e un’unica soglia di sbarramento per tutti. In questo caso cadrebbero i dubbi del Quirinale, con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che si è detto più volte contrario ad andare alle urne con due leggi elettorali diverse, per Camera e Senato.

Pd, M5s e Lega votano insieme
L'iter della proposta di legge è stato deciso ieri con la conferenza dei capigruppo di Montecitorio che ha approvato, con i voti di Pd-M5S-Lega (FI, Sel-SI e Misto contrari) il contingentamento dei tempi di discussione in Aula e l'approdo del testo alla Camera il 27 febbraio, se la commissione Affari costituzionali non avrà nulla da obiettare. Le reazioni non si sono fatte attendere: nel partito dell'ex premier sono molti a parlare di scissione, come Pierluigi Bersani che ha detto: «Non minaccio nulla ma non garantisco nulla», aggiungendo che l'unica via democratica è quella di un congresso del Pd prima di andare ad elezioni. Con lui Masismo D'alema e Michele Emiliano che ieri ha lanciato una raccolta di firme per ottenere le assise prima delle elezioni.

Renzi: «Sarebbe grave, ingiusto e assurdo far scattare i vitalizi a settembre»
Per Arturo Scotto (Sel) «è nato l’asse dell’avventura», mentre Renato Brunetta (FI) ha parlato di «comportamento inaccettabile del Pd». Entusiasta Luigi Di Maio (M5s): «Entro la metà di marzo la Camera può approvare la legge elettorale e, a quel punto, il Senato in pochi giorni non dovrà far altro che ratificarla». E' invece Renzi a giocarsi la carta dell'anticasta populista, mandando un sms a Di Martedì, condotta da Giovanni Floris su La7 dove ha scritto: «Per me votare nel 2017 o nel 2018 è lo stesso, ma sarebbe grave, ingiusto e assurdo far scattare i vitalizi a settembre. Sarà fondamentale, invece, farsi sentire con molta forza dall’Europa, specie sui vincoli di bilancio e austerity».

Elezioni a giugno?
Nel caso tutto dovesse filare liscio come nei piani di Renzi-Salvini-Grillo, si apre l'ipotesi di una crisi di governo entro aprile, con probabili dimissioni volontarie del premier telecomandato dal segretario del Pd, Paolo Gentiloni, ed elezioni politiche a giugno. Sempre che Lega, Fratelli d'Italia, M5s e Pd, tutti formalmente per l'opzione «al voto subito, con qualsiasi legge elettorale» riescano a non litigare troppo sulle questioni tutte da chiarire: premio di lista o di coalizione e soglie di sbarramento.