19 marzo 2024
Aggiornato 05:30
Confiscati beni per 6,6 milioni di euro

Formigoni condannato a 6 anni per corruzione nello scandalo Maugeri

«Non ho commenti da fare. Prendo atto di questa vicenda» ha detto l'ex presidente della Regione Lombardia in seguito alla sentenza del tribunale di Milano per il presunto giro di tangenti intorno alla Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia

L'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, condannato a 6 anni per corruzione
L'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, condannato a 6 anni per corruzione Foto: ANSA

MILANO - «Non ho commenti da fare. Prendo atto di questa vicenda» ha detto l'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni in seguito alla condanna a sei anni per corruzione ricevuta questa mattina dal tribunale di Milano per il presunto giro di tangenti intorno alla Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia.

Cade l'accusa di associazione a delinquere

I pm Laura Pedio e Antonio Pastore avevano chiesto per Formigoni 9 anni di carcere; inoltre è caduta l'accusa di associazione a delinquere, «per non avere commesso il fatto». L'ex presidente della giunta regionale è stato inoltre condannato a 6 anni di interdizione dai pubblici uffici, mentre per Pierangelo Daccò e Antonio Simone è stata disposta l'interdizione perpetua. Il Tribunale ha inoltre dichiarato Formigoni, Daccò, Simone e Costantino Passerino incapaci di contrattare con la Pubblica Amministrazione per un periodo di 3 anni.

Decine di milioni di euro sequestrati

All'esponente del Nuovo centrodestra sono stati confiscati beni per 6,6 milioni di euro. Tra questi, anche il 50% della villa di Arzachena, sulla Costa Smeralda, in Sardegna. Un immobile che - stando all'accusa - sarebbe stato acquistato al prezzo di 3 milioni di euro (con Formigoni che avrebbe messo sul piatto 1 milione) per poi essere destinato ad Alberto Perego (assolto da tutte le accuse), storico amico dell'ex governatore nonché suo convivente all'interno della comunità dei Memores Domini (associazione cattolica laicale basata sui precetti di povertà, castità e obbedienza). La confisca più alta è stata disposta per il presunto faccendiere Daccò: oltre 23 milioni di euro. Pari invece a 15,9 milioni i beni confiscati all'ex assessore alla sanità Antonio Simone, mentre l'ex direttore finanziario della Fondazione Maugeri, Costantino Passerino, si è visto confiscare beni fino a 8 milioni di euro.

A Formigoni 8 milioni di tangenti

Secondo l'accusa ipotizzata dai pm lombardi l'ex presidente della giunta regionale della Lombardia per quattro mandati consecutivi, dal 1995 al 2013, avrebbe favorito la fondazione pavese in cambio di tangenti che non sarebbero consistite in denaro contante ma in favori e benefit quantificabili in 8 milioni di euro. Soggiorni di lusso in località esotiche, crociere su yacht messi a sua completa disposizione, cene in ristoranti stellati, finanziamenti per i meeting di Comunione e liberazione a Rimini. In cambio, l'ex governatore avrebbe favorito la Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia e l'ospedale San Raffaele di Milano con 200 milioni di rimborsi regionali per le cosiddette prestazioni sanitarie non tariffabili (ossia qualità del servizio, investimenti in ricerca e sviluppo, ecc) stanziati attraverso una serie di delibere approvate dalla giunta lombarda tra il 1997 e il 2011.

«Settanta milioni di euro di soldi pubblici rubati ai malati lombardi»

Il presunto faccendiere Daccò e l'ex assessore regionale alla Sanità, Simone, avrebbero poi distratto 70 milioni di euro dalle casse dei due ospedali (precisamente 61 dalla Maugeri e 9 dal San Raffaele) e utilizzato parte di queste somme - 8 milioni, appunto - per «ricompensare» l'allora presidente con benefit e utilità. «Settanta milioni di euro di soldi pubblici rubati ai malati lombardi da Daccò e Simone per finanziare i sollazzi di Formigoni e dei suoi amici», aveva sottolineato il pm Pedio nella sua requisitoria di condanna.

Tutti gli imputati

Sul banco degli imputati, accanto a Formigoni, Daccò e Simone, ci sono funzionari di primo piano della politica regionale lombarda del ventennio formigoniano: l'ex direttore generale dell'assessorato alla sanità, Carlo Lucchina, l'ex segretario generale del Pirellone, Nicola Maria Sanese, l'imprenditore Carlo Farina (5 anni e 6 mesi la pena chiesta per loro dai pm), l'ex dirigente regionale Alessandra Massei (6 anni), l'ex direttore finanziario della Maugeri, Costantino Passerino (8 anni e 3 mesi), l'ex convivente di Formigoni all'interno della sede milanese dei Memores Domini (associazione cattolica laicale basata sui precetti di povertà, castità e obbedienza) Alberto Perego (5 anni) e l'ex moglie di Simone, Carla Vites.

Solidarietà da Area popolare - Nuovo centrodestra

Intanto i compagni di partito di Formigoni non hanno mancato di esprimere la loro solidarietà. «Sono vicino all'amico Roberto Formigoni in questo momento di amarezza, so quanto sia duro per lui sentir dire da un tribunale che ha sottratto soldi alla Regione Lombardia al cui benessere ha dedicato tanti anni del suo impegno politico e umano. Sono lieto che l'accusa più infamante, quella di associazione a delinquere, sia caduta. E sono certo che nei successivi gradi di giudizio la sua estraneità ai fatti contestatigli verrà acclarata», ha affermato in una dichiarazione Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare. «In questo difficile momento sento di dover esprimere la mia vicinanza e quella di tutto il gruppo al Senato di Area popolare a Roberto Formigoni. Conoscendone l'impegno politico e le capacità di amministratore, che hanno consentito alla Regione Lombardia di diventare un modello di amministrazione, so quanto questa condanna lo colpisca profondamente. Ma sono convinta che così come è caduta l'accusa infamante di associazione e delinquere riuscirà a dimostrare la sua totale estraneità riguardo i reati che gli vengono contestati», ha scritto la presidente dei senatori di Area popolare Ncd-Centristi per l'Italia, Laura Bianconi.