Renzi a Treviso si appella agli imprenditori: «Prendete per mano l'Italia e portatela fuori dalla crisi»
Prima tappa della giornata, il trevigiano, quel Nord Est dove - ha dichiarato il premier - il Pil viene creato.Da qui, un appello agli imprenditori perché portino l'Italia fuori dalla crisi
TREVISO - La tappa trevigiana del premier Renzi è iniziata con un po' di ritardo, a causa di un problema sulla pista di Ciampino. Per questo, il suo tour, che culminera' alle 16.30 con l'incontro all'auditorium Appiani di Treviso, ha visto saltare l'appuntamento all'azienda Texa di Monastier. Renzi si è scusato: «Scusate, sono mortificato per il ritardo, è stata una giornataccia», ha detto. Ma non si è perso d'animo.
Nel Nord Est, dove si crea il Pil
«Agli imprenditori del Nordest chiedo di prendere per mano l'Italia e portarla fuori dalle secche della crisi». Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio, al termine della sua visita alla Fassa Bortolo a Spresiano. «Dopo tante discussione sul Pil o non Pil, sugli zero virgola, ho pensato di fare un viaggio nella realtà dove il Pil viene creato, fra imprenditori capaci di partire da 8 dipendenti e arrivare a 1300. È un'immersione nel Nordest profondo, nell'Italia che riesce a creare occasione di sviluppo».
Ottimismo
Renzi ha ostentato (come al solito) ottimismo: «Se ce la mettiamo tutta questo Paese c'è la può fare», ha proseguito ancora. «La richiesta che ricevo è di lottare contro la corruzione e la burocrazia. Meno burocrazia c'è più difficile è che la corruzione si sviluppi», ha concluso il premier.
A Genova
Il premier è atteso in serata anche a Genova, visita alla quale ha già dedicato una lettera inviata al quotidiano Il Secolo XIX: «Se ce la facciamo qui a Genova, ce la farà l'Italia intera. Facciamo vedere, con un gioco di squadra, di cosa siamo capaci». L'occasione sarà l'inaugurazione del terzo lotto del rifacimento della copertura del torrente Bisagno, che esondò nel 2011 e nel 2014 causando diverse vittime e centinaia di milioni di euro di danni.
Impegno contro il rischio idrogeologico
«Due anni fa - ha sottolineato il presidente del Consiglio - a Genova, sul Bisagno e sugli altri torrenti che sotto-attraversano la città lavoravano solo avvocati e giuristi, giravano solo le carte dei ricorsi e dei controricorsi. Oggi vediamo operai e ingegneri, betoniere e camion e, finalmente, inauguriamo il cantiere del rifacimento dell'ultimo tratto del torrente per l'allargamento della sezione idraulica».
Un'opera senza precedenti
Renzi ha ricordato che si tratta di un'opera da 95 milioni, che si aggiunge agli altri 8 cantieri anti-alluvione per un totale di 402 milioni «che lo Stato investe perché Genova non resti ostaggio delle alluvioni». Il premier l'ha definito «il più grande investimento in atto per la difesa idrogeologica in una grande città europea». Interventi - ha proseguito il premier - immaginati e attesi da decenni «dopo aver visto dolore, tanta rabbia, solidarietà concreta, contestazioni, danni enormi, disperazione».
Voltare pagina
Il motto di Renzi, anche questa volta, è «voltare pagina».Il premier ha sottolineato come grazie all'impegno del Governo «ci lasciamo alle spalle gli errori idraulici e le urbanizzazioni incoscienti che hanno reso fragilissima questa terra aumentando il rischio di alluvioni e frane e facendo franare la credibilità della politica e dello Stato. E' una pagina che andava chiusa», ha spiegato, «e noi questo abbiamo iniziato a fare, molto concretamente, partendo dall'abbattimento, con il decreto Sblocca Italia, delle burocrazie ostili e delle lungaggini insopportabili, che hanno portato negli anni alla dittatura dei ricorsi».
L'Ue dovrà farsene una ragione
Renzi ha poi ricordato di aver preso un impegno preciso, due anni fa, con l'istituzione dell'unità di missione #Italiasicura. «Oggi, con 'Casa Italia', rafforziamo il concetto passando dall'inseguire sempre ogni emergenza alla prevenzione strutturale, per ridurre il più possibile gli impatti dei grandi rischi naturali amplificati purtroppo e quasi sempre dalla mano dell'uomo». Il premier sa che sarà un cammino lungo, «una prospettiva che coinvolgerà generazioni». Ma non perde occasione per sottolineare la storicità dell'evento: «Non era mai accaduto nella nostra storia repubblicana. Per noi il finanziamento della sicurezza è un investimento, non è una spesa e le burocrazie europee - ha concluso il premier - dovranno farsene una ragione».
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