18 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Preoccupano i centristi

Italicum, Renzi preoccupato per la tenuta di Ncd. Ma il Pd rassicura

Dai vertici del Pd, all'indomani della direzione, si guarda oltre le tensioni interne al partito, e ci si concentra invece sulla situazione dell'alleato di governo

ROMA - «Il vero problema in questo momento è la tenuta di Ncd». Dai vertici del Pd, all'indomani della direzione, si guarda oltre le tensioni interne al partito, e ci si concentra invece sulla situazione dell'alleato di governo. E in questa chiave si indica una lettura diversa di alcuni passaggi del dibattito interno. Ad esempio l'uscita netta di Dario Franceschini sulla necessità di modificare l'Italicum prevedendo il premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista: «Parlava ad Ncd», assicurano dal Nazareno. Una lettura confermata da un altro chiaro segnale di 'attenzione' alle esigenze dei centristi, ovvero la dichiarazione distensiva del ministro della Giustizia Orlando sulla prescrizione: «Le posizioni nella maggioranza si stanno avvicinando».

Prospettiva politica a Ncd
«Dobbiamo dare una prospettiva politica a Ncd», riconosce un dirigente Dem, «altrimenti non tengono». Certo, «non aiuta l'inchiesta» che chiama in causa anche Angelino Alfano, ma su questo i Dem si mostrano tranquilli, almeno per «quello che è emerso finora». Resta la necessità appunto di assicurare una «prospettiva politica» ai centristi, e su questo l'unico terreno possibile di incontro è proprio quello della legge elettorale. Dunque, nei ragionamenti dei renziani, cambiare l'Italicum è possibile solo con la vittoria del Sì e solo in chiave di attenzione ai centristi: «Non certo per la minoranza Pd, che tanto sta dicendo sempre 'più uno': prima volevano il premio alla coalizione, poi hanno detto che non bastava, che volevano il Mattarellum e adesso che va riscritta con i Cinque Stelle... Ragionare con loro è tempo perso».

Centrodestra di governo?
Meglio guardare a Ncd, e anche a un centrodestra 'di governo'. Perchè, ragiona un dirigente Dem, «a noi un centrodestra credibile fa gioco: basta vedere il caso Milano e paragonarlo con Roma e Torino». E allora il vice segretario Lorenzo Guerini al Tg1 assicura: «L'Italicum è una buona legge, ma siamo disponibili al confronto, se ci sarà una richiesta». E un'autorevole fonte Pd spiega: «Da Renzi non è arrivata nessuna 'scomunica' all'apertura di Franceschini». Per aggiungere: «E' più facile che l'Italicum cambierà se vince il 'Si" al referendum piuttosto che se vince il 'No». Perchè in caso di bocciatura delle riforme, la posizione dei vertici Pd è chiara: «Non ci può essere spazio per altri governi». Non a caso ieri Renzi ha ricordato alla minoranza del partito che per fargli lasciare la carica di segretario del Pd «dovete vincere il congresso». E a quelli che potrebbero lasciare la maggioranza interna che «quando vorrete ritornare sul carro troverete il posto occupato».

Retroscena
Una linea che viene corroborata da alcuni retroscena che fanno riferimento alla possibilità di voto anticipato in caso di implosione di Ncd: elezioni che si terrebbero con l'Italicum per la Camera e il Consultellum per il Senato. Un quadro che «rende facile per il Pd costruire le larghe intese al Senato, ma che in caso di vittoria M5s a Montecitorio li vedrebbe paralizzati a palazzo Madama». Ma sugli scenari post-referendum la determinazione dei renziani viene contraddetta da altre voci del Pd, anche della maggioranza: «Dipenderà innanzitutto da come si dovesse perdere il referendum. Se la sconfitta fosse di stretta misura, il Pd chiederebbe a Renzi di non dimettersi». E nel caso in cui il premier non dovesse recedere dal suo intento di lasciare palazzo Chigi, non sono solo i parlamentari della minoranza a ritenere necessario un nuovo governo: «E i renziani potrebbero tornare ad essere una cinquantina, come nel 2013...».