Arriva «Firma day» contro Italicum e ddl Boschi
Sabato e domenica Anpi-Arci scenderanno in piacca insieme ai comitati no referendum per raccogliere le firme contro il referendum costituzionale di ottobre
ROMA - Sabato 11 e domenica 12 giugno si terranno in tutta Italia i «firma day» per raccogliere firme contro la riforma elettorale e quella costituzionale promosse dal governo Renzi ed approvate dal Parlamento. Fra i promotori l'Anpi («Ballando sotto le firme» il nome delle sue iniziative), l'Arci e diverse altre associazioni già in campo per il no al referendum costituzionale confermativo del prossimo autunno.
Le ragioni del «no»
«Perché una firma? Con la riforma costituzionale e con la nuova legge elettorale - si legge nel volantino Anpi che promuove i "firma day"- chi vince le elezioni ha in mano il Governo, il Parlamento, la Presidenza della Repubblica. Troppo potere e nessun contrappeso». Perché una firma? Con la riforma costituzionale e con la nuova legge elettorale il Senato non è più eletto dal popolo e la maggioranza dei cittadini non è più rappresentata da una Camera formata al 54% da un partito che potrebbe essere di minoranza. Invece i cittadini devono e vogliono essere pienamente rappresentati, si legge ancora.
I presunti tagli
Inoltre, tagliare il numero dei senatori parlando di chissà quale risparmio - è la seconda argomentazione - è fumo negli occhi. Il Senato assume compiti nuovi e spesso confusi, di cui si ignorano totalmente i costi. Ridurre drasticamente solo il numero dei senatori e non dei deputati, squilibrando il sistema, vuol dire che l'obiettivo non è ridurre i costi della politica, ma «azzerare» il Senato e dare tutto il potere ad una sola Camera ed a chi la governa, si legge ancora nel volantino.
Una firma per fermare la riforma
Come scrive ancora l'Anpi, l'attuale bicameralismo cosiddetto perfetto - è la terza motivazione - ha bisogno di correzioni. «Noi lo vogliamo cambiare, ma per far sì che tutti i cittadini si sentano rappresentati, che le leggi vengano approvate più rapidamente e con il dovuto approfondimento, che il Parlamento sia più efficiente, che il governo possa agire con efficacia e con un sistema di contrappesi a garanzia della piena democrazia». Le leggi sottoposte a referendum vanno in direzione nettamente contraria a tutto questo, spiegano. «Con la tua firma puoi fermarle e consentire che si provveda poi alle modifiche veramente necessarie».
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