Elezioni Roma, Brunetta: Si torna da dove si era partiti, vinciamo al centro
La scelta di puntare su Alfio Marchini ribadisce la centralità di Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi, appoggiando Marchini, sottolinea l'importanza di una destra moderata, non lepenista come quella di Matteo Salvini e Giorgia Meloni
ROMA - Guido Bertolaso fa un passo indietro e Silvio Berlusconi vira verso Alfio Marchini. A commentare la notizia, in una nota, Renato Brunetta spiega che «si torna da dove si era partiti. Dalla figura di Alfio Marchini, la prima scelta di Forza Italia e di Silvio Berlusconi - fortemente condivisa anche da Matteo Salvini (ricordate i risultati dei suoi gazebo?) - e messa nel cassetto solo per il veto di Giorgia Meloni, impaurita di perdere la presunta golden share di Fratelli d'Italia a Roma».
Destra e centro moderato
La scelta di fermare la corsa dell'ex numero uno della Protezione Civile e contestualmente di appoggiare la candidatura del costruttore romano ribadisce la centralità di Forza Italia. Non significa rivendicazione di solitudine o di separatezza dai due petali di destra, che hanno oggi scelto il proprio riferimento europeo nel Front National di Marine Le Pen, spiega Brunetta. Quello che Forza Italia respinge, con l'indicazione di Bertolaso prima e di Marchini poi, è la «mutazione genetica dell'alleanza, per cui si pretende di cambiarne la gerarchia di valori e di ribaltarne il metodo». In Europa il centro moderato si allea con la destra, se vuole vincere e dove questo non succede, come in Francia, «l'emarginazione rumorosa, ma sterile, è sicura».
Linea di governo di centrodestra non lepenista
Con un'analisi della situazione italiana, il capogruppo di FI alla Camera osserva dove governa il centrodestra in Italia. Sia che il presidente o il sindaco siano di Forza Italia, o della Lega, o ancora del 'quarto petalo', la linea di governo è di centrodestra, non lepenista. «Toti, Maroni e Zaia non applicano lo slogan dei muri, e non è che sono meno identitari dei rispettivi movimenti di provenienza. Non c'è nulla da fare: la sintesi vincente e pragmatica è moderata e decisa, dialogante e non arroccata», continua Brunetta. Le candidature di Parisi a Milano e di Marchini a Roma si inseriscono perfettamente nell'economia di questa visione politica.
Berlusconi è collante
«Non ha futuro qualunque pretesa - dice ancora il capogruppo FI - di immaginare una coalizione dove Forza Italia si sciolga al sole di Salvini o della Meloni». Chi pensa questo commette l'errore di sottovaluta la capacità di Berlusconi di essere il fulcro di qualsiasi piazza ed alleanza. Così accadde nel 1994, quando Berlusconi si prestò ad essere semplice collante dell'alleanza tra Bossi e Fini. Lo davano al 7 per cento, con la sua Forza Italia. «Alla fine chi sa unire, sa far vincere». Berlusconi ha scelto la strada di perfetta coerenza con la sua storia e la sua natura. Uniti si vince, ma l'unità e la vittoria sono uno strumento per realizzare un disegno sull'Italia e sul mondo. «È 'unità per' un'Italia prospera e libera, liberata da Renzi», spiega Brunetta.
Si parte da qui per vincere e mandare a casa Renzi
L'unità piena è il risultato di un lavoro di lungo, che esige l'apertura di un cantiere comune. Un cantiere che costruirà ponti verso il futuro solo se si metteranno insieme non ideologie su cui litigare, egemonie da esercitare, ma esperienze da cui ricavare insieme programmi, progetti, regole, gerarchie di valori, come esito di un'azione politica sul campo, fatta di obiettivi pratici e comprensibili, «Valorizzando, senza pregiudizi ma con magnanimità, anche chi non è stato generato dai lombi del centrodestra, come ad esempio Alfio Marchini». Meno ragionamenti e più osservazione della realtà. «Si parte da qui, per vincere a Roma, per vincere il referendum di ottobre e mandare a casa Renzi, per costruire il centrodestra del futuro a guida, come sempre, moderata», conclude Brunetta.
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