20 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Gli interrogatori del ras delle cooperative

Mafia capitale, un'altra vergogna: fango su Totti

Dopo la pioggia di nomi di politici (molti dei quali lo hanno querelato), dal carcere Salvatore Buzzi tira in ballo anche il nome del capitano della Roma, per una vicenda peraltro già nota. Un chiaro tentativo di alleggerire la sua posizione processuale

ROMA – Salvatore Buzzi non si ferma più. Il ras delle cooperative romane, il volto imprenditoriale di Mafia capitale, sta riempiendo bobine di registrazioni e faldoni di verbali con i suoi interrogatori dal carcere di Cagliari, rilasciati a fine luglio al procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino e al sostituto procuratore Paolo Ielo. E, al loro interno, non tralascia di inserire qualche bomba: come quella che riguarda Francesco Totti. Il nome del capitano della Roma, ovviamente non indagato, viene tirato in ballo da Buzzi parlando dell'emergenza abitativa e dei residence affittati a peso d'oro al Comune dagli immobiliaristi amici, per ospitare i più poveri. «Io ti do l’appartamento con i servizi, quotato x al metro quadro – si legge nei verbali pubblicati dal Tempo – e moltiplicando viene fuori che io 50 metri quadri li pago 3.500 euro al mese. Questo era stato il meccanismo. Costavano un patrimonio e lì c’è il famoso residence Ten, di Francesco Totti, a Torremaura». Buzzi prosegue sostenendo che l'artefice di questo affarone sarebbe stato Luca Odevaine, l'ex capo di gabinetto di Walter Veltroni (sotto la cui sindacatura venne avviato il meccanismo dei Centri di assistenza abitativa temporanea, che al Comune costano in tutto 43 milioni all'anno), oggi in carcere proprio per Mafia capitale. «I rapporti tra Totti e Odevaine erano strettissimi, andava in trasferta con l'aereo della Roma», prosegue il braccio destro di Carminati. E non è finita qui: «Lo sa ai bambini di Totti chi faceva la sicurezza?», ci tiene a tutti i costi ad aggiungere, nonostante il comprensibile pudore manifestato a coinvolgere i bambini dal pm. «I vigili del Campidoglio, gli straordinari, e pagava il Comune», forse giocando sul fatto che la suocera del capitano è, per l'appunto, una vigilessa.

La ricostruzione dei giornalisti
Ora, delle ulteriori indagini e dei necessari riscontri si occuperanno i magistrati: è il loro lavoro. Ma se noi già avevamo qualche dubbio che la pioggia di nomi uscita dalla bocca di Buzzi in queste settimane facesse parte di una ben precisa strategia difensiva per alleggerire la sua posizione, questa ultima trovata non può che farli aumentare a dismisura. E questo non perché il Pupone, personaggio umanamente limpido e rispettato in città (fino a prova contraria), abbia bisogno di difese d'ufficio. Ma perché la vicenda era già emersa con chiarezza dal recente libro I re di Roma degli ottimi colleghi Lirio Abbate e Marco Lillo (che ne aveva parlato anche con il DiariodelWeb.it). Da quelle carte emergeva sì come il residence di via Tovaglieri, affittato al Comune a 75 mila euro al mese senza peraltro eseguire i promessi interventi di manutenzione, fosse controllato all'83% da Totti (solo indirettamente), ma anche come lo amministrasse il fratello Riccardo. E risulta davvero impossibile da credere che uno degli uomini più ricchi di Roma, che peraltro di mestiere non fa il commercialista ma il calciatore, conosca per filo e per segno tutti i dettagli di ogni sua proprietà, specialmente quelle date in amministrazione ad una persona fidata come un fratello.

Ce n’è per tutti
Detto questo, se emergeranno delle responsabilità anche a suo carico, saremo i primi ad esigere che Totti le paghi. Per ora, ci sembra piuttosto che Buzzi stia sfruttando uno dei nomi che a Roma fa più notizia per cercare di ammorbidire i pm (peraltro invano, visto che hanno appena richiesto a suo carico il giudizio immediato). Esattamente come continua a fare tirando in ballo nuovi politici ogni giorno: ultimamente sono emersi i «15 mila euro» a Matteo Renzi, i «10 mila» a Silvio Berlusconi e i «30 mila» a Ignazio Marino, tutti in cene elettorali, sostiene lui per «ottenere un occhio di riguardo». Peccato che, insieme alle sue confessioni tutte da dimostrare, stiano fioccando anche le querele contro Buzzi: solo negli ultimi giorni sono arrivate quelle di Nicola Zingaretti, Francesco Storace, dell'ex vicesindaco Luigi Nieri e dell'assessore Maurizio Pucci. E di certo il fango gettato da un affarista la cui moralità è tutta da dimostrare non è un servizio reso alla giustizia, ma semmai un'ulteriore accusa a suo carico. La fogna politica e criminale di Mafia capitale fa già abbastanza schifo così com'è, non abbiamo bisogno di chi vuole solo buttarla in caciara.