23 marzo 2025
Aggiornato 02:30
Storace al DiariodelWeb.it

«Marino a casa subito, Meloni sindaco»

L'ex presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, attacca il sindaco di Roma e il suo successore Zingaretti: «Le loro responsabilità politiche sull'inchiesta si sommano alle incapacità di governo: devono dimettersi»

ROMA – È sempre più un uomo solo al comando, Ignazio Marino. Alla sua immobilità amministrativa si è ora aggiunto anche il terremoto di Mafia capitale. E il sindaco di Roma è stato scaricato da tutti: compreso il suo stesso partito, il Pd. Il segretario Matteo Renzi, ieri a Porta a Porta, gli ha inviato un vero e proprio preavviso di sfratto: «Se sanno governare governino e vadano avanti, se non sono capaci vadano a casa». Le opposizioni, naturalmente, ne approfittano, andando all'attacco contro il primo cittadino azzoppato: il Movimento 5 stelle ha presentato una mozione di sfiducia, Alfio Marchini si è autosospeso dal Consiglio e il centrodestra sta già studiando i propri candidati per le eventuali elezioni anticipate. Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra, ha un'idea ben precisa in merito: «Roma fa schifo per colpa dell'incapacità di Marino – dichiara al DiariodelWeb.it – Giorgia Meloni, invece, potrebbe essere un ottimo sindaco».

Presidente, Ignazio Marino si deve dimettere, anche se l'indagine per ora non lo ha toccato?
Nessuno mette in dubbio l’onestà personale di Marino. Ma da sola, l’onestà può non essere sufficiente. Vi sono delle responsabilità politiche, che non necessariamente rivestono profili penali, delle quali si deve rispondere. Molti degli uomini di punta del Pd romano sono stati più che toccati dall’inchiesta, molti erano in ruoli chiave, nei quali erano stati posti da Marino: Ozzimo era assessore, Coratti presidente del Consiglio comunale, tanto per citare due esempi. Si continua a riferire di colloqui di altri esponenti, anche della Giunta, con Buzzi. Oltre questo, il drammatico problema di Marino è la sua totale incapacità di governare Roma. Non c’era bisogno di Mafia Capitale per chiederne le dimissioni. Al massimo questa inchiesta somma un problema politico a uno amministrativo: Roma fa schifo. Buche, trasporti, manutenzione, verde, prostituzione, degrado. Non c’è un settore in cui la città funzioni.  

Il Partito democratico aveva scaricato le responsabilità sull'ex sindaco Alemanno. Ora si scopre che il malcostume coinvolgeva anche il centrosinistra. Ha ragione chi dice che i partiti sono tutti uguali?
Il mio nome non compare fra quelli finanziati da Buzzi: secondo le intercettazioni, infatti, avrebbe finanziato tutti, da Zingaretti a Marino, da Badaloni a Marrazzo. Più o meno, tutti coloro i quali ho affrontato nelle competizioni elettorali. Quindi, direi che no, non tutti i partiti né gli uomini politici sono uguali.

Anche la Giunta di Nicola Zingaretti viene lambita da questo scandalo. Anche lui dovrebbe dimettersi?
L’intero centrodestra ha presentato una mozione di sfiducia a Zingaretti. Il problema, anche qui, è in primo luogo politico. Quello che appare coinvolto è l’intero apparato politico della sinistra, Pd in testa. Per Zingaretti, poi, ci sono una serie di evidenze giudiziarie non di poco conto: il suo ex capo di gabinetto, Maurizio Venafro, indagato; un alto dirigente, Magrini, arrestato; altre due alte dirigenti, la Longo, direttrice della Centrale acquisti, e la Agostinelli; il capogruppo, Vincenzi, dimissionario, e molte mormorazioni. Anche qui, vale lo stesso discorso: ci sono responsabilità politiche delle quali si deve rispondere.

La responsabilità politica del disastro arriva fino a Renzi?
Questo lo stabiliranno i magistrati. Le chiacchiere da Transatlantico parlano anche di qualche parlamentare che potrebbe finire nella rete dell’inchiesta. Si vedrà nelle prossime settimane.

Come è stato possibile che la criminalità si mangiasse Roma mentre la politica non si accorgeva di nulla?
Non è esatto. C’è chi, come il sottoscritto, pur non avendo gli strumenti degli inquirenti, qualcosa aveva subodorato: parlano le interrogazioni presentate all’epoca della Giunta Alemanno ma anche quelle presentate a ottobre, a Zingaretti, per segnalare palesi incongruenze nella gara per il centro unico di prenotazione della Regione, di cui chiedevo l'annullamento. Due mesi dopo, non erano più incongruenze ma contestazioni di reati: era appetita da Buzzi.

Al centro dello scandalo c'è la gestione dell'immigrazione, un tema storicamente caro alla sua parte politica. Viene il dubbio che, al di là degli slogan, non lo si sia mai voluto risolvere perché, come abbiamo visto, c'era chi ci lucrava sopra. È così?
Da quanto emerge dall’inchiesta, sì, sembra proprio così. Aspettiamo tutti i gradi di giudizio per comprendere le diverse responsabilità dei singoli indagati. Restano le implicazioni politiche.

Se l'inchiesta ha travolto destra e sinistra, ora da dove si riparte per ricostruire la credibilità e l'onestà della politica capitolina?
Ha travolto molti ma non tutti. Altri sono rimasti fuori. Ripartiamo da chi non era coinvolto, facendo tutti un passo indietro rispetto alle velleità da primedonne, ma dedicandoci a ricreare le condizioni per presentarsi agli elettori con programmi seri, concreti e convincenti e non con mille promesse impossibili da mantenere. E con uomini e donne seri e credibili, non con i «salta poltrona».

Chi può salvare Roma? Vede con favore la candidatura di Giorgia Meloni o serve addirittura un "papa straniero"?
Non è da escludersi affatto un voto per il Comune e la Regione in tempi più brevi della scadenza naturale delle consiliature. Basti leggere il messaggio tutt’altro che criptato che Renzi, nell’intervista a La Stampa, ha mandato a Marino. Occorre che, come dimostrano i risultati delle regionali e delle amministrative, tutto il centrodestra pulito si riunisca e torni a parlarsi, scegliendo, appunto, uomini e programmi seri. Giorgia potrebbe essere un ottimo candidato ma spetta a lei decidere se vorrà candidarsi.