Podemos, Salvini: una bella mazzata per l'Europa delle banche
Podemos in Spagna e Duda in Polonia: i «popoli» dell'Europa stanno alzando la testa per riprendersi la sovranità nazionale. Per la Lega nord le elezioni nei due Paesi sono state «una boccata d'ossigeno salutare»
ROMA - «Una boccata d'ossigeno per l'Europa dei popoli». È così che il leader della Lega nord Matteo Salvini saluta la vittoria di Podemos in Spagna. Nonostante, infatti, le numerose differenze tra il partito del Carroccio e quello che negli scorsi giorni ha trionfato alle elezioni amministrative di Barcellona, emerge con forza la necessità di dire basta a questa Europa. Salvini si dice convinto che la vittoria di Podemos, come quella del nazionalista Andrzej Duda in Polonia sono espressione di un elettorato stanco di assecondare la politica economica dell'Unione europea e la dittatura delle banche, «una bella mazzata per i difensori dell'Europa della banche e per i servi di Bruxelles».
«Una boccata d'ossigeno salutare»
Sono segnali chiari, quelli inviati da queste elezioni che, a detta del segretario della Lega nord, dimostrerebbero la volontà dei «popoli» di riappropriarsi dei diritti lesi dalla sconsideratezza della politica Ue. «La gente sta rialzando la testa» e l'intento è quello di tornare a controllare confini e lavoro, secondo Salvini: «una boccata d'ossigeno salutare» rompe l'ormai stantio e deleterio «duopolio» di democristiani da una parte e centrosinistra dall'altra.
Le speranze di Salvini
Vince l'euroscetticismo, quindi, e a meno di una settimana dalle votazioni regionali, il risultato registrato in Spagna e in Polonia fa esultare il leader della Lega nord, convinto di poter raccogliere, nelle Regioni in cui il 31 maggio si andrà alle urne, il dissenso degli elettori per quest'Europa che stanca l'economia nostrana e mette in ginocchio gli italiani.
Renzi: l'Europa va cambiata
Non solo Salvini. Anche il premier Matteo Renzi ritiene la vittoria di Podemos in Spagna e di Duda in Polonia come segnali forti di un'Europa che va cambiata. Insieme alle elezioni greche in cui a vincere fu l'euroscettico Alexis Tsipras, in Europa soffiano «venti in direzione opposta», secondo il premier Renzi, ma tutti pretendono un cambio di marcia dell'Ue, «io spero che l'Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell'Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi».
Due radici dello stesso pensiero
Cosa accomuna il pensiero del segretario della Lega a quello del segretario del Partito democratico? Sicuramente alla base di entrambe le riflessioni si condensa la spossatezza per una politica fallimentare durata trent'anni che ha portato alle conseguenze che conosciamo bene – sempre più spesso ribadite dal leader leghista – ovvero una sovranità dei cittadini che nel tempo è andata scemando e una avversione di base nei confronti di un'Europa incapace di far fronte unitariamente alle questioni più delicate – ultima l'emergenza sbarchi e la gestione delle quote migranti. La risposta di Salvini e quella di Renzi alla vittoria di Podemos vanno dunque nella stessa direzione, ma si sviluppano da radici diverse: da un parte il nazionalismo leghista, che chiede all'Europa di riappropriarsi della sovranità calpestata; dall'altra un Matteo Renzi che chiede all'Ue – senza troppo trambusto – che addolcisca le disuguaglianze tra i 28 Paesi.