Bindi: l'Italicum è una sconfitta politica
Rosy Bindi, ex presidente del Pd, ora alla guida della commissione antimafia, ha votato 'no' all'Italicum e in una intervista a La Repubblica afferma che quella di ieri è stata «Una vittoria di Pirro. Approvare una legge elettorale pagando questi prezzi alla qualità della democrazia parlamentare assomiglia molto a una sconfitta».
ROMA (askanews) - «Una vittoria di Pirro. Approvare una legge elettorale pagando questi prezzi alla qualità della democrazia parlamentare assomiglia molto a una sconfitta». Lo dice a Repubblica Rosy Bindi, ex presidente del Pd, ora alla guida della commissione antimafia, che ha votato 'no' all'Italicum.
Sconfitta politica per il governo
«Questa - prosegue - è una sconfitta politica per il governo, perché approvare la legge elettorale con una maggioranza inferiore rispetto a quella che sostiene l'esecutivo è uno smacco. Avevamo detto 'mai più da soli'. Invece l'Italicum è stato approvato da soli meno qualcuno, circa 50». «L'Italicum - sottolinea Bindi - nasce con molti vizi d'origine, gli stessi con cui è stato approvato il Porcellum: anche quella legge elettorale ha avuto il via libera a maggioranza; conteneva le liste bloccate; aveva un premio di maggioranza definito incostituzionale. Tuttavia il Porcellum ha garantito il bipolarismo, ancorché muscolare. L'Italicum ammazza il bipolarismo, è la legge del partito unico».
Non si esce dal Pd: serve il confronto
Quanto al referendum abrogativo annunciato dalle opposizioni, Bindi chiarisce: «Non lo promuoverò. Spero che avendo tre anni davanti, si possa ancora intervenire sull'Italicum. Ma se qualcuno prende la strada del referendum, ci rifletterò». Infine la presidente della commissione Antimafia chiarisce che non lascerà il Pd né appoggia l'idea di fare gruppi autonomi: «Dal momento che il dissenso si è materializzato in modo così significativo, mi auguro ci siano le condizioni per aprire un confronto sulla scuola, la riforma della Pa, la lotta alla povertà, l'occupazione, il welfare. Affrontiamo le questioni di merito che non snaturino un partito di centrosinistra».
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