Cuperlo: non ho votato, ma resto nel Pd
Gianni Cuperlo non vota la fiducia sull'Italicum, in quella che definisce una giornata «non brillante, semplice o serena. Sento la responsabilità di questa scelta, che mi addolora. Mi sento parte di una comunità ma è un segnale legittimo e necessario dopo lo strappo incomprensibile, a vedere i numeri e la tenuta del Pd» sulle pregiudiziali.
ROMA (askanews) - Gianni Cuperlo non vota la fiducia sull'Italicum, in quella che definisce una giornata «non brillante, semplice o serena. Sento la responsabilità di questa scelta, che mi addolora. Mi sento parte di una comunità ma è un segnale legittimo e necessario dopo lo strappo incomprensibile, a vedere i numeri e la tenuta del Pd» sulle pregiudiziali. Sul dopo, Cuperlo non ha dubbi: «Credo si debba restare insieme, dividersi sarebbe la sconfitta della sinistra». E tuttavia «è difficile immaginare che questo strappo non abbia ripercussioni anche sui termini politici della legislatura e forse anche sui tempi. Ma non ho strumenti per fare una previsione. Mi sembra che se c'era la possibilità che la legislatura avesse un accorciamento dei suoi tempi, porre la fiducia in questo modo sulla legge elettorale, certo, non aiuta».
Si prenda consapevolezza del problema
Cuperlo spiega in Trasnatlantico, proprio mentre in aula viene chiamato per la seconda volta il suo nome, che «amareggiano anche i toni e i linguaggi. Spero ci sia la consapevolezza che esista un problema». L'ex presidente del Pd riconosce che «la capacità di aggregare consenso di Renzi, anche nel partito, è frutto anche dei limiti di chi lo ha preceduto. Ma se le personalità che non votano sono queste, anche diverse per biografia, forse bisogna fermarsi e riflettere».
Si poteva evitare
Per l'ex candidato alle primarie del Pd «si poteva evitare di arrivare fin qui. C'era una via d'uscita, nell'incrocio con la riforma costituzionale, evitando la fiducia e migliorando le riforme. Mi chiedo perché non lo si è fatto, spingendo invece sull'acceleratore. Non mi convince che si è fatto perché si è atteso troppo... Anche se modificato, l'Italicum si poteva approvare a luglio». E Cuperlo rifiuta anche l'altro argomento renziano, ovvero che la posta in gioco per la minoranza fosse la testa del segretario e premier: «Non è vero che non riconosciamo la legittimità di Renzi. Quando ci sarà il congresso ne discuteremo, ma non è questo l'obiettivo. Ora serve sforzo di chi lo guida il partito» per ricostruire un clima migliore.
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