29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Udc sulla legge elettorale

De Mita: Renzi sfiducia se stesso

Il deputato Giuseppe De Mita, vice segretario nazionale dell'Udc, commenta la fiducia posta dal governo Renzi sulla legge elettorale affermando che non parteciperà al voto di fiducia sull'Italicum: «Aver posto la fiducia è incomprensibile - continua De Mita - E più si accumulano le motivazioni espresse da esponenti del Pd e meno se ne capisce il senso».

ROMA (askanews) - «Non parteciperò al voto di fiducia sull'Italicum. Per mie valutazioni quale parlamentare, ma ritengo anche di doverlo fare nella funzione di vice segretario nazionale dell'Udc, per il profondo malessere registrato nel partito e non solo sul merito e sul metodo con il quale si sta affrontando questa questione». Lo dichiara il deputato Giuseppe De Mita, vice segretario nazionale dell'Udc.

Fiducia ncomprensibile
«Aver posto la fiducia è incomprensibile - continua De Mita - E più si accumulano le motivazioni espresse da esponenti del Pd e meno se ne capisce il senso. A me pare chiaro che politicamente con questa mossa il Governo abbia allo stesso tempo sfiduciato la propria maggioranza e se stesso. In primo luogo perché così facendo il Governo ha esplicitato che il rapporto con la maggioranza e con il Parlamento non ha più alcun legame fiduciario, ma solo imperativo e compiendo un atto di forza, in realtà, dà evidenza a tutta la sua debolezza. In secondo luogo, essendo nato questo Governo attraverso la liquidazione sommaria dell'esecutivo Letta sulla motivazione che solo Renzi era in grado di garantire una maggioranza più ampia sulle riforme, con questa mossa, con cui si dice di avere dubbi sulla tenuta della maggioranza di Governo, il Primo Ministro ha sfiduciato se stesso».

Non voto
«Non partecipare al voto - conclude Giuseppe De Mita - mi pare, a fronte di tutte queste contraddizioni, il modo politicamente più razionale per esprimere allo stesso tempo la fiducia al governo per le riforme economiche e la rivendicazione dell'autonomia del Parlamento per le riforme istituzionali».