17 agosto 2025
Aggiornato 20:00
M5S commenta il documento firmato da Padoan e Cantone

Businarolo: Cantone, il nuovo Di Pietro di questa nuova Tangentopoli?

Il documento firmato da Raffaele Cantone e Pier Carlo Padoan fissa una strategia anti-corruzione da far osservare alle aziende. Tra i punti, dirigenti a rotazione. Ma per Francesca Businarolo, bisognerà impegnarsi soprattutto a far rispettare le norme, a promuovere la trasparenza nelle nomine e a tutelare le gole profonde. Nella speranza che Cantone metta in campo una vasta opera di monitoraggio.

ROMAE’ stato Claudio Borghi, intervistato al DiariodelWeb.it, a denunciare che, per infliggere un duro colpo a corruzione, tangenti e appalti truccati, l’aumento delle pene non basta. Borghi, piuttosto, suggeriva di porre maggiore attenzione alla prossimità territoriale delle aziende a cui affidare i lavori, e di togliere la distinzione tra corruzione e concussione, affinché nessuna attenuante possa essere data tanto a chi paga, quanto a chi riceve. In queste ore, Repubblica ha pubblicato il piano del Ministero dell’Economia e dell’Authority che fa capo a Raffaele Cantone, piano in dieci punti che si applicherà subito alle aziende non quotate sotto il diretto controllo del Mef e, a seguito del confronto in programma con la Consob, anche alle quotate. Parole d’ordine: dirigenti a rotazione e stop ai condannati, con un severo ampliamento della tanto vituperata Severino. Sarà sufficiente? A rispondere è Francesca Businarolo, membro della Commissione Giustizia del Movimento Cinque Stelle: «La proposta della rotazione dei dirigenti c’era già. Quindi, non è tanto un problema di norme, quanto di farle rispettare».

BUSINAROLO: NOMINE TRASPARENTI E LEGGE SUI WHISTLEBOWERS - «Sono d’accordo che non vengano nominati a livello dirigenziale persone che abbiano carichi pendenti o che siano stati condannati in primo o in secondo grado per reati contro la pubblica amministrazione; ma servirebbe anche», aggiunge la Businarolo, «che queste nomine siano molto più trasparenti, e addirittura partecipate, magari anche da parte dei cittadini», afferma. «So comunque che, tra le linee dettate dall’Anac, c’è anche un richiamo all’introduzione della Whistleblowing, la tutela dei segnalatori nelle pubbliche amministrazioni. E’ una proposta di legge depositata in Commissione Giustizia da tempo», spiega la deputata pentastellata, prima promotrice della stessa, «quindi io spero ci sia la volontà anche da parte di Anac di portare avanti questo strumento che, secondo il nostro punto di vista, è fondamentale per la lotta alla corruzione».

RENZI PROMETTE E NON FA - Eppure, la Businarolo non è fiduciosa sulla buona coscienza dell’esecutivo, e sulla sua reale volontà di portare avanti una norma seria e efficace. «Continuano a promettere. Ogni volta che capita uno scandalo, promettono serietà e tempi brevi, ma che cosa dobbiamo ancora attendere? E’ passata Mafia Capitale, è passato lo scandalo Mose, per non parlare di Expo, e dopo due anni di legislatura siamo ancora a un punto fermo. Noi siamo disponibili fin da subito a collaborare con chi vuole mettere in campo una proposta seria sulla lotta alla corruzione», charisce la parlamentare pentastellata.

E’ UNA NUOVA TANGENTOPOLI - Che la situazione sia davvero compromessa e richieda una risposta urgente è fuori discussione. Lo stesso don Luigi Ciotti, durante la  Giornata della memoria delle vittime della mafia celebratasi sabato scorso a Bologna, ha spiegato che mafia e corruzione sono due volti della stessa medaglia, e ha denunciato la presenza di una «nuova trattativa» nelle nostre aule parlamentari, perché ancora ci sarebbe chi, una legge anticorruzione, proprio non la vuole. Francesca Businarolo è d’accordo con questa analisi. «Il governo sta prendendo tempo. Risponde con slide e conferenze stampa a un problema come quello della corruzione, e non lo risolve. Sì, è una nuova tangentopoli, e c’è la vicenda Mose a dimostrarlo: un sistema nel quale le aziende cercavano di ovviare al meccanismo burocratico dando dei soldi a magistrati, a finanzieri, e spendendo quasi un milione di euro all’anno per ‘agevolare le carte’». «Addirittura – aggiunge la Businarolo – ieri sentivo che Cantone è stato definito il ‘nuovo Di Pietro’. Io non so se il presidente dell’Anac accetti questo paragone; in ogni caso, io mi aspetto da lui una grande opera di monitoraggio, soprattutto in tema di grandi opere, perché sta lì il grosso dell’affare. Il caso Incalza ce lo dimostra, e noi oggi chiediamo che si dimettano anche i sottosegretari del Ministero dei Trasporti che sono indagati», conclude la deputata cinque stelle.

NON BASTA UNA «LEGGE», OCCORRE UN «SISTEMA» - Insomma, l’esigenza che più si sente, oltre ad approvare norme severe che disincentivino fenomeni di corruzione, è quella di creare un vero e proprio sistema che possa contrastare il malaffare. Un sistema a cui concorra una legge efficace, una vera e propria riforma della prescrizione, controlli stringenti, nomine più trasparenti e forse, come ha suggerito lo stesso Cantone, una norma ad hoc sugli appalti. Un sistema, a giudicare dagli ultimi fatti di cronaca, che siamo ancora molto lontani dal realizzare. Anche perché, secondo alcuni – don Ciotti e la stessa Businarolo sembrano pensarla così -, manca, di fatto, la volontà politica di perseguire l’obiettivo con serietà e efficacia.