Divina: «Forse il ministro Pinotti comincia a svegliarsi»
La Francia pensa oggi a rafforzare la propria legislatura in ambito di sicurezza dopo i drammatici fatti di Parigi dello scorso gennaio. È stata presentata una proposta di legge che chiederà al governo parigino il potere di obbligare le aziende tecnologiche e delle telecomunicazioni a trasmettere informazioni alle istituzioni su potenziali terroristi. E l'Italia?
ROMA - «Io non so in Italia cosa aspettiamo, se aspettiamo che succeda il botto prima di intervenire». Per il senatore della Lega nord, Sergio Divina, l'atteggiamento del governo italiano rispetto all'emergenza terrorismo è inaccettabile. La Francia pensa oggi a rafforzare la propria legislatura in ambito di sicurezza dopo i drammatici fatti di Parigi dello scorso gennaio. È stata presentata una proposta di legge che chiederà al governo parigino il potere di obbligare le aziende tecnologiche e delle telecomunicazioni a trasmettere informazioni alle istituzioni su potenziali terroristi.
PARIGI SICURA, L'ITALIA NO - «Forse la Francia oggi ha un margine di azione maggiore del nostro – commenta il senatore Divina in un'intervista al DiariodelWeb.it –, perché è stata toccata sul vivo due volte: nel 2005 ricordiamo Parigi messa a ferro e fuoco con le banlieu, e poco tempo fa un altro momento ha scosso la Francia. Il terrorismo è dietro le porte perciò bisogna stare attenti». Appena rientrato in Italia dalla riunione delle Commissioni del Consiglio d'Europa, tenutasi proprio nella capitale francese, il senatore riporta la testimonianza dei livelli di sicurezza messi in pratica sul territorio: «In ogni posto pubblico di Parigi non ci sono poliziotti, ma c'è l'esercito. Ci sono militari, armati, con le mitragliette. C'è un presidio del territorio ad un livello molto alto. Addirittura la Senna è pattugliata continuamente con militari in veste di pronto intervento. Io non so in Italia cosa aspettiamo, se aspettiamo che succeda il botto prima di intervenire», continua Divina.
LA LEGA LO AVEVA GIÀ DETTO - Quanto previsto e annunciato più volte dalla Lega nord in relazione agli spostamenti dei terroristi dai Paesi d'origine all'Europa viene ribadito anche da istituzioni internazionali. Queste testimoniano la concretezza del rischio che sui barconi che ogni giorno vedono sbarcare centinaia di migranti sulle nostre coste, si infiltrino terroristi. Le soluzioni sono state avanzate, ma le proposte sono rimaste sempre inascoltate. «Finché parlano uomini di partito, potremmo dire che si tratta di visioni parziali – spiega il senatore –, ma mi sembra che ha parlato il blocco navale a livello di Frontex e a livello di Segretariato generale della Nato: il rischio sbarco europeo di terroristi mischiati a clandestini non è stato avanzato solo dalla Lega nord. Facendo parte del Consiglio d'Europa e della delegazione italiana presso OSCE, l'OSCe già nel 2009 e nel 2010 aveva emanato due risoluzioni, per evitare il rischio di introduzione dei terroristi e le morti annunciate con le traversate della morte, di persone che arrivano e poi andrebbero rispedita nei Paesi d'origine, che prevedevano di organizzare dei campi sull'altra sponda del Mediterraneo. All'epoca si parlava di Libia e di Tunisia, oggi forse la Libia non sarebbe la più adatta, comunque i posti più vicini a dove nascono le emergenze umanitarie o comunque guerre civili» sarebbero dovuti essere istituiti dei campi in cui «le persone vengono assistite, non devono fare traversate in cui rischiano la vita, chi deve avere asilo politico o essere considerato rifugiato va direttamente nel Paese indirizzato senza fare tappe intermedie. Chi non ha titolo, invece, rimane lì e viene assistito fintantoché nel Paese d'origine non viene meno l'emergenza che l'ha portato a diventare profugo o comunque a scappare. Questo noi continuiamo a dirlo non da ieri, ma sono risoluzioni del 2009-2010. Oggi ci si sveglia un po' in ritardo, ancorché abbiamo un sistema di governo che tendenzialmente vuol rassicurare. Ma il problema è che non è a rassicurare si far star meglio le persone. Le persone vedono perfettamente e percepiscono perfettamente quale è il livello di rischio che tutta l'Europa, e noi in primis, stiamo attraversando. Per cui le parole di Gentiloni sono aria al vento».
LA PINOTTI SI SVEGLIA - Forse, secondo il senatore, qualcosa nel nostro Paese inizia a muoversi e le intenzioni della ministra della Difesa, Roberta Pinotti, sembrano convergere con quelle della Lega. «Mi pare che la Pinotti, ancorché in ritardo, venga sulle posizioni della Lega e, per esempio, dica che se non abbiamo la Comunità internazionale che ci assiste, ci svincoliamo dagli impegni che abbiamo preso – spiega il senatore –. Per esempio, dal momento che sul fronte Marò-India, hanno lasciato l'Italia sola a negoziare, quando invece le operazioni erano due, Ocean Shield sotto l'egida della Nato e Atalanta sotto l'egida dell'Unione europea, ma nessun paese della Nato né dell'Unione europea si è schierato con l'Italia per ottenere un minimo di giustizia e un processo di una corte internazionale e abbiamo ancora i Marò prigionieri in semilibertà in India. La Pinotti dice ora, come dice la Lega, che è pronta a dissociarsi e le operazioni antiterroristiche le facesse loro, dal momento che noi abbiamo dato ma non abbiamo ricevuto nulla in risposta».
L'ATIPICITÀ DEI GIUDICI ITALIANI - Un'operazione legislativa come quella proposta in Francia andrebbe a minare la privacy dei cittadini, che, se sospettati, potrebbero essere intercettati senza l'ordinanza del giudice. «Viene per aumentare i diritti, perché anche la sicurezza è un diritto, dall'altra parte, però, può venire meno l'altro diritto che è quello della privacy – risponde il senatore della Lega –. Però bisogna dare delle priorità. Ora quale è preferibile?». «Io ho letto provvedimenti della magistratura recenti, in cui addirittura dei pm individuavano dei sospetti terroristi ed emanavano provvedimenti cautelari, i magistrati li annullavano. In uno di questi provvedimenti di tribunale – vado un po' a memoria – si diceva che era poco credibile che un terrorista arrivi mescolato tra altri clandestini, rischiando addirittura la vita per arrivare in Italia, per cui poco credibile che questo sia un terrorista. Allora o il pubblico ministero è un giustizialista o i magistrati stanno tutelando delinquenti piuttosto che le persone perbene. Senza parlare delle derubricazini: allora i giudici di Milano individuano delle cellule terroristiche, dei personaggi che reclutavano in Italia quelli che poi vengono chiamati foreign fighters per mandarli in Afghanistan a compiere attentati contro i militari italiani, cosa fanno i giudici di Milano? Questi non sono terroristi ma resistenti, perché il loro Paese è occupato da forze militari esterne e pertanto giustificano il rilascio di tutte queste persone. Io credo che nessun Paese al mondo possa permettersi che l'anello non chiuda: la tua polizia arresta delle persone, il tuo sistema inquirente trova i capi di imputazione e la tua magistratura li rilascia vanificando tutto il lavoro fatto. Terroristi che avevano come fine ultimo gli attentati contro i militari del tuo Paese. Io penso che nessun Paese al mondo abbia dei giudici come i nostri», conclude il senatore leghista Divina.
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