Crosio: «Obama avrebbe già piazzato due portaerei davanti alla Libia»
Il personale dell'ambasciata italiana in Libia è rientrato in Italia sotto invito della Farnesina per motivi di sicurezza, e nella notte sono iniziati i bombardamenti egiziani sul territorio in risposta ai 21 cristiani copti decapitati dall'Isis. Si profila un intervento armato nella regione: ecco cosa ne pensa il Senatore Jonny Crosio, parlamentare della Lega Nord.
ROMA – Il personale dell'ambasciata italiana in Libia è rientrato in Italia sotto invito della Farnesina per motivi di sicurezza, e nella notte sono iniziati i bombardamenti egiziani sul territorio in risposta ai 21 cristiani copti decapitati dall'Isis. Si profila un intervento armato nella regione: ecco cosa ne pensa il Senatore Jonny Crosio, parlamentare della Lega Nord, che ha rilasciato un'intervista per DiariodelWeb.it
Dopo gli ultimi fatti in Libia (la fuga dei diplomatici italiani e i bombardamenti della scorsa notte da parte dell'Egitto in risposta all'assassinio dei 21 cristiani copti), sembra sempre più vicina l'ipoteso di un intervento internazionale sul campo, che vedrà protagonista anche l'Italia. Si tratterà di un'operazione diplomatica o militare?
«L'ambizione di comunicare per via diplomatica con i terroristi dell'Isis è difficilmente perseguibile, perché sono dei pazzi con cui non si può ragionare. E' chiaro che se si riuscisse ad ottenere per via diplomatica una tregua sarebbe meglio, ma la vedo dura. Credo che il governo stia tergiversando perché non sa bene cosa fare.»
Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha dichiarato che si sta preparando «una coalizione internazionale a guida italiana»: secondo Lei è verosimile che finalmente l'Italia ricopra il ruolo di primo piano che le spetterebbe – vista la sua posizione centrale nel Mediterraneo e la storia recente che la lega alla Libia - e non sia più il fanalino di coda come accaduto non molto tempo fa quando l'Italia aderì alla missione internazionale contro Gheddafi?
«In base a quanto è accaduto negli ultimi anni e alla considerazione che hanno avuto del nostro paese rispetto a tutti i problemi del Mediterraneo, se così fosse mi verrebbe una battutaccia: «Vai avanti che mi scappa da ridere...». Io credo che, contrariamente a quanto aveva promesso al momento del suo insediamento il primo ministro Renzi, la nostra autorevolezza internazionale – e soprattutto in ambito europeo – non sia mai stata così scarsa. Perciò io sono seriamente preoccupato. Il problema è che ad essere minacciate in questo momento sono proprio le coste italiane. Giusto ieri la nostra Guardia costiera ha avuto dei seri problemi.»
Secondo Lei, e naturalmente secondo la Lega Nord, sarà quindi inevitabile un intervento militare?
«La risposta va data considerando i due livelli della questione. Innanzitutto bisogna ricordare che sulle nostre coste si riversa una fiumana di disperati, povera gente, che «gioca alla lotteria» rischiando la vita per riuscire a passare il canale di Sicilia, nella speranza di trovare delle condizioni migliori per vivere: ma questa è una pia illusione. Questo è il primo problema che il nostro paese non ha saputo affrontare e gestire. Ma adesso c'é un altro problema: la Libia è stata conquistata da questi pazzi furiosi dell'Isis, che vorrebbero innalzare la loro bandiera sulla cupola di San Pietro. In questo momento dobbiamo tenere le antenne dritte, perché probabilmente dovremo difenderci.»
Secondo Lei dobbiamo temere quindi anche dagli sbarchi? Possono giungere in Italia terroristi islamici attraverso il canale dell'immigrazione clandestina di massa?
«Il servizio di polizia europea ha detto che su mille persone che sbarcano nel nostro paese, una è potenzialmente un terrorista jihadista. Se facciamo due conti, con le centinaia di migliaia di immigrati che sono arrivati in Italia, significa che di terroristi dovrebbero essercene qui già circa 50-60. A questo punto, si parla di un'equazione matematica molto semplice.»
E allora quale potrebbe essere la soluzione? Alcuni ritengono che bisognerebbe bloccare l'ingresso a tutti i migranti musulmani: secondo Lei sarebbe utile ed efficiente un'opzione di questo tipo?
«Qui stiamo parlando di due cose diverse: da un lato ci sono i terroristi dell'Isis, che ammazzano e trucidano persone, indipendentemente anche dalla loro religione; dall'altro ci sono i musulmani, a volte essi stessi vittime dell'Isis, come i cristiani o gli ebrei. Dobbiamo però bloccare questi flussi migratori, perché mettono a rischio la nostra sicurezza nazionale. Ho parlato, non più di mezz'ora fa, con un rappresentante della Guardia Costiera e loro sono molto preoccupati perché, pur realizzando operazioni di soccorso in frangenti difficili, non sono armati e non possono tenere armi a bordo. Proprio ieri alcuni di loro hanno rischiato la vita e si sono visti puntare contro dei kalashnikov. La situazione non va gestita così, come la gestiscono Gentiloni o la Pinotti. Forse non hanno capito bene cosa sta succedendo. Dato che prendiamo spesso ad esempio l'America: cos'accadrebbe negli Stati Uniti se le coste a rischio non fossero quelle italiane, ma quelle americane? Non dico gli Stati Uniti reaganiani – che avevano certamente un modus operandi più risoluto -, ma anche quelli di Barack Obama: avrebbero tergiversato come noi? No, io credo che invece, giustamente, avrebbero già mobilitato la guardia nazionale per difendere il loro territorio. Probabilmente avrebbero anche piazzato un paio di portaerei davanti la Libia, dicendo: «State buoni o mostriamo i muscoli».»
Cosa chiede al governo Renzi la Lega Nord per difendere il nostro paese dalla minaccia terroristica dell'Isis?
«Appurato che il nostro paese non era all'altezza di gestire questa situazione – e l'ha dimostrato con Mare Nostrum e Triton – e che le nostre esigenze non sono state ascoltate, ora si tratta di rendere consapevole l'Occidente – e in primis i nostri partner europei – che l'Europa ha un problema: non l'Italia da sola. Se ci lasciano da soli ancora una volta, sarebbe l'occasione giusta per mandare a quel paese l'Europa: un'Europa che non esiste, perché fondata esclusivamente sull'euro, su una moneta, su una banca. L'Europa deve rendersi conto di avere un problema importante da gestire, e serve un intervento immediato.»
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