19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Primo vertice italo-Vaticano dell'era Mattarella

Papa Francesco a Renzi: «Basta coi cerimoniali pomposi»

Il prossimo 17 febbraio si celebra l'anniversario dei Patti lateranensi, e sarà il primo vertice italo-Vaticano del nuovo Capo dello Stato, Sergio Mattarella. I rapporti tra il governo italiano e la Santa Sede sono solidi, ma il Papa ha già cambiato l'etichetta diplomatica: niente più cerimonie in aeroporto per le partenze del Papa.

ROMA - E' stato solo un dettaglio protocollare, passato inosservato, ma significativo: in partenza per lo Sri Lanka, il 12 gennaio scorso, così come al ritorno dalla Filippine, il successivo 19 gennaio, il Papa non è stato salutato in aeroporto, come ha sempre voluto l'etichetta diplomatica, da un rappresentante del Governo italiano, ministro, sottosegretario alla Presidenza del consiglio o, addirittura, dal premier. Nessuno sgarbo da parte dell'esecutivo italiano, ma anzi rispetto nei confronti di un auspicio di Francesco, discretamente inoltrato dal palazzo apostolico a palazzo Chigi, di non caricare le visite del pastore della Chiesa cattolica universale di cerimoniali propri di un'epoca, quella di un rapporto preferenziale tra Vaticano e repubblica italiana, che il Pontefice argentino sembra determinato a lasciarsi alle spalle. I rapporti tra le due sponde del Tevere, meno pomposi, sono tuttavia solidi e cordiali, come confermerà il tradizionale ricevimento all'ambasciata italiana presso la Santa Sede, martedì prossimo 17 febbraio, per celebrare l'anniversario dei Patti lateranensi caduto l'altroieri. L'11 febbraio è giorno festivo in Vaticano, sebbene caricato, da due anni, dalla ricorrenza di un evento ricordato ancora con i contorni del trauma nelle sacre stanze, la rinuncia al pontificato annunciata proprio quel giorno, nel 2013, da Benedetto XVI.

PRIMO VERTICE ITALO-VATICANO PER MATTARELLA - Sarà il primo vertice italo-vaticano al quale parteciperà il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, persona molto stimata in Vaticano non solo perché cattolico, erede di una storia, quella della Democrazia cristiana, considerata oltretevere tanto superata quanto preziosa, ma anche per la caratura personale del Capo dello Stato, il suo stile schivo, l'attenzione - in sintonia con le preoccupazioni di Papa Francesco - fin da subito espressa per le difficoltà affrontate da tanti italiani in questo frangente di crisi economica. Mattarella viene apprezzato anche per una sensibilità - lo ha sottolineato Bartolomeo Sorge, gesuita come Jorge Mario Bergoglio che Mattarella conobbe all'epoca della «primavera palermitana» - autonoma e svincolata - sono parole di un altro gesuita, il messinese Antonio Spadaro, direttore della Civiltà cattolica - da una concezione "muscolare" della fede di un'altra stagione ecclesiale e politica. Per il resto, la cerimonia ospitata dall'ambasciatore uscente presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco, diplomatico di lungo corso personalmente stimato dallo stesso Mattarella, dovrebbe svolgersi come si è sempre svolta: non c'è ancora una lista ufficiale, ma dapprima, a partire dalle 16, un incontro tra Matteo Renzi, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ed altri rappresentanti della compagine governativa, da una parte, e una delegazione ecclesiale guidata, per il Vaticano, dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, e, per la Conferenza episcopale italiana, dal cardinale presidente Angelo Bagnasco e dal segretario monsignor Nunzio Galantino. In seconda battuta, alle 17, i colloqui ristretti si allargheranno al presidente Mattarella, preceduto dai presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Piero Grasso e dal presidente della Corte costituzionale Alessandro Criscuolo. Infine, dopo le 18, il palazzo Borromeo aprirà le porte ad autorità civili e religiose, ambasciatori, esponenti della società civile.

COLLOQUI RISERVATI, MA SI PARLERÀ ANCHE DEL DECRETO SULLE BANCHE POPOLARI - I colloqui, come di consueto, saranno riservati. E' prevedibile, tuttavia, che non mancherà l'occasione per affrontare tanto le questioni che hanno creato qualche fibrillazione tra governo e gerarchie ecclesiastiche (il decreto sulle banche popolari, ad esempio, ha suscitato più di un'apprensione nella galassia cattolica, e la Cei si è fatta più volte portavoce della preoccupazione per una crisi economica lungi dall'essere superata), tanto le comuni preoccupazioni: sia in ambito italiano (la tragedia di questi giorni degli immigrati morti a largo di Lampedusa è, come noto, questione che sta a cuore tanto dal Papa quanto, ad esempio, all'arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, che, per la prima volta nella storia per questa diocesi, verrà creato cardinale da Jorge Mario Bergoglio al concistoro di sabato prossimo), quanto in ambito internazionale. Qui le due delegazioni (compare per la prima volta, accanto al cardinale Parolin, il nuovo "Ministro degli Esteri" vaticano, mons. Paul Richard Gallagher) potrebbero trattare questioni di primo piano come l'Ucraina e la recente tregua iglata a Minsk, il Medio Oriente e in particolare il focolaio della Siria, la questione del nuclerare iraniano (il Papa ha appena ricevuto la vicepresidente, la signora Shahindokht Molaverdi), nonché la instabile situazione della Libia. A inizio marzo l'ambasciatore Greco lascerà la guida della rappresentanza diplomatica italiana a Daniele Mancini, ex ambasciatore in India, che ha già ricevuto l'agreement vaticano e deve solo presentare le lettere credenziali al Papa.