4 maggio 2024
Aggiornato 16:30
Polemica sulla «salva-Berlusconi»

Fassina «avverte» Renzi: corsa Colle si complica

L'ex viceministro all'Economia della minoranza PD Stefano Fassina si schiera contro la depenalizzazione dell'evasione fiscale sotto il 3% del patrimonio.

ROMA - «Quella norma è agghiacciante. Non voglio credere che sia un elemento del patto del Nazareno, anche perché è evidente che un intervento di questo tipo non sarebbe passato inosservato. Credo invece che sia stato un errore grave». L'ex viceministro all'Economia della minoranza Pd Stefano Fassina si schiera contro la depenalizzazione dell'evasione fiscale sotto il 3% del patrimonio, convinto che dopo la vicenda della norma salva Berlusconi contenuta nel decreto di Natale del governo sia più complicata anche l'intesa sul nuovo capo dello Stato.

SONO COLPITO E PREOCCUPATO - «La disinvoltura con cui il premier ha portato avanti questa vicenda - ha detto Fassina a Repubblica - non crea il clima migliore in vista dell'elezione per il Quirinale. Credo che il nuovo Presidente vada scelto con la più ampia convergenza possibile, Forza Italia compresa. Dopodiché questa situazione complica il quadro». Personalmente, «sono colpito e preoccupato. Per il deficit di autonomia e la marginalità che il ministero dell'Economia ha dimostrato in questo passaggio, visto che si trattava di un tema di stretta competenza del ministro. E per la disinvoltura di Renzi. Perché prima ha forzato la mano sull'Economia, introducendo una norma che il ministro non condivideva. E poi, di fronte alla reazione della stampa e dell'opinione pubblica, ha fatto una retromarcia imbarazzante. Su un tema, fra l'altro, molto delicato come la depenalizzazione della frode fiscale».

MA PADOAN SAPEVA? - «L'attenzione mediatica adesso si è concentrata sul leader di Forza Italia ma non è quello - ha denunciato ancora Fassina - l'unico elemento preoccupante della norma. Se si depenalizza la frode fiscale in un Paese che ha il record mondiale di evasione, non va bene. Il governo dovrebbe rimuovere le condizioni che determinano l'evasione di sopravvivenza, colpendo allo stesso tempo i grandi evasori. Qui invece si fa l'opposto». D'altra parte, «non esiste che il ministro e il ministero si facciano infilare una norma del genere durante il Consiglio dei ministri. Non è un dettaglio, quindi ci sono due possibilità: il ministro era d'accordo, oppure non se n'è accorto. E non so se questa seconda ipotesi sia migliore. L'unico modo per cui si può inserire una norma del genere senza che se ne accorga il ministro è che il Dipartimento degli affari giuridici di Palazzo Chigi lo inserisca nel testo a consiglio dei ministri concluso».